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Tesori medievali e leggende antiche: ecco i 10 castelli più spettacolari della Sardegna


	Il Castello di Burgos (foto Antonio Figoni, license CC BY-SA)
Il Castello di Burgos (foto Antonio Figoni, license CC BY-SA)

Alla scoperta delle fortezze e le loro affascinanti storie di battaglie e panorami mozzafiato

29 settembre 2024
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Sassari La Sardegna, celebre per le sue spiagge da sogno, nasconde un altro tesoro spesso trascurato: i suoi antichi castelli medievali. Sono molto più che semplici rovine: sono luoghi magici dove il tempo sembra essersi fermato, e le leggende vivono ancora. Visitare queste fortezze significa immergersi in un passato ricco di battaglie, amori proibiti, tradimenti e conquiste. Dai bastioni che sovrastano incantevoli borghi medievali alle rovine immerse nella natura selvaggia, i castelli della Sardegna regalano un viaggio indietro nel tempo e sono mete imperdibili per chi ama l’avventura, la storia e il mistero. Scopri i 10 castelli più spettacolari dell’isola.

1. Castello di Sanluri L’unico ancora abitabile di 88 castelli medievali sardi, diventato affascinante museo, conserva forme risalenti alla metà del XIV secolo. Il castello detto di Eleonora d’Arborea, seppure è incerto se la giudicessa vi abbia soggiornato, sorge a Sanluri nel Medio Campidano, a 50 chilometri da Cagliari. Il primo impianto dell’edificio sorse a fine XII secolo, in età giudicale, strategica roccaforte al confine tra giudicati di Cagliari e Arborea. Successivamente Sanluri fu centro di scontri tra Corona aragonese e giudicato d’Arborea. Secondo un documento del 1355, Pietro IV d’Aragona volle la fortificazione - completata in soli 27 giorni - del castello, scenario nel 1409 di uno scontro cruento e decisivo fra truppe arborensi e spagnole, che conquistarono definitivamente la residenza fortificata. La funzione militare svanì e diventò dimora, proprietà di varie famiglie nobili spagnole: De Sena, Henriquez, Aymerich, fino, nel 1920, ai conti Villa Santa, attuali proprietari.

2. Castello di Acquafredda Secondo tradizione, il castello di Acquafredda fu costruito dai Donoratico della Gherardesca quando acquisirono il possesso del sud-ovest della Sardegna. In effetti, il conte Ugolino dei Donoratico, signore del Cagliaritano, reso immortale da Dante nel XXIII canto dell’Inferno, ne divenne proprietario nel 1257, ma la fortezza è precedente, citata in una bolla papale del 1215. Dopo la morte di Ugolino (1288), passò a Pisa, poi agli Aragonesi (1324) e in seguito da un feudatario all’altro fino a essere riscattata da Vittorio Amedeo III di Savoia (1785). Il castello domina dalla cima di un colle il territorio di Siliqua, distante quattro chilometri. Scalate le sue pendici, il panorama spazia dal verde della valle del Cixerri sino a Cagliari, dalla Marmilla all’Iglesiente. All’alba e al tramonto, vedrai le sue ombre allungarsi sulla vallata.

3. Castello di Burgos Decine di fortezze sono state costruite, a difesa dei loro domini nell’isola, dai giudici, da pisani, genovesi, aragonesi, dai Malaspina e dai Doria, fra tutte il castello di Burgos è il più ricco di memorie storiche e racconti leggendari. Prende nome dal grazioso borgo che sorge ai suoi piedi, ma è noto anche come castello del Goceano, territorio storico che la fortezza domina da 650 metri d’altezza. Al centro del paese, in una ottocentesca casa padronale, è allestito il museo dei castelli, che ospita mostre su fortezze, torri costiere e luoghi strategici e una sala multimediale sui “cento castelli sardi”. Alla visita al museo segue l’escursione guidata al castello: arroccato su una rupe alle pendici del monte Rasu, completamente isolato e visibile da lontano, praticamente inespugnabile, un tempo controllava il territorio, oggi emana un fascino legato al Medioevo sardo, a vita di corte e battaglie, assassini e tradimenti, nobili e sovrani, donne affascinanti e banditi senza scrupoli.

4. Castello di Malaspina L’imponente castello domina Bosa dall’alto. Fu costruito nel 1112 in cima al colle di Serravalle dalla nobile famiglia toscana dei Malaspina dello Spino Secco, insediatasi nell’Isola a metà XI secolo. Si racconta che il geloso marchese costruì un sottopassaggio dal castello alla cattedrale perché la bella moglie andasse in chiesa al riparo da occhi indiscreti. Un giorno in preda a raptus, le tagliò le dita delle mani e le avvolse in un fazzoletto, che, scordata la follia, davanti agli amici tirò fuori dalla tasca. Le dita caddero, lui fu scoperto e imprigionato. Sempre per la leggenda alcune rocce del castello sarebbero le dita pietrificate o i testimoni impietriti dall’orrore.

5. Castello di Monreale Oggi come nel Medioevo, la sua maestosa immagine infonde sensazioni di forza e rispetto. Le possenti mura del castello di Monreale svettano ancora in cima a un colle a pochi chilometri da Sardara e dalla statale 131: un agevole sentiero porta su al maniero, da dove lo sguardo abbraccia tutto il Campidano sino al golfo degli Angeli. Al centro di passaggi di mano e conteso tra aragonesi e catalani, fu indissolubilmente legato al destino dei giudici d’Arborea: insieme al castello di Marmilla (Las Plassas) e a quello del monte Arcuentu (Arbus), componeva la linea difensiva meridionale del giudicato. Nato per controllare le vie di collegamento tra sud e nord dell’Isola, oltre che fortezza militare, fu anche residenza regale. Numerosi documenti lo confermano: nel 1324 vi soggiornò Teresa d’Entença, moglie dell’infante Alfonso d’Aragona, poi nei decenni a seguire i suoi ‘inquilini’ più illustri furono Mariano IV ed Eleonora. All’epoca il castello era al massimo splendore e la "corte” arborense vi trascorreva periodi di riposo e cure data la vicinanza con le antiche terme di santa Maria Aquas.

6. Castello della Fava Intorno al 1300 una flotta turca (o saracena) assediò Posada cercando di conquistarla per sfinimento e fame. Per ingannare gli assedianti gli abitanti del borgo fortificato, ormai stremati e non in grado di reggere la battaglia, fecero mangiare una manciata di fave, ossia ciò che rimaneva delle loro derrate alimentari, a un piccione. Prima di liberarlo in volo, lo ferirono. L’uccello cadde nell’accampamento nemico con lo stomaco pieno: lo strano gonfiore fu notato e così anche l’abbondante pasto, inducendo gli arabi a sovrastimare le risorse del castello: a quel punto desistettero dall’assedio. È la leggenda da cui deriva il nome del castello della Fava, fortezza costruita dai giudici di Gallura nel XIII secolo. Il racconto leggendario non si discosta tanto dalla realtà: a partire dal XIV secolo Posada fu “vittima” di incursioni dei pirati saraceni, che l’adocchiarono dal mare come un tesoro e spesso la depredarono. Non a caso, il borgo medioevale, inserito nel club dei borghi più belli d’Italia, è un “labirinto” di stretti vicoli e piazzette nascoste: l’architettura stessa richiama imboscate, assalti e fughe.

7. Castello di Pedres Ambito per la sua posizione strategica, testimone dell’epopea dei giudicati e delle dominazioni pisane e aragonesi, è uno dei simboli di Olbia e, assieme alla basilica di San Simplicio, uno dei suoi più importanti monumenti di età medievale. Il castello di Pedres sorge sulla sommità di una rocca granitica a circa 140 metri d’altitudine, cinque chilometri a sud della città gallurese. Secondo fonti trecentesche, a valle, poche centinaia di metri a sud del castello, sorgeva un villaggio denominato Villa Pedresa, ormai scomparso. Si ipotizza che il maniero sia stato edificato nel XIII secolo, durante il ‘governo’ dei Visconti di Pisa. Intorno alla metà del XIV secolo fu affidato ai frati ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme, per poi passare in mano agli aragonesi. Seguì poi l’abbandono a partire dal secolo successivo.

8. Castello di Las Plassas Roccaforte della "cintura” difensiva di confine del giudicato di Arborea, insieme al castello di Monreale di Sardara e all’Arcuentu di Guspini, ebbe un ruolo fondamentale nella guerra contro la Corona d’Aragona e si racconta che vi soggiornarono prima il giudice Mariano IV e poi (forse) sua figlia, la mitica giudicessa Eleonora, co-autori del codice di leggi sarde Carta de Logu. Il castello di Marmilla è una fortezza militare di età giudicale, i cui ruderi sorgono nel territorio di Las Plassas in cima a un colle alto 270 metri, perfettamente conico e dalla forma mammillare, da cui deriva il nome della Marmilla, da sempre fertile “terra del grano”. Il castello è citato per la prima volta in un documento del 1172, anno in cui fu ceduto dagli arborensi alla repubblica di Genova. L’origine è precedente, entro la prima metà del XII secolo. Fu protagonista del Medioevo isolano, a lungo conteso: a seguito de sa Batalla di Sanluri (1409), entrò a far parte dei domini aragonesi, mantenendo funzione difensiva per un secolo. Alcuni suoi ambienti, ancora attivi durante l’età feudale, furono carcere sino al XIX secolo.

9. Castello di Quirra  Per arrivare al castello di Quirra percorrerai un tratto della ‘vecchia’ statale 125, l’Orientale sarda tanto amata dai biker, e penserai che ‘il viaggio valga quanto la meta’. Poi salirai per venti minuti a piedi lungo un impervio sentiero, sino a raggiungere le sua possenti mura assediate dalla natura selvatica. Da lassù la vista su Cala Murtas e Porto Corallo da una parte e sui Tacchi ogliastrini dall’altra, ti resterà a lungo impressa nella memoria. Il salto di Quirra fa parte oggi del Comune di Villaputzu, territorio di passaggio dal Sarrabus all’Ogliastra, mentre nel XII secolo, quando i giudici di Cagliari costruirono il castello sulla collina di Cudias, segnava il confine col giudicato di Gallura. Il maniero passò poi ai pisani e infine alla Corona d’Aragona, che lo assegnò, come risarcimento per il sostegno avuto durante le guerre di espansione, alla potente famiglia dei Carroz. Ai nobili valenziani andarono anche il castello di Cagliari e altri feudi nel sud della Sardegna.

10. Castello di Castelsardo Ha attraversato i secoli e resistito al tempo, sempre in ottime condizioni grazie a vari restauri, ora dentro le sue mura custodisce un patrimonio fatto di tecniche e saperi tramandati fedelmente ed è diventato uno dei simboli dell’artigianato sardo. Il castello di Castelsardo sorge in cima a una collina a picco sul mare, molto simile a come doveva essere in origine, e continua a “vivere” come sede del museo dell’intreccio mediterraneo: le sue sale espongono produzioni artigianali provenienti da Sardegna e Paesi del bacino del Mediterraneo, realizzate con la tecnica dell’intreccio di fibre vegetali.

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