La Nuova Sardegna

Sanità

Nell’isola risonanze dopo 400 giorni e pochi posti a pagamento: la prevenzione è saltata

di Luigi Soriga
Nell’isola risonanze dopo 400 giorni e pochi posti a pagamento: la prevenzione è saltata

A Cagliari ormai è difficile trovare posto anche privatamente: il Cup riversa i pazienti di tutta l’isola nelle cliniche del sud

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Sassari La prevenzione ormai è saltata. Il problema è che in Sardegna in determinati casi diventa impossibile anche curarsi. Una serie di esami da circoletto rosso non solo non sono prenotabili col sistema pubblico, ma non si riesce a fissarli nemmeno se si è disposti a pagarli a peso d’oro.

Si parla ad esempio di “RM del cervello e del tronco encefalico, senza e con contrasto”, classe di priorità differibile, con prenotazione effettuata nella settimana che va dal 7 all’11 ottobre. In questo caso la mediana dei giorni di attesa è di 439. Se invece si ha bisogno di RM dell'addome inferiore e scavo pelvico, senza e con contrasto, allora la mediana si dilata addirittura a 476 giorni di attesa. Si tratta di esempi limite, col massimo della criticità, ma le agende delle risonanze e delle tac in generale sono molto avare di caselle libere. Come appena visto, nel pubblico e nel regime convenzionato, si va abbondantemente oltre l’anno, ma il dato allarmante è che su Cagliari anche i privati ormai sono in enorme difficoltà a coprire la domanda a pagamento dei pazienti.

Nei giorni scorsi una lettrice che voleva prenotare una risonanza al collo nell’arco di un mese, non è riuscita a trovare spazi tra gli ambulatori privati cagliaritani. E nemmeno a parlarne, entro il 2024, con l’Intramoenia del Brotzu. Per capire come mai si sia arrivati a un simile scenario, occorre analizzare qualche dato su “confronto delle prestazioni pubblico-private nelle singole Asl”. Le cifre della Asl numero 8 saltano subito all’occhio. Il 58 per cento delle visite e degli esami è erogato dalle strutture pubbliche, mentre il restante 42 per cento dalle cliniche e dagli ambulatori privati. E quest’ultimo è un valore altissimo. Soprattutto se raffrontato a ciò che avviene a Sassari: qui infatti l’84 per cento delle prestazioni è coperto dall’Aou e dall’Asl, mentre Policlinico e altre strutture erogano appena il 16 per cento delle richieste.

Questo si traduce in un esodo sanitario che dal nord e dal centro si riversa verso Cagliari. Infatti, se si prova a contattare il Cup dal nord dell’isola, i primi appuntamenti disponibili per buona parte sono localizzati a 200 chilometri di distanza. In pratica Cagliari diventa il riferimento diagnostico di quasi tutta l’isola, ed ecco il motivo per cui le agende dei privati, che pure contano numerose cliniche, sono sature anche per gli appuntamenti fuori convenzione. Ci pensa lo stesso Cup a riempire tutte le caselle. A Sassari invece, dove l’apporto privato nell’abbattimento delle liste d’attesa è marginale, trovare una risposta dai privati è facile e anche veloce. Il problema a queste latitudini invece sono i prezzi, che con le liberalizzazioni sono a completa discrezione dei singoli specialisti.

«330 euro per una risonanza urgente alla prostata, altrimenti col Cup se ne parlava nel 2025 – racconta un paziente – io i soldi per fortuna li avevo, ma in sala d’attesa ho parlato con alcuni poveri cristi che si sono dovuti indebitare, per provare a sopravvivere». Nell’universo privato non esiste omogeneità di trattamento: una stessa risonanza, a seconda del centro che si contatta, può costare 400, o 300 euro a Sassari, per poi arrivare al low cost di 182 a Nuoro. Ci sono pochissimi margini d’azione per normare queste discrepanze, e a farne le spese è il paziente, che non riceve alcuna tutela economica e spesso rinuncia anche alle cure, perché non se le può permettere. Una soluzione percorribile sarebbe una sorta di registro regionale con un tariffario condiviso, ma l’adesione al registro avverrebbe solo su base volontaria da parte dei privati. La liberalizzazione dei prezzi infatti resta la norma sovraordinata.

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