È accusato di aver raggirato una 50enne
Soldi al cartomante farlocco disposte nuove indagini
SASSARI. Ci si aspettava una sentenza, ieri mattina, nel processo a carico di Rostas Darius Vali, il romeno accusato di aver raggirato una donna sassarese facendole credere di avere il malocchio e...
10 novembre 2021
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SASSARI. Ci si aspettava una sentenza, ieri mattina, nel processo a carico di Rostas Darius Vali, il romeno accusato di aver raggirato una donna sassarese facendole credere di avere il malocchio e portandole via circa 30mila euro che a suo dire servivano per ottenere benefici dalla cartomanzia. Unico strumento che avrebbe potuto liberarla dagli influssi malefici.
Il collegio presieduto dal giudice Mauro Pusceddu (a latere Sergio De Luca e Giulia Tronci) ha invece disposto la restituzione degli atti al pubblico ministero perché proceda per un reato diverso da quello contestato (l’estorsione). Le altre due ipotesi sarebbero truffa o falso. Era stato lo stesso pm Angelo Beccu nella sua discussione a spiegare che a suo dire «non fu estorsione di denaro quella ai danni della vittima, piuttosto una truffa aggravata» e per questo reato aveva chiesto la condanna a un anno e sei mesi. Mentre aveva chiesto l’assoluzione – accordata ieri dal collegio – per l’accusa di violenza sessuale. La donna aveva infatti raccontato che una volta, mentre era a casa dell’imputato per consegnargli il denaro, lui avrebbe tentato di violentarla. Accusa che i difensori di Rostas – Giuseppe Masala e Salvo Fois – avevano tentato di smontare nelle rispettive arringhe sostenendo che in una casa abitata chiunque avrebbe potuto sentire le eventuali urla della donna.
L’avvocato Luca Diaz, parte civile per la vittima, nel processo aveva sottolineato come l’uomo avesse approfittato di un momento di debolezza della sua assistita. I due si erano conosciuti al pronto soccorso, un giorno in cui lui aveva accompagnato la propria madre che aveva avuto un attacco di cuore. Aveva scambiato alcune parole con la donna che si trovava lì per lavoro, tra i due si era creata empatia. Ma poi ci sarebbero state quelle continue richieste di denaro sempre assecondate dalla vittima che era terrorizzata dall’idea di poter perdere qualcuno della sua famiglia. Una paura che le sarebbe stata inculcata proprio dall’imputato: «Se non ti liberi dal malocchio tuo padre morirà». (na.co.)
Il collegio presieduto dal giudice Mauro Pusceddu (a latere Sergio De Luca e Giulia Tronci) ha invece disposto la restituzione degli atti al pubblico ministero perché proceda per un reato diverso da quello contestato (l’estorsione). Le altre due ipotesi sarebbero truffa o falso. Era stato lo stesso pm Angelo Beccu nella sua discussione a spiegare che a suo dire «non fu estorsione di denaro quella ai danni della vittima, piuttosto una truffa aggravata» e per questo reato aveva chiesto la condanna a un anno e sei mesi. Mentre aveva chiesto l’assoluzione – accordata ieri dal collegio – per l’accusa di violenza sessuale. La donna aveva infatti raccontato che una volta, mentre era a casa dell’imputato per consegnargli il denaro, lui avrebbe tentato di violentarla. Accusa che i difensori di Rostas – Giuseppe Masala e Salvo Fois – avevano tentato di smontare nelle rispettive arringhe sostenendo che in una casa abitata chiunque avrebbe potuto sentire le eventuali urla della donna.
L’avvocato Luca Diaz, parte civile per la vittima, nel processo aveva sottolineato come l’uomo avesse approfittato di un momento di debolezza della sua assistita. I due si erano conosciuti al pronto soccorso, un giorno in cui lui aveva accompagnato la propria madre che aveva avuto un attacco di cuore. Aveva scambiato alcune parole con la donna che si trovava lì per lavoro, tra i due si era creata empatia. Ma poi ci sarebbero state quelle continue richieste di denaro sempre assecondate dalla vittima che era terrorizzata dall’idea di poter perdere qualcuno della sua famiglia. Una paura che le sarebbe stata inculcata proprio dall’imputato: «Se non ti liberi dal malocchio tuo padre morirà». (na.co.)