La Nuova Sardegna

La storia

Vita e imprese di Giovanni Pische, era sardo il pioniere dello sport paralimpico

di Andrea Sini
Vita e imprese di Giovanni Pische, era sardo il pioniere dello sport paralimpico

Era di Santu Lussurgiu il primo azzurro capace di vincere una medaglia ai Giochi. Aviatore, perse l’uso delle gambe in guerra. Si dedicò al nuoto e fu un grande dirigente

01 settembre 2024
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Sassari C’erano Robert De Niro, i Beatles, Fidel Castro, Muhammad Alì, Gabriel Garcia Marquez e un campione paralimpico originario di Santu Lussurgiu. C’era anche Gianni Minà, e con lui una schiera di personaggi che hanno fatto la storia del Novecento. Nel personale pantheon del grande giornalista, scomparso lo scorso anno, Giovanni Pische trova un posto di rilievo: «Un cittadino importante, emerito – disse di lui Minà durante una commemorazione – non sono di Santu Lussurgiu ma dell’Italia intera».

Un eroe in carrozzina In questi giorni i migliori atleti paralimpici del mondo si stanno sfidando ai Giochi di Parigi. Ma in pochi sanno che più di sessant’anni fa, quando le persone che stavano su una carrozzina erano solo “handicappate” e quasi nessuno si sognava di favorire la loro pratica sportiva, un eroe di guerra arrivato dalla Sardegna fu tra i precursori a livello mondiale dello sport per gli uomini e le donne con disabilità. Un apripista a tutti gli effetti, campione in vasca nonostante la sua condizione di paraplegico ma anche dirigente internazionale paralimpico e attivista per i diritti civili. Di recente, un bellissimo volume curato dai compaesani Bachisio Serra e Francesca Manca ha unito tutti i punti della sua vita straordinaria.

L’incidente Giovanni Pische era nato a Santu Lussurgiu nel 1921. Dal piccolo centro del Montiferru, nel quale aveva praticato il nuoto e giocato a calcio come portiere, aveva preso il volo – letteralmente – arruolandosi nell’aeronautica. Nel giugno 1942, in piena Seconda guerra mondiale, il velivolo sul quale opera come marconista viene abbattuto dalla Raf al largo delle coste siciliane. Salvato da due pescatori nei pressi di Pantelleria, Giovanni si ritrovò con una medaglia d’argento al valore militare e gli arti inferiori paralizzati per sempre. «La guerra bruciò le mie ali – scrisse qualche anno dopo – caddi per non più rialzarmi, per mai più udire il suono dei miei passi. Corsie bianche d’ospedale, dottori, sale operatorie, febbre ancora febbre e le ferite che bruciavano ed ancora bruciano la mia pelle scavando solchi profondi sul mio corpo, consumando anzitempo la mia giovinezza. La mia carrozzella non ha suono quando passa per la strada, come la mia vita e la mia voce». Sembra il testamento di un uomo rassegnato, invece grazie alla sua incredibile forza interiore gli consentirà di vivere una vita fuori dal comune.

Il campione Superata la lunga fase della degenza, nella piscina di Torino Giovanni riprende a nuotare, proprio come faceva da ragazzo nel Rio Sos Molinos. «Incastrava le gambe dentro una camera d’aria di camion – raccontò Gianni Minà – e si tuffava in vasca. Noi eravamo solo dei ragazzini e vedere una persona nelle sue condizioni fare quelle cose ci dava non solo grande coraggio ma anche un entusiasmo. In più Giovannino faceva non solo da istruttore di nuoto ma anche da maestro di vita al nostro gruppo di amici: ci portava a teatro, al cinema, al velodromo; ci insegnava a scrivere poesie e a parlare alle ragazze. E poi ci spinse ad appassionarci a qualsiasi tipo di sport». Le prime gare internazionali riservate alle persone con disabilità vengono inventate nel 1948 a Stoke Mandeville, in Inghilterra, da Ludwig Guttman: Pische partecipa nel 1961 e vince la medaglia d’oro. Scende in vasca anche nel 1964 a Tokyo, dove si svolge la prima edizione dei Giochi Paralimpici: per l’eroe di guerra che ha imparato a nuotare nel rio Sos Molinos, a 43 anni arriva la medaglia di bronzo, la prima di ogni tempo per l’Italia, che gli vale anche l’onorificenza di Gran Cavaliere della Repubblica.

L’attivista Inizia una lunga carriera come dirigente e promotore di battaglie civili: Guttman lo invita ad affiancarlo nel Comitato paralimpico internazionale. Nel 1976 a Toronto è il capo delegazione della spedizione italiana. Nel frattempo contribuisce alla nascita della “Associazione nazionale tutela handicappati e invalidi”, incontra papi, capi di Stato e campioni dello sport, è richiestissimo come relatore di conferenze e continua a fare l’insegnante di nuoto e di vita ai ragazzi. Sta nuotando anche il 23 luglio 1987, a Bordighera, in Liguria, quando un infarto lo porta via per sempre, a 66 anni. L’uomo sulla carrozzina che ha girato il mondo fa in tempo a fare un ultimissimo viaggio: direzione Santu Lussurgiu, dove ha chiesto di tornare e dove oggi riposa vicino ai suoi familiari. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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