La Nuova Sardegna

Centrali a carbone chiuse nell'isola in pochi anni

Giuseppe Centore
La centrale di Fiume Santo
La centrale di Fiume Santo

Entro 24 mesi la Sardegna potrebbe avere nuovi sistemi di accumulo d'energia pari a quella dalle strutture che verranno dismesse

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CAGLIARI. Tra due anni l’isola potrebbe dire addio al carbone, persino in anticipo sui tempi indicati dal governo. Una ipotesi di scuola, o uno studio di esperti del settore? No. Lo scenario che si avvicina a grandi passi sarà regolato da un contratto che verrà firmato nelle prossime settimane. Un contratto che prevede un dettagliatissimo progetto, un sistema di pagamenti dal sistema tariffario al privato e severe penali in caso di non rispetto dei tempi.

Insomma, in attesa del metano, o forse contro di esso, tra ventiquattro mesi in Sardegna saranno attivi nuovi (e innovativi) sistemi di accumulo di energia pari alla capacità prodotta da una delle due centrali a carbone oggi accese, e funzionanti a manetta in questi mesi, nell’isola. È l’esito dell’asta di Terna per il “mercato delle capacità”: l’isola avrà due parchi di rinnovabili e batterie, uno da 247 megawatt a nord, l’altro da 253 a sud

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