Kristina Jacobsen, l’americana di Santu Lussurgiu incanta anche Udine
Concerto-lezione della folksinger etnomusicologa del New Messico al Circolo dei sardi “Montanaru”
Udine Cosa hanno in comune il New Messico, Albuquerque, la Sardegna e Santu Lussurgiu? Nulla! Direbbe anche il più navigato degli uomini di mondo. Invece noi, semplici soci del Circolo dei sardi “Montanaru” di Udine (presidente Domenico Mannoni), lo sappiamo benissimo, avendolo vissuto di persona nei giorni scorsi durante l'esibizione dal vivo della sorprendente, per bravura, calore umano e simpatia, dell’etnomusicologa/folksinger Kristina Jacobsen: li/ci accomuna, l'amore per la gente semplice ed accogliente, l'amore per il buon cibo sardo e, necessariamente non ultimo, anche l'amore per l'aspetto musicale ibridato magistralmente dalla sardo/americana Kristina.
L'abbiamo sentito dalla sua calda voce di contralto, in un italiano perfetto (imparato in Trentino a 15 anni) del suo andare avanti/indietro per la Sardegna una ventina d'anni dopo, da Bosa a Cagliari, da Sant'Elena a Santu Lussurgiu, dal sentirsi dire: “Ma sei proprio americana? E vuoi proprio abitare a “Santu Lussurgiu?”. Sì, lo voglio, quasi come un impegno metafisico. Il più era fatto dall'amore per il posto incantevole, per la gente riservata, cordiale, per il cielo e il mare indescrivibili, non mancava che imparare quella lingua arcaica e misteriosa ricca di risonanze tronche e gutturali e, con l'aiuto di Francesca Manca, insegnante e già sindaca di Santu Lussurgiu, ha imparato, con tutte le difficoltà d'ogni principiante, la “limba” sarda in tutte le sue varianti, non solo il campidanese che ha nomea d'esser una lingua grezza, bassa, da “barzellette” come ha sentito dire da un ragazzino al suo fratellino… «non parliamo in sardo se no ci faremo capire che siamo dei poveri contadini» sic!
Kristina Jacobsen è anche antropologa ed insegna all'Università del New Messico etnomusicologia e, con l'aiuto di Ignazio Cadeddu e Diego Pani si addentra sempre più in profondità nel vissuto sociale, nei valori antichi di Santu Lussurgiu che tante affinità presentano con i propri materni e quelli che la giovane americana aveva studiati nella riserva della Navajo Nation ove i nativi stanno progressivamente perdendo la lingua originale, anche se cercano di rivitalizzarla con apposite scuole. Il popolo Navajo è di forte impronta “matriarcale” come del resto si riscontra in Sardegna, da tutto ciò e dall'incontro con cantautori sardi che scrivono e cantano canzoni in sardo ed inglese, saltando l'italiano, nasce l'idea di scrivere musica americana country che piace anche ai sardi.
Ha lavorato con Matteo Carta, Matteo Scano e Giuseppe Scanu su temi come lingua, appartenenze ed ambiente, canzoni scritte in inglese, sardo e miste, tanto che il professore dell’Università di Cagliari Ignazio Macchiarella l'ha invitata, come visiting professor a presentare il libro scritto a suo tempo, sulla musica Navajo.
Abbiamo così ascoltato dalla voce piana intonatissima, anche nel modulato, di Kristina, tutte le descrizioni etnografiche che sottolineavano il microsociale di Santu Lussurgiu nel Montiferru, terra di “canto a tenores”, del micropolitico del Cagliaritano, delle affinità indiane dei Navajo alla Tex Willer, cavalcare barbaricino di Orgosolo; abbiamo anche tentato di intonare “a cappella”, da lei guidati, peraltro con scarso risultato, anche un brano che rassicurava: “Se a sera riesci a tenerti ancora per mano con chi ti ama non può che finir bene”. Abbiamo infatti terminato benissimo tenendo in mano un bicchiere di vermentino addolcito da un delicato amaretto e con ancora nell’aria le calde note folk della sardo/americana Kristina Jacobsen.