Falk e Hirschman: una speranza ribelle
I versi dei due coniugi sul palco di “Ottobre in poesia”
SASSARI. «Nell'occhio del bambino, fin dove puoi vedere, c'è innocenza, più profonda del pensiero, più profonda della memoria che si rannicchia nel buio». Comincia così “Occhi di Gaza”, una poesia letta sul palco del Teatro Civico di Sassari da Agneta Falk, poetessa ed artista anglo svedese, tra gli ospiti della nona edizione del festival Ottobre in Poesia.
Nata a Stoccolma nel 1946 la Falk è conosciuta in particolare per le sue posizioni in difesa dei diritti umani, per la la sua lotta contro il traffico di persone, una battaglia che è anche tema di alcune sue produzioni. La sua è una poesia che fa direttamente i conti con la vita, con i margini del dolore e della sofferenza, col disperato destino delle vittime. Prosegue Occhi di Gaza: «ciglia per occhio, piagnucolio per esplosione, terra lacerata, oh Davide, oh Golia, oh profonda, profonda stupidità. Che cosa resta ora, se non macerie e sangue, e il nascere di altre guerre». Ma è anche una dichiarazione di ribelle speranza, di apertura concreta che cerca comunque spazi di risposta anche alla violenza più estrema. «Voglio dire, c'è tanto amore nel mondo, avvolto nel sudario della violenza – la guerra, la pioggia, la pioggia, la guerra». Poesia d'amore quindi, in qualche modo, in ogni modo, amore indignato che si fa poesia, confrontandosi senza mediazioni con la sua assenza. Chiude così Occhi di Gaza: «niente è più crudamente vero dell'occhio di un bambino. La guerra è follia. E voi con i vostri grossi stivali, con le armi a stelle e strisce fatte di vecchia paura incrostata, non lo sapete? State trasformando la stella di David in un boomerang per l'occhio dei vostri stessi bambini». Il suo è un colloquio diretto con il mondo, un richiamo alla coscienza e all'etica, alla responsabilità di fronte all'orrore: «continuo a pensare a lei e a tutti quelli che si muovono in cerca di un mondo migliore, come camminano su montagne, attraversano i mari su squallidi barconi, viaggiano sui tetti dei treni, in camion, a come restano senza ossigeno”».Agneta Falk ha letto i suoi testi di resistenza sabato scorso al Civico, nell'ultima serata sassarese di Ottobre in Poesia. Ha condiviso il palco del teatro con il marito Jack Hirschman, una delle più grandi voci contemporanee della poesia americana.
Domenica l'appuntamento con “The Arcanes & Heart Muscle. Poesia, per tutta la Vita”, è stato ripetuto a Cagliari, negli spazi de La BaraccaRossa, grazie ad un gemellaggio con il festival letterario Marina Cafe Noir. A Sassari Hirschman ha preso il palco e la parola subito dopo la moglie Agneta Falk, in continuità tematica con gli elementi del canto reciproco, fatto per entrambi di verità e immagini intense, di partecipazione politica ed estetica, di altruismo e comprensione. Diversi dei testi letti da Hirschman hanno toccato in maniera diretta il territorio plurale e singolare della morte.
Dal testo di apertura “Visioni”, dedicato al figlio David mancato in gioventù («Ne sono venuto fuori sapendo che avrei dovuto imparare la morte a memoria»), a “L'Arcano dei giorni dei morti” dedicato a Pier Paolo Pasolini: “E dunque eccolo, uno dei più grandi poeti italiani, che giace in questa tomba a Casarsa”.