Un altro detenuto suicida, 82 in un anno: il sindacato denuncia «la strage infinita»
Le intollerabili condizioni del sistema carcerario toccano anche gli agenti penitenziari, nel corso del 2024 si sono suicidati in 7. Per non contare risse, omicidi, stupri, evasioni
Cagliari Ventisette anni, cagliaritano, si era impiccato nella sua cella del carcere del capoluogo sardo la settimana scorsa. Subito soccorso, era stato condotto in ospedale in condizioni disperate. Nella notte scorsa è deceduto. Sale dunque a 82 la tragica conta dei detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno, cui bisogna aggiungere 7 appartenenti alla Polizia penitenziaria. «Una strage infinita, alla quale non si vuole porre freno, nella sostanziale indifferenza della maggioranza di governo – dice Gennarino De Fazio, segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria -.Del resto, il sistema carcerario è in crisi profondissima e inaffrontata, come certificano tutti gli indicatori numerici. Quasi 16mila reclusi oltre i posti disponibili, omicidi, suicidi, risse, rivolte, stupri, traffici illeciti di ogni genere, evasioni e molto altro ancora in numero crescente, per guardare al lato prettamente detentivo; ma voltando lo sguardo verso il personale, con più di 18mila unità mancanti alla polizia penitenziaria, oltre 3mila aggressioni subite, turnazioni e carichi di lavoro esorbitanti, privazioni di diritti anche di rango costituzionale, i dati sono altrettanto allarmanti. Anche a Cagliari sono stipati 765 detenuti in 561 posti disponibili, gestiti da 315 agenti quando ne sarebbero necessari almeno 528. Indicatori che, nostro malgrado, tuttavia, non sembrano scuotere le coscienze di chi, sollecitato anche dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, dovrebbe intervenire con provvedimenti tangibili e immediati», aggiunge il segretario della UilPa PP. «Il l 2022 fu l’annus horribilis per i suicidi in carcere - aggiunge De Fazio -,con 84 ristretti che si tolsero la vita; mancano 34 giorni alla fine dell’anno e siamo già a 82, difficile non immaginare il superamento di quella quota che aveva indotto la premier Giorgia Meloni a definire, già allora, i penitenziari italiani indegni per un paese civile. Dopo oltre due anni di suo governo, le condizioni delle carceri sono ancora più indegne, per chi vi è ristretto e per chi vi lavora». (l.on)