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Le maschere demoniache di Scano di Montiferro protagoniste al carnevale di Carnate


	Foto tratta dalla brochure dell’Associazione culturale "S’Ainu orriadore" Scano di Montiferro
Foto tratta dalla brochure dell’Associazione culturale "S’Ainu orriadore" Scano di Montiferro

Sfilata nelle vie del centro cittadino. Il gruppo “S’Ainu orriadore” ospite del Circolo dei sardi “Raimondo Piras”

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Carnate «Negli anni passati abbiamo portato qui al carnevale di Carnate tanti gruppi sardi, dai Tamburini di Oristano ai Mamuthones e Issohadores di Mamoiada. Stavolta è il turno de s’Ainu orriadore, la maschera tipica di Scano di Montiferro». Gianni Casu, presidente del Circolo “Raimondo Piras”, annuncia così il prossimo appuntamento nella cittadina in provincia di Monza e Brianza. Grazie all’impegno dell’associazione degli emigrati (e della Pro loco di Carnate, con il patrocinio del Comune di Carnate, della Fasi e della Regione Sardegna), la sfilata di carnevale 2025 dell’8 marzo nelle strade del centro lombardo vedrà protagonista anche la figura demoniaca di Scano di Montiferro, “s’Ainu orriadore” (l’asino che raglia), appunto.

Sedici le persone che indosseranno la maschera di Iscanu: sa carruga; il copricapo, poi, fatto di pelle di capra; il costume: sa zimarra, calzones, bottinos; e gli accessori: cadenas, sonazzas e fuste. Riscoperta e valorizzata a partire dal 1994, l’antica maschera di Scano di Montiferro trae origine da una credenza popolare. Nel paese dell’Oristanese si racconta che quando stava per morire qualcuno, comparisse s'Ainu orriadore «ossia il demonio che voleva impossessarsi dell’anima dello sventurato sul letto di morte – si legge nella brochure di presentazione dell’Associazione culturale S’Ainu orriadore Scano di Montiferro –. Si presentava sotto forma di aspetti diversi, assumendo sembianze d’asino, bue o cane bianco con faccia scarna, piedi d’asino o zampe di gallo. Quando non riusciva nel suo intento si dileguava verso il cimitero dell’oratorio di San Nicolò, emettendo orulos (ragli e suoni che non somigliavano in realtà a nessun animale) misti a pianto, stridio di catene e campanacci, incutendo così tra la gente paura e terrore. Tra credenza e suggestione, ancora oggi a Scano di Montiferro (Iscanu) possiamo ascoltare testimonianze di persone anziane che raccontano di aver sentito o visto s’Ainu orriadore, descrivendo tale figura demoniaca in ogni particolare».

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