La Nuova Sardegna

La storia

Da Bari Sardo ai video sui sex toys: «Basta tabù sulle nostre fantasie»

di Paolo Ardovino
Da Bari Sardo ai video sui sex toys: «Basta tabù sulle nostre fantasie»

Stefano Riboldi, 28 anni, ora crea contenuti social per “Mysecretcase”

21 ottobre 2024
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Sassari Dimmi come fai sesso e ti dirò chi sei. «Oggi molti tabù sono stati abbattuti, ma ci sono pratiche ancora difficili da normalizzare». Se non altro, prima i sexy shop erano negozi in vicoli bui, dove andare senza farsi vedere da nessuno e presentarsi al bancone con un po’ di imbarazzo. Oggi no.

Rivoluzione sessuale I sex toys, i giochi erotici, sono entrati nel linguaggio – sessuale – comune. Il merito in Italia è soprattutto di Mysecretcase, azienda milanese fondata da Norma Rossetti nel 2014 e che oggi conta più di 13 milioni di euro di fatturato. «Sono contento di far parte di questa rivoluzione che aiuta molte persone»: a parlare è Stefano Riboldi, 28 anni. Nato e cresciuto a Bari Sardo, è forse il volto più noto dell’azienda, che da qualche anno tramite i social con video-consigli, meme e sondaggi ha unito l’aspetto della vendita con quello della divulgazione per accettare il proprio corpo, le proprie fantasie e il rapporto con il partner.

La storia La storia di Stefano è quella di un’intera generazione. Quella che si sente fuori dal mondo che conta. «Sì, dopo il diploma al liceo classico pensavo di avere sogni e ambizioni troppo grandi per rimanere nell’isola – racconta –. Così sono andato a Milano, ho studiato Comunicazione e pubblicità alla Iulm e fatto un master in scrittura creativa». La carriera nel mondo della scrittura per il cinema sembra spiccare il volo altrove. E invece quando è pronto a lasciare l’isola del tutto, arriva il covid. È il 2020. «Non sapevo cosa fare, per mesi ho inviato curriculum ovunque». La risposta arriva da Mysecretcase, entra nella redazione ed è autore dei testi per i social e per le newsletter. Fino a quando non lo mettono davanti alla telecamera e vedono che i suoi modi e il suo sorriso piacciono eccome agli utenti di Instagram, Youtube, Facebook e Telegram. «Non sapevo molto di sex toys. Si tratta di oggetti nati per dare piacere, mi dispiace se qualcuno può ancora vederli come qualcosa di negativo». Discutere online sulle insicurezze o sulle perversioni non è sempre facile però agli occhi dell’algoritmo, proprio ieri uno dei tre profili di Mysecretcase è stato sospeso da Instagram proprio per il linguaggio usato.

Tabù e fantasie «Negli anni delle chiusure era difficile capire l’impatto della popolarità oltre all’aumento di follower – spiega divertito Stefano –, ero sempre in ufficio o a casa. Adesso invece capita spesso di essere fermati per strada: “Ah ma voi siete quelli della pagina che parla di sesso” (ride, ndr). Ed è bellissimo ma anche strano perché anche senza lo schermo c’è chi si avvicina a chiedermi consigli sui giochi erotici». Secondo il il creativo digitale di Bari Sardo, oggi «per fortuna certi concetti sono stati accolti dalla maggior parte della gente. Mi riferisco alla comunità Lgbt, al queer. Quando ero piccolo, erano fonte di prese in giro e discriminazioni». Ma anche tante pratiche sessuali fuori dall’ordinario sono ormai sdoganate. Anche se: «Per uomini etero è sempre un problema trovarsi in situazioni dove possono passare per poco virili. Cose difficili da accettare? Quando sui social parliamo di non monogamia, rapporti cioè di coppie aperte che includono altre persone, si creano grandi discussioni. Ma è normale se cresci in contesti dove pensi che il modo di vivere l’amore sia solo uno».

E poi le fantasie: «A chi piacciono i piedi, a chi essere guardati mentre si fa sesso, o c’è chi trova eccitante il contatto con la superficie dei palloncini». Molte cose che possono sembrare strane: «Ma non c’è niente di male. E se la persona con cui hai un rapporto è favorevole, va tutto bene». Ah, appendice finale: «Stando lontano ora apprezzo la meraviglia dei miei luoghi in Sardegna, in futuro vorrei tornare a viverci».

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