Lavoro, energia e innovazione: l’isola cerca la strada verso lo sviluppo
I nodi da affrontare: le proposte dei candidati
Sassari È il tema dei temi, perché senza lavoro non è pensabile fare alcun tipo di ragionamento. Senza lavoro non c’è crescita, non c’è prospettiva, non può esserci futuro. La Sardegna da molti anni vive nel limbo, in cerca di una strada chiara sulla quale tracciare il proprio sviluppo. È una ricerca di identità, in una regione che vanta un altissimo potenziale ma ancora non è stata capace di sfruttarlo in maniera netta declinandolo sotto forma di attività che consentano di garantire occupazione duratura. Soprattutto ai giovani, perché sono loro l’anello più debole all’interno della catena produttiva. La percentuale di disoccupati nella fascia d’età compresa tra i 16 e i 29 anni è quasi da record nazionale: supera infatti il 20%. Ed è più alta ancora la percentuale di Neet, cioé di giovani che non studiano, non lavorano e non cercano un’occupazione.
Ragazzi arresi, incapaci – da soli – di dare una svolta alla propria vita. Tanti scappano, vanno nella Penisola e all’estero: è questo l’altro dato allarmante in una Regione che vede dileguarsi quella che dovrebbe essere la classe dirigente del futuro. Sul lavoro c’è tantissimo da fare e di questo sono consapevoli i quattro aspiranti governatori in corsa il 25 febbraio: ognuno con la sua strategia, ma consapevoli che si tratta di un punto di partenza prioritario nelle rispettive agende. Anche perché lo stop al reddito di cittadinanza – misura che nell’isola riguardava 52 mila nuclei familiari – avrà ulteriori ricadute su un tessuto già fragile. Ma il discorso del lavoro non può prescindere da altri due temi cruciali per la Sardegna, cioé l’energia e l’innovazione. Sul primo punto, l’isola è indietro anni luce rispetto al resto d’Italia: unica regione senza una rete del metano, le due centrali elettriche in servizio alimentate a carbone.
La transizione energetica chiesta dall’Europa va a impattare in maniera decisa su un territorio sinora lasciato ai margini dello sviluppo e i cui abitanti sono doppiamente beffati perché pagano una delle bollette più alte d’Italia. Che fare allora? Il piano del governo appena approvato punta a trasformare la Sardegna in un hub dell’energia, tra dorsale del gas metano – ancora da definire – e un forte incremento della quota di fonti rinnovabili, con impianti a terra su tutto il territorio regionale e in mare al largo delle coste. La polemica, tra chi denuncia l’assenza di regole e paletti e chi invece considera non più rinviabile un cambio di passo radicale sull’argomento, è vivacissima e investe in pieno queste settimane di campagna elettorale. Nella quale un’altra parola che si ripete spesso è innovazione, spinta verso il digitale, apertura senza timore verso un mondo che ci riguarda tutti. Investire nell’innovazione e nella formazione delle competenze è anche l’unica possibilità per conquistare fette di mercato e per offrire quelle professionalità che lo stesso mercato richiede a gran voce. E contemporaneamente garantire, attraverso l’utilizzo della tecnologia, un migliore servizio pubblico, carente in vari ambiti.