L’ex ministro Corrado Clini: «Energia, non c’è un caso Sardegna, bene la moratoria»
«Una produzione ulteriore di energia non è necessaria né sarebbe compatibile con la rete: serve un equilibrio»»
Il 13 febbraio 2024 Terna ha presentato al Senato il Rapporto sul Sistema Energetico italiano. Sono stati presentati i progetti in corso di realizzazione per il potenziamento della rete con l’impiego di sistemi avanzati di trasmissione. Questi sistemi avanzati di trasmissione che consentono maggiore capacità e minori perdite delle reti. L’incremento previsto della capacità della rete è di circa 18 Gigawatt per far fronte all’aumento programmato entro il 2030 della produzione di elettricità da fonti rinnovabili– in particolare solare ed eolico – fino a 80 Gigawatt, come stabilito dall’Unione Europea con la ripartizione degli obiettivi tra gli Stati Membri, recepito dal recente decreto “Aree Idonee” del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica del 21 giugno 2024. Nell’ambito della ripartizione degli obiettivi attribuiti ad ogni Regione italiana, l’obiettivo della Sardegna è fissato in 6,2 Gigawatt di potenza elettrica aggiuntiva nel periodo 2021-2030. In totale, considerati gli impianti esistenti, è prevista una produzione massima di circa 9,4 Gigawatt di energia eolica e solare, affiancata da circa 10,7 Gigawattora di capacità di accumulo (Scenario di domanda di energia elettrica e gas naturale relativi alla Regione Sardegna – Terna Snam marzo 2023). Terna, al fine di assicurare la trasmissione dell’elettricità rinnovabile aggiuntiva della Sardegna, sta realizzando i nuovi collegamenti in corrente continua con la Toscana (S.A.CO.I 3) e con la Sicilia (Tyrrhenian Link) con una capacità di circa 2,5 Gigawatt.
Questo è il quadro in equilibrio tra elettricità rinnovabile prodotta e connessione con la rete, nel quale va collocata la chiusura delle centrali a carbone senza sostituzione con il gas, che costituisce il primo step del processo di decarbonizzazione dell’isola entro il 2050. Va anche rilevato che la produzione aggiuntiva di 6,2 Gigawatt è compatibile con una programmazione degli impianti in grado di tutelare i paesaggi e i beni identitari senza compromettere le produzioni agricole.
Ma il Rapporto Terna rileva che la domanda di connessioni alla rete nella Regione Sardegna per energia eolica e solare è al momento superiore del 638,9% rispetto alla produzione massima prevista: ovvero 55 invece di 9,4 Gigawatt. Se la connessione della rete è progettata su una capacità di produzione di elettricità rinnovabile pari a circa 10 Gigawattora, è molto difficile prevedere l’impiego utile dei 45 Gigawattora in eccesso non solo entro il 2030, ma anche nel più lungo termine del 2050. Nel breve periodo la capacità in eccesso di produzione di elettricità avrebbe come unico effetto certo la presenza massiccia di impianti con impatti negativi sul paesaggio senza alcun beneficio energetico. Nel periodo 2030-2050, assumendo come riferimento il rapporto del Politecnico di Milano e del WWF (giugno 2020) ”Analisi preliminare sul possibile percorso di decarbonizzazione della Sardegna”, la completa elettrificazione degli usi finali dell’energia, e la produzione di idrogeno verde per l’industria e i trasporti avrebbero bisogno di un aumento della produzione di elettricità da eolico e solare fino a circa 25 Gigawatt.
In altre parole, anche lo scenario “più radicale” di decarbonizzazione della Sardegna richiederebbe nei prossimi 25 anni un aumento di capacità inferiore di 20 Gigawatt rispetto alle istanze di connessione presentate fino ad ora.
Insomma, nonostante i prevedibili conflitti giuridici, la moratoria decisa dalla Presidente Alessandra Todde è inevitabile e giusta. Ed è evidente – come prevede la moratoria – che la programmazione degli impianti eolici e solari debba essere incardinata nella visione del futuro energetico e del futuro del paesaggio della Regione, ovvero nei piani energetici e paesaggistici regionali che saranno auspicabilmente aggiornati e vincolanti. Ma la decisione della Presidente serve a tutto il Sistema energetico italiano, perché non è solo la Sardegna. E le obiezioni giuridiche sulla moratoria non riescono a nascondere le contraddizioni dello sviluppo delle rinnovabili in Italia. Sempre il Rapporto Terna rileva che al momento le richieste di connessione all’intera rete nazionale sono superiori del 250% rispetto agli obiettivi, con punte del 684% in Sicilia, e del 713% in Calabria.
La modernizzazione e l’aumento della capacità della rete programmato da Terna non può reggere questi numeri, che non corrispondono a programmi realistici di decarbonizzazione né tantomeno sono giustificabili nella prospettiva di esportare elettricità verde: con quali infrastrutture, con quali connessioni, in quali mercati ? La corsa alle connessioni è il segnale di un approccio speculativo che approfitta dei “buchi” nella regolamentazione e pianificazione. Il recente decreto interministeriale Agricoltura – Ambiente è un primo passo nella giusta direzione, ma i dati suggeriscono che è necessaria un’azione più efficace a livello nazionale. Forse sarebbe opportuna una moratoria nazionale, per regolamentare l’ammissione o il contingentamento delle istanze di connessione alla rete sulla base della ripartizione regionale in relazione agli obiettivi 2030. E, avendo presente l’obiettivo di decarbonizzazione al 2050, sarebbe anche opportuno individuare la metodologia per autorizzare progressivamente nuova capacità di elettricità rinnovabile in relazione alla realizzazione delle infrastrutture necessarie per sostenere le misure già stabilite o che saranno previste dalle norme europee : bisogna andare oltre la Valutazione Ambientale strategica, perché i dati suggeriscono che oggi i progetti di impianti per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili sono ammessi alla Valutazione “a prescindere”.