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Sassari, Palazzo Guarino: «In futuro un museo aperto alla città»

di Paolo Ardovino
Sassari, Palazzo Guarino: «In futuro un museo aperto alla città»

Parla uno degli eredi della famiglia proprietaria sul possibile restauro dell’edificio medievale

27 febbraio 2024
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Sassari Sarà per quell’atmosfera gotica che emana, tra gli spuntoni in ferro sull’ingresso che dà sul corso, le finestre colorate ai piani superiori e gli archi in pietra. Casa Guarino, vista da dentro, sembra il palazzo dei misteri. Da girarci un cortometraggio ad alta tensione passando da una stanza all’altra. Per Sassari è un simbolo nella discesa in Corso Vittorio Emanuele II. Tra pochi giorni il negozio di abbigliamento ospitato al piano terra chiuderà i battenti. Uno degli eredi della famiglia che possiede le mura, Luigi Bossalino, non vuole però che il palazzo cada in disuso. «Cerchiamo fondi per nuovi restauri – sostiene –, sarebbe bello far risplendere il palazzo in una veste museale».

Re Enzo La dimora di epoca medievale fonde storia e leggenda. Fino a poco tempo fa c’era ancora un cartello affisso a pochi metri che la indicava come casa di Re Enzo. Enzo Hohenstaufen, re di Torres e Gallura nel 1200 e figlio di Federico II, Stupor mundi. Col tempo, gli studi sul passato hanno messo da parte questa ipotesi. La costruzione del palazzo è da inquadrare due secoli più avanti, a metà del XV secolo, realizzata in stile catalano per un mercante sassarese di origini francofone, Serafino di Montanyans. Serafino “il barbuto” il cui volto è incastonato nel capitello in pietra di una delle due colonne principali all’esterno della struttura – nell’altra, il figlio Serafino II. Una famiglia importante, «con proprietà in tutto il Sassarese. Poi c’è un lungo buco storico che ci porta fino ai tempi più moderni della famiglia Defraia e quindi ai Guarino, di origini campane, che acquisirono il palazzo tra fine ’800 e primi del ’900», spiega Bossalino.

Loggia dei mercanti Lui, 49 anni, fotografo e molto noto negli ambienti musicali, è abituato a fare spesso da cicerone per curiosi e possibili acquirenti. Qualche giorno fa su Facebook ha raccontato che il negozio di abbigliamento Fanatik al piano terra chiuderà. Per i clienti, era la porta d’accesso agli ambienti affrescati e con il soffitto in legno che ha da sempre reso caratteristico quel locale commerciale. In molti hanno acceso la discussione social sul futuro dell’edificio e sulla sua bellezza portata avanti nei secoli. La famiglia proprietaria entra da via Santa Caterina, da un portone laterale. Bossalino conserva una grossa insegna in legno dove si legge la scritta “Loggia dei mercanti”. Era il nome dell’attività della famiglia Guarino tenuta in piedi dal 1925 al 2000. Era tutto pensato come uno spazio espositivo di abbigliamento, tendaggi e tessuti. Sulla facciata che dà verso il corso ancora oggi si legge il nome di Gennaro Guarino, nonno di Luigi, titolare della ditta, affisso in alto.

Palazzo museale «Sono venuti tanti storici e archeologi», dice l’erede, mentre fa strada tra il resto delle mura storiche interne. Una scala porta a quello che in tempi più recenti era divenuto un salotto, con vetrate a punta che si vedono da fuori. La luce che riesce a filtrare è poca. Ora ci sono le porte in legno a distinguere le camere, prima erano tutti spazi comunicanti. Un paio di camere da letto, bagni, ripostigli. Luigi ha riordinato una piccola nicchia nell’ala sospesa sulla volta ad arco di via Santa Caterina. L’intonaco ai muri racconta una storia moderna, così come il pavimento, databile agli anni ’50. Ma in alcune stanze il soffitto è stato tirato giù e ha rivelato un secondo strato più in alto, con le tavole in legno originarie. «Frequentavo questo luogo sin da piccolo e non immaginavo ci fosse tutto questo. E nascosti alle pareti non è da escludere che ci siano dei dipinti». Non sorprenderebbe nemmeno poter incrociare fantasmi o spiriti senza tempo. Sua madre Anna e lo zio Stefano hanno la proprietà sui primi due piani, sopra ci sono gli appartamenti privati del resto della famiglia Guarino. Ora che il negozio chiuderà – era rimasto il motivo dei via vai nel palazzo – la paura è che tutta quella struttura finisca nel dimenticatoio. «Inglobata in una crisi che ha colpito il centro storico – ragiona Bossalino –. Noi proprietari non possiamo fare grandi interventi, la casa è posta a vincolo di tutela». L’erede ha qualche cartello con la scritta “vendesi”: «L’avevo fatto un po’ per gioco, ma tra i tanti venuti nessuno si è mostrato davvero interessato». L’idea «è renderlo uno spazio vivo. Una libreria, un caffè letterario, ma più in grande, mettendo tutto in sicurezza, aprire a percorsi museali per esempio per le giornate del Fai».

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