La Nuova Sardegna

Buddusò nel futuro, gli scarti del granito diventano risorse

di Antonello Palmas
Buddusò nel futuro, gli scarti del granito diventano risorse

Il progetto dell’ateneo di Ferrara coinvolge enti e imprese. Tra gli obiettivi anche il recupero delle aree di estrazione 

06 novembre 2021
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BUDDUSÓ. Quella del settore lapideo è un’industria cruciale per diverse aree dell’isola, ma i benefici economici pagano purtroppo un prezzo altissimo sotto il profilo ambientale e paesaggistico, e quindi anche sociale, con vere e proprie devastazioni nelle aree delle cave che sinora sembravano irrimediabili a causa della presenza di rifiuti e del cambiamento dell’aspetto dei luoghi: è ciò che succede ad esempio con quelle di granito di Buddusò. Ma proprio qui è partito un progetto innovativo, Life Regs II (acronimo di Recycling of granite scraps, riciclo degli scarti di granito) che punta a rendere questa attività più sostenibile. È finanziato dalla Comunità europea e guidato dalla docente Carmela Vaccaro del dipartimento di scienze dell’ambiente e della prevenzione dell’università di Ferrara; si inserisce nei percorsi promossi dall’Ue per il Green Deal nell’ottica di un approvvigionamento più sicuro e sostenibile di minerali industriali e materie prime critiche.

«L’obiettivo è realizzare una tecnologia innovativa con cui, a partire da sfridi di granito, cioè dagli scarti residui dell’attività estrattiva, si possano produrre minerali fondenti per l’industria ceramica – spiega la Vaccaro – I risultati attesi sono importanti: la rimozione di 47.000 tonnellate di scarti e la rinaturalizzazione di 10 ettari di paesaggio, 200 tonnellate di CO2 non emesse evitando il trasporto dalla Turchia di 50.900 tonnellate di feldspato». Il processo non prevede consumo di acqua ed è alimentato da energia rinnovabile.

Federico Spizzo ed Elena Marocchino del dipartimento di fisica e scienze della Terra dell’università estense spiegano che «le competenze che portiamo in dote sono orientate a rendere vantaggioso e sostenibile per l'industria il recupero degli scarti di graniti: ad esempio i feldspati alcalini (ingredienti degli impasti ceramici), il quarzo (utilizzato per i pannelli solari) e altri elementi utili contenuti nei minerali accessori che possono acquisire valore a fini estrattivi». Il progetto va oltre prevedendo anche il recupero del suolo occupato dalle discariche, la riprogettazione del paesaggio e la rinaturalizzazione delle aree recuperate, per destinarle alla valorizzazione del parco archeologico situato in prossimità del polo estrattivo, caratterizzato da siti nuragici e prenuragici.

La docente Vaccaro spiega che per la riuscita è «cruciale la creazione di collaborazioni proficue e durature tra scienza, imprese e autorità pubbliche, che possano promuovere l’esportabilità del modello in altri siti italiani ed europei, con l’obiettivo ultimo di creare e valorizzare nuove opportunità per preservare le risorse per le future generazioni». Ecco che Life Regs II è coordinato dal partner industriale, la piemontese Igm (Internazionale Graniti Masera) e coinvolge la ditta locale Soro Giorgino Angelo&C che si dedica all’estrazione di rocce ornamentali di granito. Per la ricerca partecipa oltre a Unife anche l’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr; e ci sono anche il Comune di Buddusò e l’assessorato all’industria della Regione Sardegna.

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