Prezzi insostenibili nella sanità privata, Nicola Addis: «Ristabiliamo il tariffario»
Il presidente dell’Ordine dei medici: «Ormai per curarsi bisogna pagare, ci vogliono regole». Risonanza che varia da 400 a 182 euro e a Cagliari niente appuntamenti nel 2024
Sassari La sanità privata ormai non è più un comparto marginale dell’assistenza: purtroppo in molti casi è diventata l’unica ancora di salvezza del cittadino. Per determinate prestazioni, infatti, rivolgersi al Cup e ai medici pubblici o convenzionati significa rassegnarsi ad attendere una risposta dopo oltre un anno. Parliamo soprattutto di accertamenti diagnostici come le risonanze magnetiche e le tac.
Barry Aissatou, di origine africana ma ormai da tanti anni cittadina cagliaritana, ha provato in tutti i modi a prenotare nell’arco di due mesi una risonanza al collo con e senza liquido di contrasto: «Per prima cosa mi sono rivolta a Cup – racconta – provando a chiamare ripetutamente, sperando ci fosse qualche disdetta. Gli appuntamenti per il momento sono al 2026: a quella data faccio in tempo a morire e anche a resuscitare».
Il suo medico curante ha sollecitato l’esame, e dunque l’unica possibilità di effettuarlo in tempi sostenibili, è bussare alla sanità privata. Ma le liste di attesa del Cup sono talmente sature, che anche le agende dei privati sono molte avare di appuntamenti: «Il primo studio radiologico che ho chiamato, aveva disponibilità a marzo, con tariffa di 270 euro. Ho provato anche attraverso l’intramoenia del Brotzu, ma anche in questo caso, al costo di 300 euro, le date andavano comunque oltre il 2024».
Nei giorni scorsi una paziente sassarese era stata costretta a chiamare i centri privati per una risonanza massiccio facciale. Per lei le tempistiche sono state relativamente rapide, il problema però era l’enorme divario dei prezzi applicati da un professionista all’altro. Si passava dai 300 ai 400 euro a Sassari, per poi scendere i 182 a Nuoro. In pratica i tariffari sono totalmente a discrezione dei privati, che possono applicare i costi per prestazione che più ritengono congrui. «La colpa è stata delle liberalizzazioni di diversi anni fa – spiega Nicola Addis, presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Sassari – che si sono rivelate un disastro. L’obiettivo era creare un mercato concorrenziale che venisse incontro al cittadino, nella realtà la mancanza di regole ha consegnato il cittadino alla mercé dei privati. E questo è eticamente sbagliato. Se il cittadino potesse scegliere, se avesse delle alternative alle prestazioni erogate dal privato, allora la liberalizzazione potrebbe avere un senso. Ma le liste di attesa lunghe un anno non lasciano scampo, e i pazienti per curarsi e per disperazione sono costretti a pagare. In questo scenario, però, sarebbe doveroso ripristinare un tariffario a tutela dei cittadini».
E prosegue: «Prima delle liberalizzazione l’Ordine dei Medici aveva la facoltà di controllo dei prezzari, e potevamo imporre un limite massimo per prestazione. Ma ora non abbiamo più alcuno spazio di manovra, e ognuno fa quel che vuole. Ecco, in una situazione di emergenza sanitaria nella quale viviamo, con milioni di persone in Italia che hanno rinunciato alle cure perché non se le possono permettere, dove la prevenzione ormai è saltata per via dei tempi d’attesa, sarebbe ora di ristabilire delle regole di ingaggio. Almeno finché le campagne per l’abbattimento delle agende Cup abbiano i loro effetti». Purtroppo al momento certi esami richiedono ancora un anno di calendario: «Io avevo proposto una sorta di piano Marshall – conclude Nicola Addis – per quegli esami che la sanità pubblica non riesce a coprire nell’arco di due mesi, il cittadino dovrebbe avere la possibilità di eseguirli privatamente, ma con le spese rimborsate dalla propria Asl».
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