La Nuova Sardegna

San Vero Milis

Il direttore scolastico regionale: «La maestra non è stata sospesa solo per un’Ave Maria»

Il direttore scolastico regionale: «La maestra non è stata sospesa solo per un’Ave Maria»

L’Ufficio competente rompe il silenzio sul caso di San Vero Milis: «Seguito un iter garantista dall’organo collegiale competente»

09 aprile 2023
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Cagliari Sulla vicenda della maestra sospesa a San Vero Milis è intervenuto ieri il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, Francesco Feliziani che inserisce elementi preziosi a una narrazione dove sinora è emersa solo la verità della maestra e non le motivazioni ufficiali della sospensione. «Non si è trattato di un provvedimento dettato da “furia iconoclasta” come l’ha definito il presidente Solinas - sottolinea all’Adnkronos - ma di un iter garantista seguito dall’organo collegiale di competenza».

C’è dell’altro, come del resto era facile intuire: segnalazioni da parte di altri docenti e genitori sulle pratiche religiose fatte fare ai bambini durante le lezioni. «Non è stata un'Ave Maria in classe», taglia corto Feliziani.

Il procedimento era un atto dovuto: «Il dirigente scolastico - spiega il direttore generale dell’Usr - trasmette le presunte violazioni all’Ufficio scolastico provinciale. In base alla cosiddetta Legge Brunetta del 2009, chi non esercita un’azione disciplinare che ha l’obbligo di portare avanti, diventa passibile a sua volta di azione disciplinare. Alla fine del procedimento l’Ufficio provvedimenti disciplinari verifica se ci siano state violazioni e le inquadra nel regolamento con le relative pene. È un procedimento garantista».

A far uscire dalla riservatezza l’Ufficio scolastico è stato l’attacco del presidente Solinas: «Sicuramente in buona fede, ma probabilmente d’impulso, il presidente Solinas ha criticato l’Usr, che però ha operato seguendo la procedura in maniera corretta e di ciò è stata data piena contezza al ministero. Competente sulla valutazione circa la sanzione irrogata non sono io, né il presidente della Regione o la stampa: può farlo, eventualmente, il giudice del lavoro».

«Rispetto le posizioni di tutti e capisco, per come sia stata data la notizia all'origine, che essa possa essere stata fraintesa in buona fede da di chi l'ha letta in un certo modo - ha chiarito -. Ma ci tengo a ribadire che l’azione dell'ufficio è improntata a canoni di correttezza amministrativa, senza nessuna finalità ideologica come quelle che ci hanno imputato».

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