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Leggina blocca-rinnovabili: primo alt del Governo

di Giuseppe Centore
Leggina blocca-rinnovabili: primo alt del Governo

Le critiche del ministro Pichetto Fratin: «Non si può prevaricare la Costituzione»

06 luglio 2024
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Cagliari Il governo ritiene che la legge che ha fermato l’installazione di quasi tutti gli impianti di rinnovabili nell’isola per i prossimi 18 mesi, e comunque sino al varo della legge sarda sulle aree idonee a ospitarli, contenga elementi di incostituzionalità. Lo ha detto chiaramente il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto-Fratin, nel corso di un dibattito in Puglia. «Il governo esaminerà e certamente se ci sono elementi di incostituzionalità la impugnerà». Secondo il ministro si tratta di una norma «non applicabile. Non si può prevaricare la Costituzione. Da una prima lettura viene anche automatico dire che forse il blocco di ciò che è stato autorizzato è assolutamente incostituzionale; quindi è una norma che non è applicabile. Posso capire le ragioni di una campagna elettorale impostata in quel modo - rileva il ministro - posso anche capire la necessità di regolamentare a livello di un territorio, come la Sardegna, una pioggia di istanze ma chiaramente il blocco completo di questo genere non è ammissibile».

Pichetto ammette che il punto di attacco della legge più che il blocco è l’eventuale superamento dei poteri che lo Statuto sardo (norma di rango costituzionale) assegna alla Sardegna in materia di energia. Lo Statuto all’articolo 4, lettera e, afferma che «la Regione emana norme legislative su produzione e distribuzione di energia elettrica». Il governo ha sessanta giorni di tempo dalla promulgazione della legge sarda, e dunque sino al 2 settembre per impugnare il provvedimento e sollevare eccezione di costituzionalità di fronte ai giudici della Consulta. In questo caso la Regione si opporrà all’impugnazione e si costituirà in giudizio nel procedimento. La Corte dovrà fissare l’udienza entro novanta giorni dal deposito del ricorso. Quindi la prima udienza ragionevolmente si dovrebbe tenere entro dicembre del 2024, ma la sentenza difficilmente arriverà per la fine dell’anno. Né sono ipotizzabili clamorosi stop alla legge sarda.

In tutta la storia della Corte Costituzionale lo stop all’esecuzione di atti che hanno dato luogo a conflitto di attribuzione tra Stato e Regione si è verificato una sola volta, con una ordinanza del gennaio del 2021 che ha sospeso, prima della bocciatura, una legge della Val D’Aosta relative alle misure di contenimento del Covid. Proprio l’eccezionalità del tema e del momento, a pandemia in corso, ha fatto sì che la Corte assumesse la decisione di sospendere la legge. Un caso che certo non si può applicare alla leggina blocca-rinnovabili. Il calendario dunque gioca a favore della ricomposizione e del superamento dei contrasti tra governo e Regione. Questa la plausibile sequenza del confronto. Il governo impugna; la Regione resiste in giudizio; la Corte avvia a fine anno il procedimento; la Regione stessa, obbligata dal decreto aree idonee, entro gennaio (pena un primo cartellino giallo di ammonimento) varerà la sua legge sulle aree idonee che annullerà e supererà gli effetti della legge appena varata. Questa comunque aveva una “vita” massima di 18 mesi, ma comunque «nelle more dell’approvazione della legge regionale di individuazione delle aree idonee». È ragionevole ritenere che la nuova legge, che sostituirà quella oggi in vigore arriverà prima del giudizio della Corte, facendo quindi venire a mancare l’oggetto dl contendere tra Stato e Regione.

La giunta ha costituito un gruppo interassessoriale (urbanistica, industria, ambiente e cultura) per cominciare a tracciare i primi perimetri delle “nuove” aree idonee, con quattro punti fermi. Il decreto emanato il 3 luglio precisa che le regioni, «garantendo l’opportuno coinvolgimento degli enti locali», dovranno individuare le aree idonee (con procedure accelerate e agevolate per gli impianti da rinnovabili); quelle non idonee, incompatibili con le installazioni di particolari impianti; quelle ordinarie, (con procedure normali) e quelle dove è vietata l’installazione di fotovoltaico a terra. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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