La Nuova Sardegna

Intervista

L'ex sindaco Giovanni Satta: «Orgoglioso di avere detto sì alle 69 pale tra Buddusò e Alà»

di Serena Lullia
L'ex sindaco Giovanni Satta: «Orgoglioso di avere detto sì alle 69 pale tra Buddusò e Alà»

Nel 2000 accettò la proposta di un impianto eolico. «L’impatto è ridotto e porta benefici economici. Ma dico no all’assalto dell’isola»

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Buddusò Da 13 anni le 69 pale eoliche tra Buddusò e Alà dei Sardi fanno il solletico al cielo a 120 metri di altezza, respirano vento e lo trasformano in energia elettrica. La caccia all’oro verde in Sardegna non è una novità degli ultimi anni. Quando il 31 dicembre 1999 l’Enel perde il monopolio dell’energia, tante aziende si lanciano all’assalto dell’isola. Come racconta l’allora sindaco di Buddusò, Giovanni Satta. «Allora si presentarono negli uffici comunali tanti avventurieri che proponevano di realizzare parchi eolici dappertutto – racconta l’ex primo cittadino ed ex consigliere regionale –. Un po’ come succede oggi. Allora non c’era una regolamentazione su come e dove farli. Era solo frutto della liberalizzazione dell’energia elettrica».

Tre aree Sul tavolo del primo cittadino arrivano diverse proposte. Satta sceglie quella della società Geopower, del gruppo Renantis. Dopo aver mappato il territorio in base ai venti, il gruppo individua tre aree potenzialmente adatte a issare le pale eoliche. «Due le scartai subito per la presenza di sugherete e di beni archeologici da tutelare – spiega Satta –. Quella attuale, a 900 metri sul livello del mare era brulla, spopolata, con poca macchia mediterranea. Un’area molto vasta che si estende per 4-5mila mila ettari tra Buddusò e Alà dei Sardi e su cui le pale sono distribuite in modo da non essere troppo impattanti visivamente. Non in fila ma in ordine sparso, in questo modo hanno un impatto sul paesaggio ben differente, sembrano pali della luce». Nel 2004 arrivano tutte le autorizzazioni ma l’allora governatore della Regione, Renato Soru approva il Piano paesaggistico regionale, che di fatto blocca tutti i parchi eolici in realizzazione e quelli già autorizzati. La Geopower presenta ricorso al Tar e lo vince. Nel 2011 il vento mette in moto le turbine di Buddusò e Alà dei Sardi. Uno degli impianti più grandi d’Italia e d’Europa.

Motivo di orgoglio Per l’ex sindaco Satta nessun senso di colpa per quella scelta. «Anzi ne sono orgoglioso – commenta –. Perché ha portato e porta benefici ai territori e produce energia pulita. Certo non si può pensare di creare un parco eolico in ogni comune».

La controproposta E lancia la controproposta. «Se l’intento è davvero raddoppiare la produzione di energia pulita in Sardegna, invece di creare nuovi impianti, la soluzione potrebbe essere potenziare quelli esistenti con la sostituzione di turbine più grandi». Satta ricorda di non aver detto sì al parco eolico a Buddusò a cuor leggero. «Andai in Germania per vederne diversi dal vivo e capire l’impatto che potevano avere, se creavano problemi di rumore o alla circolazione del bestiame. E capii che se fatti bene potevano diventare una risorsa».

Vento come oro Satta illustra anche i benefici economici delle 69 turbine che compongono l’impianto, con potenza nominale di 160 megawatt. «Buddusò e Alà introitano ogni anno un milione e 600mila euro e ogni tot di anni la società che gestisce le pale dà soldi al comune per realizzare una opera pubblica – sottolinea l’ex sindaco –. L’impianto porta anche un po’ di occupazione: 25 persone in totale tra operai diretti e indiretti, tutti sotto i 40 anni, che garantiscono la manutenzione delle strade, delle aree intorno alle pale oltre agli interventi strettamente elettrici. I più grandi oppositori di allora, cioè i cacciatori, oggi ringraziano per quella scelta perché possono fruire di quei terreni grazie a strade di accesso ben manutenute».

No all’assalto Ma nessuno pensi che Satta voglia vedere la Sardegna foderata di pale. «Da un lato è bene pensare di realizzare opere che producono energia pulita ma servono regole – puntualizza –. Il Ppr ha già limitato molto le nuove installazioni, la “moratoria” presentata dalla giunta Todde però non ha alcun senso ed è contro le norme europee. So che la presidente l’ha fatto in buona fede ma quando, da sottosegretario di Governo, venne approvato il decreto Draghi che oggi rende più facile ottenere le autorizzazioni per nuove installazioni di energia alternativa, lei stessa votò a favore. Capisco che quando si è in aula si possano fare errori ma la invito, dal momento che ha competenze e capacità, a fare scelte più oculate e non populismo, che ci possono stare quando si è in minoranza ma non quando si governa. La presidente dovrebbe invece cercare un contatto con l’Europa per provare a rivedere il decreto Draghi. Condivido però la volontà di questa giunta regionale di voler mettere argine all’arrembaggio che potrebbe rovinare il nostro patrimonio ambientale e paesaggistico».


 

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