La Nuova Sardegna

Sassari

Tentato omicidio

Partorì il figlio e lo abbandonò, mamma imputata davanti al gup

di Nadia Cossu
Partorì il figlio e lo abbandonò, mamma imputata davanti al gup

I fatti a Osilo. Il giudice dispone un rinvio dell’udienza preliminare: «Va informata la famiglia affidataria del piccolo»

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Sassari Il piccolo “Francesco” – questo il nome che era stato dato al neonato dal personale delle Cliniche che si era preso cura di lui – ora ha dei genitori affidatari, una nuova famiglia che lo ama e che, burocrazia permettendo, presto potrebbe adottarlo. Ed è questo il motivo per il quale ieri, 25 giugno 2024, giorno in cui era programmata l’udienza preliminare nei confronti della mamma del bimbo (che lo aveva abbandonato dopo il parto), il giudice ha disposto un rinvio ritenendo che il decreto di citazione a giudizio debba essere notificato al nuovo nucleo familiare del bimbo. Che, in quanto affidatario del piccolo, ha diritto a costituirsi parte civile nel procedimento. Qualora lo ritenesse opportuno.

Slitta quindi a ottobre l’apertura dell’udienza nei confronti della 30enne di Osilo, che deve rispondere di tentato omicidio. La notte tra il 17 e il 18 ottobre dello scorso anno partorì il suo bambino in casa e poi lo abbandonò sotto l’auto di sua madre, poco distante. Per la Procura il bimbo sarebbe stato esposto a pericoli di diverso genere che avrebbero potuto determinarne la morte. Inizialmente alla donna era stato contestato il reato di abbandono di minore che poi era stato però riqualificato in tentato omicidio.

A gennaio, infatti, il tribunale del Riesame, accogliendo l’appello dei pubblici ministeri Maria Paola Asara e Paolo Piras contro l’ordinanza del gip, aveva spiegato nelle motivazioni che «la volontà dell’indagata non era semplicemente quella di abbandonare il figlio, cosa che avrebbe potuto fare in vari modi salvaguardando la vita del piccolo, bensì quella di esporlo volontariamente a plurime e combinate fonti di pericolo per la vita, dalle quali non poteva che conseguire l’esito letale».

Per il collegio presieduto dal giudice Antonello Spanu quella madre, in sintesi, «aveva agito deliberatamente per determinare le condizioni dalle quali sarebbe derivata la morte del bambino, che sarebbe sopraggiunta con ragionevole certezza senza l’intervento salvifico della nonna». E le ragioni a supporto di questa convinzione erano state esposte nell’ordinanza.

Tra tutte «il posizionamento in piena notte (tra le 3 e le 4 del mattino ndc) del neonato in un punto non visibile e non facilmente raggiungibile, al di sotto dell’auto che di lì a poco sarebbe stata movimentata, con una manovra che avrebbe con alta probabilità provocato lo schiacciamento del neonato». Ma ancor prima, scrivono i giudici, «la morte sarebbe sopraggiunta per l’esposizione del neonato completamente nudo e privo di qualsiasi protezione a plurimi e concomitanti fattori di rischio».

Il Riesame aveva però ritenuto insussistente il “pericolo di recidiva” e aveva quindi detto no alla custodia in carcere, accogliendo le richieste degli avvocati Elisa Caggiari e Pietro Fresu che tutelano la donna. Anche perché a un certo punto lei, incensurata, «ha mutato atteggiamento ammettendo le sue responsabilità agli inquirenti». L’avvocato Fresu ha preannunciato, per la sua assistita, la richiesta di rito abbreviato condizionato all’audizione della psichiatra che visitò la trentenne.

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