Antonio Caprarica: «Troppe notizie false»
L’ex inviato di guerra e storico corrispondente Rai da Londra, Parigi e Mosca: «Ai giovani aspiranti giornalisti dico: siate onesti, indipendenti e competenti»
Castelsardo Per anni è stato il volto dei telegiornali Rai all’estero. Prima come inviato di guerra nelle zone calde del pianeta, dal Medio Oriente all’Afghanistan, poi come corrispondente dalle grandi capitali, Mosca, Parigi e soprattutto Londra. Antonio Caprarica è il vincitore della edizione del premio giornalistico Città di Castelsardo, negli anni andato a Biagi, Montanelli e Scalfari, solo per citare alcuni nomi.
Caprarica, cosa rappresenta per lei questo premio?
«Ne sono veramente orgoglioso, anche alla luce di questo palmarès. Ci sono tutti i più bei nomi del giornalismo, la storia di questo mestiere. E poi c’è un legame affettivo con la Sardegna. La mia prima volta qui risale alla bellezza di cinquant’anni fa. La Gallura fu il mio primo viaggio nell’isola. Non solo la Costa Smeralda, andai a Santa Teresa e poi da lì mi spostai verso ovest. Scoprii questo paese arroccato che era Trinità d’Agultu, e poi Castelsardo, Stintino, dove a nuoto feci la traversata fino all’Isola Piana. Memorie di una remota giovinezza».
Qual è lo stato di salute del giornalismo?
«Ci vorrebbe un convegno per rispondere a questa domanda. Io detesto dare consigli ai giovani ma l’unico principio che mi sento di dare per chi vuole tentare di fare questo mestiere è di lavorare in modo onesto, indipendente e competente. Queste devono essere le tre basi, i tre ancoraggi morali. La differenza tra chi ha iniziato cinquant’anni fa e chi muove i primi passi oggi è che noi dovevamo andare a caccia di notizie, attraverso il giro delle questure e degli ospedali, adesso il problema è guardarsi dalle notizie. Spesso sono falsi, messi per superficialità, come nel caso della pandemia, altre per interessi precisi, è il caso di Trump o della Brexit. Questa è la prova più difficile. Senza giornalismo indipendente non c’è democrazia».
Il suo nome è legato soprattutto a tre città: Mosca, Parigi e ovviamente Londra.
«Sono stato molto fortunato nel poter fare questo mestiere bellissimo. Mosca non è solo una città. è un universo, uno stato d’animo. Londra è nel nostro immaginario quotidiano: un mondo senza Londra sarebbe inimmaginabile. Per me è casa, un pezzo di cuore. Ho avuto la fortuna di conoscere la Regina, di cui ho una forte nostalgia. Londra è sintomo di rispetto e libertà. Parigi è lo charme, il romanticismo, l’amore. Ho ricordi diversi di queste città: mi manca la baguette di Parigi, la Regina di Londra, la malinconia di Mosca».
Ora è atteso dall’aventura di Ballando con le stelle.
«Dopo tante sfide di coraggio come inviato di guerra o sfide culturali questa sarà la mia prima sfida fisica. Sono nell’ottava decade della mia vita e ho pensato di dedicarmi al mio corpo che ho sempre trascurato. Ho pensato: o adesso o mai più».