La Nuova Sardegna

La tragedia di Ozieri

Angelo Calvisi: «L’altro ieri Gioele era in palestra, ci ha salutati col sorriso»

di Marco Bittau
Angelo Calvisi: «L’altro ieri Gioele era in palestra, ci ha salutati col sorriso»

L’istruttore del Kan judo: «Era il ritratto dell’affetto e della gioia»

14 settembre 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Olbia Appena due giorni fa, venerdì scorso, l’ultimo abbraccio in palestra. Angelo Calvisi, un pezzo di storia del judo in Sardegna, sino all’altro ieri era il maestro di Gioele Putzu al Kan judo team, a Olbia, ora è distrutto dal dolore. Vorrebbe raccontare la felicità di vedere quel bambino sul tatami, ma gli mancano quasi le parole, un groppo in gola difficile da mandar giù. Amaro e inaccettabile, proprio come la tragedia che ha colpito a sangue freddo la famiglia Putzu.

Gioele era figlio di Ivan, 60enne cameriere di lungo corso molto conosciuto in città, e di Antonella, insegnante originaria di Ozieri. Una famiglia stimata che viveva ad Olbia. Gente perbene, lui aveva lavorato in sala nei migliori ristoranti della città, sempre molto apprezzato per la sua esperienza e professionalità: l’anno scorso nello storico “La palma” di viale Aldo Moro, quest’estate stava facendo la stagione in un locale della Costa, solo per ricordare gli ultimi posti dove ha prestato servizio.

Una vita di lavoro e fatica per mandare avanti la famiglia. Gioele era figlio unico di Ivan e Antonella, la gioia di casa, tutto scuola, giochi e poi la palestra di judo, in via Messico, la sua grande passione. Sognava di diventare un campione, cintura nera come il suo maestro, chissà... Un giorno forse lo sarebbe anche diventato.

«Era un bambino straordinariamente affettuoso – dice Angelo Calvisi con la voce rotta dall’amarezza per quella giovane vita spezzata – era con noi alla Kan judo quasi cinque anni e io non avevo mai visto un bambino così gentile, educato e sempre sorridente. Eppure qui in palestra ne sono passati tanti... Lui era davvero speciale». «L’altro ieri alle 18 era con noi per allenarsi e, come al solito, ci ha salutato calorosamente, ci ha abbracciato – aggiunge –. Era fatto così, il ritratto dell’affetto e della gioia, come sempre dovrebbero essere i bambini. Ancora non riesco a crederci, venerdì eravamo insieme e come al solito ci siamo salutati abbracciandoci. Adesso questa tragedia inspiegabile e lui non c’è più».

Un colpo al cuore, appunto, questo provocano le giovani vite spezzate senza un perché. Gioele aveva solo dieci anni e la sua carriera sportiva era giusto agli inizi. Cinque anni di allenamenti in palestra e le prime gare, i primi riconoscimenti. Prometteva bene, sicuramente aveva stoffa da campione e avrebbe fatto tanta strada. Però dieci anni sono davvero pochi, giusto l’età per sorridere e sognare, troppo presto per qualunque ambizione. «E lui era così – conclude il maestro Calvisi – sorrideva felice e voleva bene a tutti con una semplicità disarmante. Impossibile non volerne anche a lui. I suoi abbracci non li dimenticheremo mai».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Capo Pecora

Dramma sulla costa di Arbus: escursionista 37enne precipita da una parete rocciosa

Video

Olbia, in migliaia in chiesa per l'ultimo saluto a Gioele Putzu

Le nostre iniziative