La Nuova Sardegna

L’attacco

Queer: la Lega contro il corso universitario di Sassari sulla teoria gender

di Luigi Soriga
Queer: la Lega contro il corso universitario di Sassari sulla teoria gender

Il deputato Rossano Sasso: «Si studiano testi aberranti, il ministro dovrebbe intervenire»

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Sassari Il suo profilo Fb recita: «Padre e insegnante. Deputato della XIX legislatura. Mi batto per una scuola migliore». Mentre l’ultimo post dice: «All’Università di Sassari esiste, da due anni, un corso di studi denominato “teorie di genere e queer”, tenuto da un ricercatore a tempo determinato della facoltà di Scienze Politiche, tale Federico Zappino, filosofo di estrema sinistra e attivista Lgbtqi». Rossano Sasso, 49 anni, barese, deputato della Lega, è anche l’autore della risoluzione approvata recentemente dalla Camera contro l’insegnamento “dell’ideologia gender” all’interno degli istituti scolastici. Ora però punta il dito contro il corso su “Teorie Queer” dell’ateneo sassarese e si rivolge, anche a nome del suo partito, alla ministra dell’Università Anna Maria Bernini, perché prenda dei provvedimenti.

Esattamente cosa contesta e che risposte vorrebbe dalla ministra?

«Vorrei sapere se il ministro avvalla che un insieme di teorie, prive di alcuna dignità scientifica, possano diventare una materia di esame, e se un ricercatore a tempo determinato, filosofo di estrema sinistra e attivista Lgbtqi, sia giuridicamente abilitato all’insegnamento. Ma ciò che mi preme di più conoscere, è se il ministro condivida il fatto che sia stato elevato al rango di testo universitario, da studiare per poter sostenere l’esame, gli “Elementi di critica omosessuale” dello storico attivista Mario Mieli. Lo stesso che sdoganò la pedofilia con frasi aberranti che tutti ricordiamo con ribrezzo».

Molti capolavori della letteratura o del pensiero, compresa la Divina Commedia, se distillati in singoli passaggi potrebbero passare per testi aberranti. Non trova sia sbagliato estrapolare e decontestualizzare una frase che fa parte di un ragionamento più complesso e usarla in modo strumentale?

«Vi sfido a pubblicare per intero la frase incriminata: "Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l'Edipo, o il futuro Edipo, bensì l'essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società repressiva invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica". Ecco vorrei che la leggesse anche il ministro e che si esprimesse sull’opportunità di attribuire 6 crediti formativi a chi studia il testo di Mieli».

A parte le perplessità sui libri, cos’altro contesta?

«Sarei curioso di capire come si svolgono le lezioni, se l’insegnamento, come temo, sia a senso unico. Chi mi garantisce che ci sia una pluralità di opinioni? Con soldi pubblici si divulga l’ideologia gender e teoria queer».

Stesso discorso per le scuole dell’obbligo e superiori?

«Utilizzando come cavallo di troia la sacrosanta lotta contro le discriminazioni, l'agenda arcobaleno vorrebbe istituzionalizzare l'ideologia lgbt a scuola. E l’insegnamento verrebbe affidato ad esponenti di associazioni lgbt, che si sostituirebbero alle famiglie, alle quali spetta l’educazione sessuale dei bambini e dei ragazzi. Qui si vuol far leva sulla obbligatorietà della frequenza scolastica, per indottrinare gli studenti all’ideologia gender. Spesso senza il consenso dei genitori, o senza che le famiglie abbiano il controllo di ciò che i loro bambini possano assimilare. L’adolescenza è un’età critica, e i tredicenni sono facilmente influenzabili nei comportamenti. Se proprio vogliono organizzare dei corsi, gli arcobaleno possono tranquillamente farli nelle proprie sedi, ma non nelle aule della scuola pubblica. Vediamo però quanti genitori porteranno i propri figli...».

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