La Nuova Sardegna

Le dichiarazioni spontanee

Becciu voleva rifondere alla Santa Sede i soldi inviati alla Marogna

Becciu voleva rifondere alla Santa Sede i soldi inviati alla Marogna

«Servivano per l’operazione di cui io e il Papa sapevamo finalità»

4 MINUTI DI LETTURA





Città del Vaticano «Quando il comandante della Gendarmeria Gianluca Gauzzi Broccoletti e il commissario Stefano de Santis mi dissero che i soldi utilizzati dalla signora Marogna non erano stati utilizzati per finalità proprie ho detto: 'Sono pronto a dare quello che ho io e rifondere la Segreteria di Stato, perché se i soldi sono stati utilizzati male è colpa mia'. Mi bloccò il comandante: 'lei non ha colpa, lei è stato truffato'. Io i soldi li ho procurati, sono stati dati alla signora perché incaricata di mandare avanti un'operazione di cui erano a conoscenza il Santo Padre e il sottoscritto».

Lo ha dichiarato oggi in aula il cardinale Angelo Becciu. La dichiarazione spontanea del cardinale nella 28/a udienza del processo in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, faceva riferimento a quanto spiegato in aula dal secondo dei testimoni dell'accusa, il commissario De Santis, che ha parlato di un incontro avuto insieme al comandante Gauzzi con Becciu il 3 ottobre 2020 nella sua abitazione, pochi giorni dopo la drammatica udienza in cui il Papa lo aveva privato dei diritti del cardinalato e della carica di prefetto per le Cause dei santi. «Gli facemmo capire che Cecilia Marogna ha ricevuto così tanti soldi in cui lui era l'ordinante dei bonifici tramite mons. Perlasca e che di questo il nuovo sostituto, mons. Pena Parra, nulla sapeva», ha ricordato De Santis.

«Stia attento cardinale Becciu - gli dicemmo - perché questa cittadina sta utilizzando i soldi diversamente da quelli previsti nella causale dei bonifici», che erano per presunte “missioni umanitarie”. Il commissario ha riferito che, a proposito dei contributi versati alla Cooperativa Spes di Ozieri, guidata dal fratello Antonino, Becciu «non comprendeva il linguaggio dei magistrati, non pensando di aver fatto alcun male».

«E ci chiese di tutelare Cecilia Marogna, di non fare niente, perché, disse, 'si procurerebbe un grave danno a me e ai miei familiari. Ci chiese quanti soldi avesse speso la signora Marogna e disse che avrebbe dato ordine, tramite il proprio conto personale allo Ior, di rifondere quel denaro alla Segreteria di Stato».

«Quell'incontro non fu richiesto da me - ha poi detto il cardinale Becciu nella sua dichiarazione spontanea -. Quel giorno esasperato dal titolo del Corriere della Sera 'Becciu ha inviato in Australia 700 mila euro per finanziare i testimoni contro il cardinale Pell' telefonai al comandante per esprimergli tutta la mia amarezza e chiedergli come mai vengono pubblicate cose false». «Vennero, e la prima cosa che mi dissero fu: 'Questo incontro deve rimanere segreto, non lo deve dire a nessuno, perché sentiamo di venire meno al nostro dovere professionale'. Per cui sono sorpreso che se ne parli ora - ha sottolineato -. Vero, mi sono messo le mani ai capelli quando mi parlarono della signora Marogna. Le misi perché c'era il rischio questa notizia venisse pubblicata perché era una operazione di cui eravamo al corrente solo il Santo Padre ed io (la liberazione della suora sudamericana rapita in Mali, ndr). Non era per i miei familiari. Mi stavo preoccupando per tutto quello che dicevano sui miei familiari per soldi dati alla Spes, soldi per cui si dice che avevo fatto del peculato, come ho già dichiarato che non sussistono queste accuse».

Tra i racconti fatti da De Santis in aula, quello che «quando mons. Perlasca riferì al cardinale Becciu l'interessamento dei magistrati vaticani alle dazioni in denaro alla Marogna lui esclamò 'Che porci!’». Ricostruite anche tutte le spese in abbigliamento, cosmetici, mobili, affitto della casa a Cagliari, supermercato e profumeria, scuola della figlia e altre voci fatte dalla Marogna per un totale di 436 mila euro in 20 mesi (dai 575 mila ricevuti dalla Segreteria di Stato vaticana tramite la sua società slovena Logsic). Mostrato quindi come l'ex manager sarda e sedicente esperta di mediazioni internazionali postasse su Facebook foto delle sue visite in Vaticano e all'abitazione di Becciu con commenti come "Sentirsi a casa. Il mio paradiso". Oppure di soggiorni a Ibiza, a Bormio alle Terme di San pellegrino, pranzi in Sardegna e aperitivi a Milano in giorni in cui sono risultate le relative spese dai conti beneficiati dai contributi vaticani. Per quanto riguarda infine i 125 mila euro fatti inviare in due tranche da Becciu alla Spes (sul cui conto sono confluiti anche 600 mila euro della Cei, pure caldeggiati dal cardinale), a parte che il contributo era molto maggiore degli altri disposti dalla Segreteria di Stato, il fatto che il conto non fosse uno degli undici "ufficiali" della diocesi di Ozieri o della Caritas, ma un conto "promiscuo" che, ha detto ancora de Santis, "nulla aveva a che fare con la diocesi". (di Fausto Gasparroni / ANSA)

Primo piano
Oltre il dramma

È di Gabriele Tola il primo cuore trapiantato nel 2025 in Italia

Le nostre iniziative