Nomine Asl, strappo Todde-Pd: cosa c’è dietro la frattura che agita la maggioranza
Al voto non hanno partecipato i tre assessori del principale partito della coalizione. Sullo sfondo la richiesta di rimpasto in giunta
Cagliari La giunta regionale, convocata dalla presidente nel primo pomeriggio di ieri, 27 aprile, ha nominato i commissari delle Asl e delle aziende universitarie e regionali. Una scelta che ha lacerato la maggioranza, con il Partito Democratico, che ha deciso di non partecipare alla riunione. L’esecutivo, senza i tre assessori Dem (Meloni al Bilancio, Cani all’Industria e Laconi all’Ambiente) ha approvato poi l’elenco dei commissari, con sorprese, conferme e spostamenti dell’ultima ora.
La giornata aveva preso il via con un vertice, da remoto, tra la presidente, i capigruppo del Campo Largo e i segretari dei partiti durato circa un’ora e mezza. La riunione I partecipanti lo hanno definito sereno, ma non tale da portare a modifiche delle posizioni di partenza. La presidente era per confermare i tempi e ha proposto il suo elenco (poi cambiato in corso d’opera); il Pd ha ribattuto che non c’erano i tempi per consentire una sintesi tra le diverse anime della coalizione e che quindi prendeva atto delle scelte della Todde. Della serie: queste sono tue nomine, nel bene e nel male. La conferma del clima non conflittuale si è avuta dalla precisazione, accolta anche dagli altri partiti della coalizione, che queste nomine avranno una “vita” definita: sei mesi. La legge prevede una eventuale proroga di altri sei mesi per i commissari, ma allo stato attuale non sembra che l’ipotesi sia percorribile. Sei mesi e poi arriveranno (se la legge passerà indenne il quasi certo ricorso del governo) i direttori generali.
Le conseguenze In assenza di dichiarazioni ufficiali da parte del Pd (che eleggerà i suoi nuovi vertici entro maggio) si possono fare solo ipotesi su cosa succederà da oggi in avanti. Dal Pd non vogliono «approfondire il solco», ma ammettono che l’intero dossier è stato «gestito male da chi ha la responsabilità della politica sanitaria». Un messa in mora diretta, «un atto di sfiducia» verso l’assessore Bartolazzi, che pure, come hanno ammesso autorevoli partecipanti alle trattative, ha recitato in questa scena un ruolo secondario. I Dem parlano di «nuovo inizio per valutare le politiche sanitarie della giunta». E infine giudizi molto netti sulla qualità dei commissari, pur se qualche scelta fatta all’ultimo ha «migliorato il livello».
Da queste frasi si colgono le azioni che i “pontieri” hanno messo in campo per avvicinare le posizioni, ma nessuno, ieri mattina, era disposto al passo indietro. Tra i due litiganti (sullo sfondo la richiesta di un rimpasto su una giunta definita squilibrata a favore del partito della Presidente) i partiti minori, che consapevoli dei rischi di una pericolosa e imprevedibile crisi hanno buttato secchiate d’acqua sulle fiamme. E così Francesco Agus (Progressisti) parla di «frattura inaccettabile. Oggi più di ieri parleranno solo i risultati», mentre Maria Laura Orrù (Avs), dopo aver fatto gli auguri ai nominati precisa che questa «è una fase di transizione, speriamo che la discontinuità sia l’inizio di un vero cambiamento». Sandro Porcu (Orizzonte Comune) prende «atto delle scelte illustrate dalla presidente e dall’assessore dettate anche dai tempi che non ha consentito una maggiore concertazione e la preventiva condivisione dei profili, di qualità. Questa fase delicata non avrà effetti sulla tenuta della maggioranza. Sono delle nomine a tempo come prevede la legge ma fondamentali». Soddisfatto il gruppo Uniti per Todde, convinto «che fosse necessario e urgente un cambiamento radicale – dice Sebastian Cocco – nelle aziende sanitarie e fiduciosi che i nuovi commissari, partendo dai principi della recente riorganizzazione, possano dare quella svolta che i cittadini si aspettano». Per Luca Pizzuto (Sinistra Futura), «occorre per il prossimo futuro lavorare in modo ancora più inclusivo e unitario. Ora si lavori per il superamento delle diverse valutazioni presidenti nella coalizione».
La provvisorietà delle scelte compiute ieri è uno degli elementi che potrebbe unire i diversi partiti. Si tratta di commissari non di direttori generali, ammettono dalle parti del Campo Largo, e il nuovo elenco nazionale di idonei a questo ruolo, in arrivo entro l’estate, favorirà quelle che vengono definite le «vere» nomine. Intanto c’è da recuperare un clima teso, anche all’interno dei partiti, tra le rappresentanze istituzionali e i vertici politici, con la fiducia reciproca ridotta ai minimi termini. Temi che si intrecciano col cammino amministrativo di queste nomine. I commissari entreranno in carica dopo la firma dei contratti, prevista per oggi. Immediatamente partiranno i ricorsi al Tar da parte di chi è stato giubilato.