Covid in Sardegna: matrimoni e movida tra restrizioni e divieti
Alessandro Pirina
Massimo 30 persone invitate alle nozze: quasi tutti rinviano al 2021. La chiusura a mezzanotte salva ristoranti e pizzerie ma penalizza i bar
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SASSARI. Il limite di 30 persone per i matrimoni non ha confini, è valido in tutta Italia, ma in Sardegna, terra di banchetti con un numero di invitati mai inferiore a tre cifre, fa ancora più male. Certo, ottobre e novembre non sono i classici mesi per sposarsi, ma chissà quanti aspiranti coniugi che avevano dovuto annullare le nozze in primavera a causa del lockdown avevano fissato la nuova data entro la fine dell’anno, anche perché incentivati dai 4mila euro a coppia messi a disposizione dalla Regione. Ma con la condizione che il matrimonio o l’unione civile debba svolgersi entro il 21 dicembre. Un aiuto a termine, insomma. Ma che ora rischia di perdere forza di fronte al divieto contenuto nel nuovo Dpcm di organizzare feste di nozze con più di 30 persone. Davvero poche per le usanze e la tradizioni isolane (e in generale del Sud Italia). E a questo punto probabile che si opti per un rinvio al 2021, con l’auspicio che a quel punto del Covid si possa iniziarne a parlare al passato. «Il divieto del Dpcm credo non influirà più di tanto perché quasi tutti hanno deciso di rimandare le nozze al prossimo anno – racconta Sceila Azzena, wedding planner di Olbia –. Nel 2020 io avrei dovuto organizzare 12 matrimoni, ma alla fine ne ho fatto solo un paio. L’ultimo un paio di settimane fa con una quarantina di ospiti. Bello, ma senza l’atmosfera del matrimonio classico. Il matrimonio è fatto di emozioni, di abbracci, paradossalmente di sudore, perché si balla, ci si diverte. Ecco perché la maggior parte degli aspiranti sposi ha spostato la cerimonia di un anno». Tra loro anche una coppia di australiani. «Sarà una cosa bellissima, con tanti invitati che rimarranno una settimana in Sardegna». La wedding planner, insomma, è già proiettata sul 2021, anche se l’anno in corso è stato durissimo. «Dal punto di vista economico ho fatto il 70 per cento in meno. Non solo matrimoni. Noi ci occupiamo di eventi sugli yacht: quasi tutti quest’anno hanno evitato grandi feste».
Dunque, l’industria dei matrimoni - ristoranti, fiorai, wedding planner, negozi di abbigliamento, fotografi, agenzie di viaggi - vedrà poche entrate nei prossimi mesi. Ma c’è anche un’altra industria, quella della movida, che nelle prossime settimane dovrà fare i conti con un calo del fatturato. Le discoteche e le sale da ballo sono chiuse già da mesi, da quando nella pazza settimana di Ferragosto si sono trasformate in focolai incontrollabili. Ma ora il governo Conte ha voluto prevedere una stretta sugli orari di apertura di ristoranti, pizzerie, bar e locali in genere. Da oggi le serrande dovranno abbassarsi obbligatoriamente entro la mezzanotte, ma solo se c’è servizio al tavolo. Altrimenti lo stop scatta alle 21. Una misura che va a colpire soprattutto i bar e i locali che fanno intrattenimento, che hanno orari - in Sardegna molto più che nel Nord Italia - che vanno ben oltre quelli fissati dal Dpcm. «Poter tenere aperto fino a mezzanotte è già un traguardo – fanno sapere dal St. Joseph di Sassari –. Chi fa ristorazione bene o male si salva, noi chiudevamo alla una, ora lo faremo un’ora prima. Chi è penalizzato da questa misura sono sicuramente i bar. Noi ci adegueremo. Sarà un po’ complicato spiegare alla gente che a una certa ora dovrà lasciare il locale, ma come lo è stato in questi mesi per spiegare che bisogna indossare le mascherine». Il locale di via Asproni continuerà anche con il servizio d’asporto. «È stata un’invenzione per non morire durante il lockdown. Allora abbiamo deciso di fare asporto per sopravvivere, abbiamo avuto un’ottima risposta e ora stiamo continuando perché ci dà soddisfazioni, perché ci ha permesso di sopperire ai tanti posti a sedere persi a causa del distanziamento. E ora anche alla chiusura un’ora prima del previsto». Le misure del Dpcm saranno in vigore fino al 13 novembre e dunque avranno inevitabili ripercussioni sui fatturati di Halloween, festa che ormai anche l’Italia ha fatto sua. I timori maggiori sono ora per il periodo natalizio, il più atteso nel mondo della ristorazione e dell’intrattenimento notturno.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Dunque, l’industria dei matrimoni - ristoranti, fiorai, wedding planner, negozi di abbigliamento, fotografi, agenzie di viaggi - vedrà poche entrate nei prossimi mesi. Ma c’è anche un’altra industria, quella della movida, che nelle prossime settimane dovrà fare i conti con un calo del fatturato. Le discoteche e le sale da ballo sono chiuse già da mesi, da quando nella pazza settimana di Ferragosto si sono trasformate in focolai incontrollabili. Ma ora il governo Conte ha voluto prevedere una stretta sugli orari di apertura di ristoranti, pizzerie, bar e locali in genere. Da oggi le serrande dovranno abbassarsi obbligatoriamente entro la mezzanotte, ma solo se c’è servizio al tavolo. Altrimenti lo stop scatta alle 21. Una misura che va a colpire soprattutto i bar e i locali che fanno intrattenimento, che hanno orari - in Sardegna molto più che nel Nord Italia - che vanno ben oltre quelli fissati dal Dpcm. «Poter tenere aperto fino a mezzanotte è già un traguardo – fanno sapere dal St. Joseph di Sassari –. Chi fa ristorazione bene o male si salva, noi chiudevamo alla una, ora lo faremo un’ora prima. Chi è penalizzato da questa misura sono sicuramente i bar. Noi ci adegueremo. Sarà un po’ complicato spiegare alla gente che a una certa ora dovrà lasciare il locale, ma come lo è stato in questi mesi per spiegare che bisogna indossare le mascherine». Il locale di via Asproni continuerà anche con il servizio d’asporto. «È stata un’invenzione per non morire durante il lockdown. Allora abbiamo deciso di fare asporto per sopravvivere, abbiamo avuto un’ottima risposta e ora stiamo continuando perché ci dà soddisfazioni, perché ci ha permesso di sopperire ai tanti posti a sedere persi a causa del distanziamento. E ora anche alla chiusura un’ora prima del previsto». Le misure del Dpcm saranno in vigore fino al 13 novembre e dunque avranno inevitabili ripercussioni sui fatturati di Halloween, festa che ormai anche l’Italia ha fatto sua. I timori maggiori sono ora per il periodo natalizio, il più atteso nel mondo della ristorazione e dell’intrattenimento notturno.
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