L’aggressione: potrebbe averla strangolata
Il movente: la rapina. L’autopsia rivela segni sul collo della vittima, non è riuscita a difendersi
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MODENA. Tracce visibili sul collo. Probabile causa della morte: strangolamento. Orario del decesso: l’una di domenica notte. È tutto ciò che è stato possibile leggere dal volto sfigurato di Arietta, la prostituta uccisa e gettata dopo la morte sotto un treno. Un urto che a sua volta ha provocato una gravissima lesione non solo facciale ma anche fratture alla testa e l’amputazione della gamba. Tra l’omicidio e l’incidente ferroviario è passato tempo ma stabilire quanto non sarà facile. E infine pare accertato che la giovane prostituta non abbia fatto in tempo a reagire e a difendersi dal suo aggressore.
È quanto è emerso nel corso della lunga autopsia condotta all’istituto di medicina legale a Modena. La verifica sul corpo è stata particolarmente complessa per i medici consulenti incaricati dal pm Katia Marino: l’abrasione facciale era profonda e questo “scavo” nel corpo ha comportato una lettura molto complessa delle lesioni più evidenti. Ma i segni sul collo sono rimasti e ben visibili: striature da pressione digitale. Arietta pare non sia riuscita a reagire all’aggressione, scattata per rapinarla. L’assalto dell’assassino è stato probabilmente improvviso, una specie di raptus. Ma a questo aspetto ne va aggiunto un altro più importante: la prostituta era una donna piccola e minuta, poco muscolosa. Una donna incapace di difendersi di fronte un maschio muscoloso e aggressivo. Per questo sul suo corpo non ci sono tracce difensive. Non c’è sangue dell’aggressore. Non c’è nulla di visibile che indichi chi l’ha strangolata.
L’unica possibilità di arrivare a un elemento nuovo e forse a una svolta potrebbe invece arrivare da un’analisi di eventuali tracce biologiche lasciate dall’assassino, anche per sola pressione del suo corpo sui pochi abiti che la ragazza indossava al momento della morte: un giubbotto, pantacollant e poco altro.
Tutti indumenti che ora la Polizia Scientifica sta analizzando appunto in cerca di tracce per estrarne il Dna dell’assassino. (c.g.)
È quanto è emerso nel corso della lunga autopsia condotta all’istituto di medicina legale a Modena. La verifica sul corpo è stata particolarmente complessa per i medici consulenti incaricati dal pm Katia Marino: l’abrasione facciale era profonda e questo “scavo” nel corpo ha comportato una lettura molto complessa delle lesioni più evidenti. Ma i segni sul collo sono rimasti e ben visibili: striature da pressione digitale. Arietta pare non sia riuscita a reagire all’aggressione, scattata per rapinarla. L’assalto dell’assassino è stato probabilmente improvviso, una specie di raptus. Ma a questo aspetto ne va aggiunto un altro più importante: la prostituta era una donna piccola e minuta, poco muscolosa. Una donna incapace di difendersi di fronte un maschio muscoloso e aggressivo. Per questo sul suo corpo non ci sono tracce difensive. Non c’è sangue dell’aggressore. Non c’è nulla di visibile che indichi chi l’ha strangolata.
L’unica possibilità di arrivare a un elemento nuovo e forse a una svolta potrebbe invece arrivare da un’analisi di eventuali tracce biologiche lasciate dall’assassino, anche per sola pressione del suo corpo sui pochi abiti che la ragazza indossava al momento della morte: un giubbotto, pantacollant e poco altro.
Tutti indumenti che ora la Polizia Scientifica sta analizzando appunto in cerca di tracce per estrarne il Dna dell’assassino. (c.g.)