La Nuova Sardegna

Una città e le sue storie
Una città e le sue storie – Olbia

Re Tonino di Tavolara, il sovrano romantico dell’isola paradiso

di Dario Budroni

	Tonino Bertoleoni in una foto di Vanna Sanna
Tonino Bertoleoni in una foto di Vanna Sanna

Secondo la tradizione il pastore-ristoratore è il sesto “monarca”: «Il primo fu il mio trisavolo Giuseppe, lo decise Carlo Alberto di Savoia»

29 luglio 2024
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Olbia. La corona di diamanti e oro zecchino è roba per altri sovrani. Re Tonino si accontenta di quella invisibile, ma molto più romantica, che ereditò dal fratello, dal padre e, prima ancora, da quello strano tipo del trisavolo. Non provate a mettere in dubbio la sua storia: il regno di Tavolara esiste e chi se ne frega se non c’è scritto da nessuna parte. L’importante è che se ne parli. E non per assecondare mire di conquista e spinte monarchiche fuori dal tempo, ma semplicemente per tenere viva la memoria di una storia talmente bella da sembrare una fiaba. E quindi eccolo qui il sovrano del regno più piccolo e più bello del mondo: si chiama Tonino Bertoleoni, ha 91 anni, d’estate gironzola scalzo o al massimo in ciabatte e nella vita ha fatto il pastore, il pescatore e infine il ristoratore. Secondo la tradizione è lui il re di Tavolara: la stupenda isola al largo di Olbia è un regno e lui ne è il sovrano. È una storia di cui se ne parla da quasi duecento anni e la voce arrivò addirittura alle nobili orecchie della ben più ricca regina Vittoria. Il risultato? Una foto della famiglia Bertoleoni, scattata a fine Ottocento da alcuni inviati in Sardegna della stessa sovrana del Regno Unito, sarebbe conservata nientemeno che in una stanza di Buckingham Palace, nel cuore di Londra. Una copia, stampata in un grande pannello plastificato, è invece esposta nella sala esterna del ristorante di Tavolara che porta il nome del re: Da Tonino.

Il primo re. Per gli olbiesi l’isola di Tavolara – paradiso ambientale fatto di mare, roccia e incredibili storie – è il luogo del cuore per eccellenza. Ci si sente subito a casa quando, in lontananza, cominciano a spuntare le linee inconfondibili del suo alto profilo. Tanta bellezza e tanta storia, dunque. A cominciare dalla tradizione del re e del suo minuscolo regno in mezzo al mare. Re Tonino non si è inventato nulla e racconta la stessa storia che tutti gli altri Bertoleoni hanno raccontato prima di lui. «Tutto è cominciato con il mio trisavolo – ha più volte spiegato, anche alla Nuova, re Bertoleoni –. Si chiamava Giuseppe ed era di origini genovesi. Fu lui a diventare re per volere di Carlo Alberto, che era invece il sovrano del Regno di Sardegna». Giuseppe Bertoleoni, un tipo a metà strada tra il pastore e il bucaniere, si stabilì a Tavolara nei primi anni dell’Ottocento. «Aveva due mogli, che erano anche sorelle tra loro. Una viveva a Santa Maria, nell’arcipelago della Maddalena, e l’altra la portò qui, a Tavolara. Fu un vero scandalo – raccontò Tonino –. Comunque in quel periodo l’isola era disabitata e Giuseppe se ne impossessò, ma questo fatto scatenò anche una bella serie di proteste. Alla fine la voce arrivò addirittura fino a Carlo Alberto». Negli anni Trenta dell’Ottocento il re piemontese, in una delle sue visite in Sardegna, ne approfittò per sbarcare a Tavolara e capire meglio la questione della proprietà dell’isola. La leggenda dice che Giuseppe Bertoleoni, forse per scherzo, si presentò a Carlo Alberto come re di Tavolara. «Divennero amici. Andarono a caccia di capre selvatiche e poi pranzarono insieme. E a un certo punto Carlo Alberto prese una pergamena e scrisse: “Giuseppe Bertoleoni, proprietario e re dell’isola di Tavolara”. Fu la nascita del nostro piccolo regno sul mare».

Corona Bertoleoni. Poi Giuseppe Bertoleoni morì e la storia della proprietà dell’isola tornò nuovamente a galla. Ai proprietari terrieri della Gallura, e anche al demanio, proprio non andava giù il fatto che Tavolara fosse nelle mani dei Bertoleoni. Toccò dunque a Paolo, figlio di Giuseppe, pastore e pescatore, difendere il suo regno a forma di gigantesco scoglio. «Quindi partì per Torino e andò a parlare direttamente con il re di Sardegna – raccontò ancora Tonino –. Il sovrano lo ricevette e lo rassicurò. Alla fine Paolo tornò a Tavolara e venti giorni più tardi arrivò un telegramma che attestava la sovranità dei Bertoleoni». Paolo prese il tutto particolarmente sul serio: l’investitura dei Savoia non è roba di poco conto e quindi disegnò uno stemma araldico. Lo fece addirittura dipingere sul muro della “casa reale”, che in realtà era una piccola struttura – ancora esistente – che si affaccia sulla spiaggia. Creò anche una bandiera: bianca e con lo stemma di famiglia al centro. Lo stendardo originale dovrebbe trovarsi dentro la sua tomba, mentre la bandiera rinnovata, fatta poi confezionare dai discendenti, sventola ancora all’ingresso del ristorante di Tonino. Una storia talmente assurda, quella dei Bertoleoni, che fece naturalmente il giro del mondo. Scrittori, giornalisti e romantici viaggiatori fecero più volte tappa a Tavolara per raccontare la storia di un regno grande neanche sei chilometri quadrati. «Chiunque fu incuriosito dal regno di Tavolara e dai suoi re che facevano i pastori – spiega Tonino –. E così molti anni dopo, ai tempi di re Carlo Bertoleoni I, arrivò addirittura la nave inglese Vulcan. A bordo c’erano degli inviati della regina Vittoria, che scattarono alcune foto. Una copia è conservata a Buckingham Palace e la didascalia dice che quella è la famiglia reale di Tavolara, nel golfo di Terranova Pausania, il regno più piccolo del mondo. Un’altra copia, invece, la inviarono a noi». A Paolo I succedette dunque Carlo I, sul trono dal 1889 al 1927. Poi la corona passò a Paolo II, fino al 1962, e quindi al figlio Carlo II, che morì nel 1993 senza eredi. Quindi il trono passò al fratello Tonino, che a sua volta ha un figlio che si chiama Giuseppe come il primo re.

Il regno oggi. Lo Stato italiano, comunque, non ha mai riconosciuto nulla. E la famosa pergamena dei Savoia? «Ricordo che un giorno, negli anni Cinquanta, arrivò un uomo che diceva di essere un conte – ha spiegato più volte Tonino –. Diceva di volerci aiutare per far riconoscere il regno e quindi raccolse anche diversi documenti. Ai tempi ero un ragazzo e così un giorno, per curiosità, frugai nella sua borsa. Lo giuro: trovai la famosa pergamena di Carlo Alberto. Gliela avevano consegnata i Bertoleoni dell’altro ramo della mia famiglia, che evidentemente l’avevano conservata per tantissimo tempo. Il conte però, quando si accorse che qualcuno aveva frugato nella sua borsa, lasciò l’isola e non tornò più. Scoprimmo che il suo nome neanche esisteva. Forse era stato mandato da qualcuno che ci teneva a far scomparire le prove della nostra sovranità. Con lui scomparve anche la pergamena». Corona o no, i Bertoleoni non hanno mai abbandonato l’isola di Tavolara, anche se nei decenni hanno perso buona parte delle proprietà sull’isola. Dopo tanti anni dedicati alla pesca e alla pastorizia, con l’avvento del turismo pensarono di aprire un ristorante. In cucina c’è il principe Giuseppe. Ma i simboli del regno sono un po’ ovunque: sulle bandiere e nelle sale del ristorante e sono anche stati stampati su magliette e zainetti. E poi c’è il pezzo forte: il cimitero dei Bertoleoni, dove sulle lapidi sono riportati i titoli monarchici e, sulle tombe più antiche, resistono al passare del tempo le piccole corone in muratura.

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