Spaccio di droga tra Thiesi, Ittiri, Siligo: gli imputati dal gup
Patteggiamenti, condanne e rinvii a giudizi
Thiesi Si è conclusa con due condanne in abbreviato, patteggiamenti a pene che vanno da pochi mesi a oltre tre anni, un proscioglimento, un’assoluzione e una serie di rinvii a giudizio l’udienza preliminare che si è tenuta ieri mattina, 15 luglio, davanti al giudice Antonello Spanu e con il pubblico ministero Ermanno Cattaneo. Si tratta dell’operazione condotta dai carabinieri della compagnia di Bonorva partita nel 2021 dopo il ritrovamento di una piantagione illegale di marijuana nelle campagne di Siligo. Ad agosto dell’anno successivo gli stessi militari – con il supporto dei colleghi del comando provinciale di Sassari, lo squadrone eliportato Cacciatori di Sardegna e il nucleo cinofili – avevano eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nei confronti di nove indagati ritenuti responsabili a vario titolo di spaccio di droga in concorso, furto e ricettazione. In particolare erano andati agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico Filippo Pedoni, Roberto Budroni e Giuseppe Olivieri (di Borutta, Siligo e Thiesi). Obbligo di dimora invece per sei indagati di Thiesi, Ittiri e Bono: Costantino Castagna, Carlo Cadeddu, Giovanni Sassu, Filippo Piga, Franca Sanna e Sergio Pischedda.
L’inchiesta della Procura aveva poi coinvolto a vario titolo altre 19 persone per le quali però non erano state disposte misure. Tutti erano difesi dagli avvocati Ilaria Pinna, Danilo Mattana, Elisabetta Udassi, Marco Manca, Claudio Mastandrea, Lorenzo Soro, Gian Carmelo Serra, Anna Maria Santoru e Mauro Norcia. Un’indagine fatta di pedinamenti, osservazioni, intercettazioni quella che aveva permesso di ricostruire una rete di spacciatori tra Siligo, Thiesi e Torralba. Dopo aver creato saldi legami con altri “complici” di Bono e Ittiri gli indagati avrebbero infatti acquistato marijuana e cocaina per immetterle nel mercato, diventando sempre più esperti nel garantire un prodotto di qualità e nel fidelizzare con gli acquirenti. Si erano anche specializzati nella trasformazione della marijuana in hashish mettendo in circolazione uno stupefacente meno diffuso rispetto alla marijuana stessa e aumentando i loro ricavi. I destinatari delle cessioni erano talvolta anche ragazzi minorenni che, in assenza di denaro liquido, capitava che pagassero lo stupefacente utilizzando gioielli d’oro rubati alle nonne. Lo stesso oro veniva poi versato dal venditore in alcuni compro oro di Sassari per ricevere in cambio denaro. Inoltre, nel corso delle indagini è stato possibile ricostruire un furto di 1800 euro avvenuto in un’agenzia assicurativa, due furti di rame ai danni di due abitazioni, un furto di 75 litri di gasolio a un autocarro. La spregiudicatezza degli indagati era tale che in un’occasione non si erano fermati all’alt dei carabinieri durante e avevano fatto partire un pericoloso inseguimento che aveva messo a repentaglio la sicurezza degli altri automobilisti. Nell’ambito della stessa indagine erano stati sequestrati 40 chili di marijuana, 100 grammi di hashish e 50 di cocaina.