La Nuova Sardegna

L’intervista

Stefano Ceccanti: «Sarà il Consiglio a dire sì o no alla decadenza»

Stefano Ceccanti: «Sarà il Consiglio a dire sì o no alla decadenza»

L’ordinario di Diritto pubblico comparato alla Sapienza esprime il suo parere sul ruolo dell’assemblea regionale a seguito del pronunciamento del collegio di garanzia elettorale

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Cagliari Stefano Ceccanti è ordinario di diritto pubblico comparato alla Sapienza. È stato parlamentare per due legislature non consecutive nelle file del Pd ed è autore di numerose pubblicazioni di diritto costituzionale e comparato. In questa intervista esprime il suo parere sul ruolo del consiglio regionale a seguito del pronunciamento del collegio di garanzia elettorale.

Professore chi secondo lei dovrebbe dichiarare la decadenza della presidente Todde? L’aula o il suo presidente?
«L’unico organo che può dichiarare la decadenza di un consigliere regionale per le irregolarità di cui si discute è solo il consiglio regionale se decide di condividere i rilievi del collegio di garanzia. È una libera decisione dell’aula. La legge dice questo».

In questa vicenda si intrecciano leggi regionali o norme nazionali. Sono tutte organiche tra di loro?
«La normativa applicabile al caso della presidente Todde è quella della legge regionale del 27 gennaio 1994, la 1 che tratta della normativa di contorno per le elezioni regionali, compresa la rendicontazione delle spese. Da lì bisogna partire».

E cosa prevede?
«Prevede, nel suo articolo 5, al comma 3, che siano applicabili alcune sanzioni introdotte per le elezioni politiche nazionali dall’articolo 15 della legge 10 dicembre 1993, la numero 515 ed in particolare dal comma 7 di questo articolo, ossia la decadenza su delibera del Consiglio regionale in seguito alla decisione definitiva del Collegio regionale di garanzia elettorale».

Il comma 7 così recita: “L’accertata violazione delle norme che disciplinano la campagna elettorale, dichiarata dal Collegio di garanzia elettorale in modo definitivo, costituisce causa di ineleggibilità del candidato e comporta la decadenza dalla carica del candidato eletto nei casi espressamente previsti nel presente articolo con delibera della Camera di appartenenza”. Qui non abbiamo una Camera di appartenenza ma il consiglio regionale.
«Gli organi competenti sono solo due: il collegio regionale di garanzia elettorale e, in seguito, il Consiglio regionale che si deve esprimere con un voto decisivo. I consiglieri che condivideranno le tesi del Collegio voteranno per la decadenza, quelli che invece saranno d'accordo con le controdeduzioni della Presidente voteranno contro. Secondo la legge vigente sarà quindi l'Aula a decidere».

Sembra di capire che le parole chiave siano due: delibera e decadenza.
«Esatto. Quando la legge parla di delibera fa riferimento a un voto, che per sua natura non può essere imposto. Non si può imporre ad alcuna assemblea elettiva come votare. A un certo punto si confronteranno gli argomenti e si deciderà che posizione assumere, ma è il Consiglio che pronuncerà la parola finale».

Nel passato sono successi fatti analoghi che hanno coinvolto assemblee elettive?
«Mi viene in mente il caso del senatore di Forza Italia Augusto Minzolini. Lui venne condannato e la legge Severino prevedeva la decadenza dalla carica ricoperta in quel momento dallo stesso senatore. Il Senato ravvisò che non vi erano gli elementi per la decadenza e votò contro la decadenza. Minzolini non decadde. Ripeto, è il Consiglio Regionale che può decidere in merito alla decadenza, come da salvaguardia di autonomia e libertà di tutte le assemblee elettive». (gcen)

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