La Nuova Sardegna

Sassari

Tribunale

Sassari, arrivata la sentenza di fallimento per la Casa della Divina Provvidenza

di Roberto Sanna
Sassari, arrivata la sentenza di fallimento per la Casa della Divina Provvidenza

La vita, almeno per il momento, continua perché si va in regime di esercizio provvisorio ma adesso entra in scena la figura del curatore fallimentare a dirigere un traffico di spettanze arretrate, dipendenti che bussano alla porta, aziende che chiedono di essere pagate

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Sassari Adesso c’è anche la sentenza del giudice: il fallimento della Casa della Divina Provvidenza, dopo anni di alti e bassi e diversi tentativi di salvataggio, è diventato una realtà. La vita, almeno per il momento, continua perché si va in regime di esercizio provvisorio ma adesso entra in scena la figura del curatore fallimentare a dirigere un traffico (scomodo) di spettanze arretrate, dipendenti che bussano alla porta, aziende che chiedono di essere pagate. E soprattutto, c’è da garantire la continuità a una struttura molto radicata in città nella quale si accudiscono una cinquantina di ospiti e lavorano, per fortuna con stipendi che arrivano con regolarità, una ventina di persone.

La sentenza è il punto di arrivo di un procedimento avviato nell’ottobre del 2021 da alcuni creditori per una cifra totale di poco superiore ai 40mila euro, ma in mezzo a questo ci sono anche tanti stipendi arretrati vantati anche da diversi dipendenti che nel frattempo sono andati in pensione. Alla fine la cifra complessiva pendente non supera il mezzo milione di euro, ma in questi due anni non si è mai arrivati a una soluzione concordata tra le parti e già poche settimane fa si era capito che il fallimento sarebbe stata la soluzione più probabile.

I legali della Divina Provvidenza, passata nel frattempo alla gestione di un commissario (attualmente in carica è Roberto Erre, duramente contestato dai sindacati), avevano chiesto l’ammissione a un concordato preventivo ma lo scorso gennaio il giudice aveva rigettato la domanda rilevando l’assenza di un piano. Tutti i vari passaggi successivi non erano serviti a evitare la corsa verso il precipizio e la situazione aveva svoltato definitivamente tra ottobre e novembre, quando erano state revocate le misure protettive e il giudice aveva respinto le ultime eccezione dei legali della Divina Provvidenza.

Nell’udienza del 29 novembre il giudice aveva definitivamente chiuso le porte dichiarando conclusa negativamente la procedura negoziata, senza più possibilità di chiedere misure protettive, rinviando tutto alla decisione finale che è arrivata ieri mattina. A questo punto si pone il problema del futuro. Il giudice ha deciso di non sospendere l’attività, a tutela dei creditori, degli ospiti e dei dipendenti, ma i tempi dati sono scarni: tre mesi di esercizio provvisorio.

Le incognite non mancano. Su tutte, la possibilità di incassare i contributi della Regione a per una cifra complessiva che potrebbe arrivare a quattro milioni di euro, coi quali si potrebbero sistemare molte cose. Tempo fa il direttore generale dell’Asl, Flavio Sensi, aveva anche inviato al presidente della Regione Christian Solinas una manifestazione d’interesse per rilevare e rilanciare la struttura ma anche questa si è persa nel nulla.

Sicuramente la struttura, fondata da padre Manzella all’inizio del secolo scorso insieme alla Congregazione delle Dame della Carità di Vincenzo de Paoli, non è ferma e continua ad avere buone potenzialità ed è attrezzata anche per ospitare e assistere il doppio delle persone attualmente presenti, però serve un piano di rilancio vero che nessuno ha mai realmente presentato.

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