Sassari, dodici quintali di cannabis sequestrati in un capannone
Blitz della squadra mobile a Predda Niedda: ci sono tre indagati
Sassari Dodici quintali di marijuana conservati in bidoni di plastica e scatole di cartone. L’operazione della squadra mobile (5ª sezione antidroga) risale a pochi giorni fa quando durante un blitz in un capannone della zona industriale di Predda Niedda hanno sequestrato un ingente quantitativo di sostanza.
Cannabis light (e quindi legale), secondo i tre soci che gestiscono una ditta (dove è intervenuta la polizia) dedita alla commercializzazione dei derivati e dei prodotti correlati (compresi oli, saponi, fibre tessili) e che ora si ritrovano indagati per il reato previsto dall’articolo 73 del d.p.r 309/1990 che persegue le condotte di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope.
Nel caso specifico, visto l’ingente quantitativo di cannabis stoccato in varie forme (piante, infiorescenze, trinciato) e considerato il fatto che il sopralluogo e la campionatura della merce da parte della polizia scientifica avrebbero richiesto molto tempo, si è proceduto al sequestro dell’intero immobile. Bisognerà dunque attendere l’esito degli accertamenti. E soprattutto sarà compito del difensore – i tre indagati si sono rivolti all’avvocato Antonio Secci – sbrogliare una sorta di matassa “normativa”.
La legge 242/16 regolamenta la coltivazione della canapa con l’obiettivo di promuoverne la filiera agroindustriale: all’articolo 4 prevede che se all’esito dei controlli il contenuto di Thc è compreso tra lo 0,2% e lo 0,6%, è esente da responsabilità l’agricoltore che ha rispettato le prescrizioni. Ma non l’acquirente, sembrerebbe. In realtà, però, il negozio o la società che acquista dal produttore coltivatore, dovrebbe avere la stessa “immunità” se risulta rispettata a monte la soglia di legge fino allo 0,6%.
Allo stesso tempo la disciplina degli stupefacenti in Italia – dettata dal dpr 309/1990 – non prevedrebbe una soglia minima di Thc con la conseguenza che l’attività di vendita, messa in vendita, commercializzazione e importazione della cannabis sia vietata tout court.
La ditta chiusa a Sassari commercializzava la canapa legale. Nel sito internet di presentazione della società è specificato che la cannabis sativa “ha documentati effetti antinfiammatori, tranquillanti e energizzanti, antiossidanti, antiepilettici, antipsicotici, antitumorali. Combatte l’acne, e tanto altro”.
I prodotti “appartengono a varietà di cannabis sativa – aggiungono i titolari – approvate CE e iscritte nel catalogo comune delle specie di piante agricole. Sono venduti per uso tecnico, collezionismo e comunque in accordo agli usi di cui alla legge 242/16”. Sarebbe un prodotto finale “di alto livello”, quello ottenuto, che riguarda anche la cosmesi, con creme, saponi e vari articoli in cui le caratteristiche della canapa lavorano in sinergia con le proprietà delle altre piante officinali. “L’unicità della fibra poi, la rende molto versatile per la creazione di abbigliamento e accessori con una elevata resistenza sia agli strappi che all’usura”.
Ora bisognerà attendere le valutazioni della Procura, successive alla consulenza sulla campionatura che dovrà accertare la percentuale di thc. Se all’esito della perizia figurasse lo 0,2 il pm potrebbe chiedere l’archiviazione, in caso contrario dovrebbe convalidare il sequestro e procedere con la contestazione dell’articolo 73.