La Nuova Sardegna

La richiesta

C’è troppo caldo a scuola, la proposta dei docenti al ministro: «Prima campanella a ottobre»

di Luigi Soriga
C’è troppo caldo a scuola, la proposta dei docenti al ministro: «Prima campanella a ottobre»

Massimo De Pau (Presidi): «Non è fattibile: ci sono 200 giorni di lezione obbligatori»

21 agosto 2024
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Sassari Tutti in classe a ottobre, anziché a settembre. Vacenze estive ancora più lunghe. Gli alunni non ci penserebbero un istante a firmare, ma i loro genitori, i dirigenti scolastici, e lo stesso ministro dell’istruzione non sono così convinti.

La proposta è stata lanciata da diverse associazioni di docenti (Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani “Cnddu”), e dai sindacati (Associazione nazionale insegnanti e formatori “Anief”) e la sostanza è questa: troppe scuole sono dei freezer d’inverno e dei forni a microonde d’estate. Edifici colabrodo con dispersione da classe G, termosifoni spenti e condizionatori inesistenti, ventilatori o condizionati che mancano. I cambiamenti climatici non non irradiano i loro effetti solo sull’ambiente, ma anche all’interno delle classi. Fare lezione a 35 gradi, come capita spesso a settembre, diventa pericoloso. Ed ecco perché, la proposta inviata al ministro dell’Istruzione, prevede che le vacanze estive si allunghino sino a ottobre, quando le temperature saranno più miti.

«Mi sembra uno dei soliti ritornelli di metà estate – dice Massimo De Pau, Presidente regionale dell’Associazione Nazionale Presidi – qualcuno dovrebbe anche spiegare come fare i 200 giorni di lezione obbligatoria. È facile dire: c’è troppo caldo, riapriamo le scuole quando ci sarà più fresco. Ma ogni proposta dovrebbe essere calibrata meglio e soprattutto corredata da una soluzione. Della serie: le ore di didattica che togliamo adesso, come e quando le recuperiamo? Che soldi ci sono per mettere in campo questi accorgimenti? Siamo sicuri che siano realizzabili?».

Il fatto è che l’Italia assieme a Lettonia e Malta, ha già una delle pause estive più lunghe d’Europa. «È frutto della nostra organizzazione scolastica, impostata su un orario antimeridiano. Negli altri paesi d’Europa esiste in quasi tutti gli istituti scolastici esiste il servizio mensa, che consente agli studenti di prolungare le lezioni anche nel pomeriggio. Ma da noi non ci sono i soldi per organizzare questo sistema didattico. E per questo la coperta rimane corta, ed è molto difficile tagliare ulteriormente le ore di lezione».

Secondo i presidi, perciò, il versante sul quale lavorare non è il calendario, ma bensì il comfort all’interno degli istituti scolastici: «Bisognerebbe investire più risorse nella riqualificazione energetica, dotare gli edifici di climatizzatori, di impianti fotovoltaici, fare in modo che durante le lezioni a settembre non si muoia di caldo. Una parte consistente dei fondi del Pnrr sarebbero dovuti andare in questa direzione, perché l’edilizia scolastica in molti casi è davvero fatiscente».

Anche la stragrande maggioranza dei genitori storcono il naso di fronte alla prospettiva di una campanella autunnale. In genere le ferie in famiglia si esauriscono ben prima del rientro ordinario di metà settembre. E subentrano tutti quegli incastri e salti mortali per la gestione dei figli, tra centri estivi, nonni, parenti vari o baby sitter. Ma si tratta di attività o servizi che richiedono costi importanti, e non tutte le famiglie sono in grado di sostenere. Si innescherebbe una sorta di disparità sociale, sulla quale interviene il Codacoms stesso: «La proposta rappresenterebbe - se attuata - la mazzata finale per le famiglie. Di idee strampalate se ne ascoltano tante, ma quella di prolungare la pausa estiva in un Paese che ha già le più lunghe ferie scolastiche tra i principali Paesi europei, e senza neanche l'ombra di soluzioni per i genitori che devono tornare al lavoro, è davvero una proposta campate per aria e irricevibile».
 

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