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Rossi è il Re di Spagna Trionfo in casa dei nemici

Rossi è il Re di Spagna Trionfo in casa dei nemici

Prova esaltante del pesarese: dopo la pole, in testa dall’inizio alla fine del Gp Gli altri a ruota di chi, a 37 anni, ha inanellato il 113esimo successo in carriera

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JEREZ DE LA FRONTERA. Il Re do Spagna è solo lui: Valentino Rossi. Ha trionfato a Jerez con fin troppa facilità: è stato in testa dal primo all’ultimo giro dopo aver conquistato la pole nel fine settimana. Ha goduto, dirà sul podio il Dottore, per aver fatto mangiare la polvere ai mai amati Lorenzo (Yamaha, campione del mondo e prossimo a traslocare alla Ducati) e Marquez (Honda). Sì, ha vinto lui, Rossi, in casa degli spagnoli, che l’anno scorso erano stati protagonisti silenziosi di un «biscotto» ai danni di Vale.

Il trionfo. Nella settimana in cui Jorge Lorenzo ha annunciato il passaggio alla Ducati dal 2017, Valentino Rossi ha dominato il Gran premio di Spagna, e mandato un bel messaggio alla Yamaha: «Tranquilli, continuerete a vincere con me». A Jerez, quarto appuntamento del mondiale, si è compiuto il «fine settimana perfetto», come lo ha definito il campione: pole position, giro veloce in gara e successo.

La cavalcata. In testa dal primo all'ultimo dei 27 giri, su una pista che gli è sempre stata amica. Dopo il trionfo, la tifoseria si è scaldata. Il premier Renzi ha ritwittato: «Che soddisfazione! Vincere così in casa loro e far vedere chi davvero sa andare in moto! Grazie». E sui social si è scatenato anche il fan Jovanotti: «Che soddisfazione vincere così in Spagna» scrive il cantante. Rossi si è tenuto dietro in un sol colpo sia il campione del mondo e compagno di team, sia la Honda del detestato Marc Marquez.

Chapeau. Da restare a bocca aperta il modo in cui Rossi ha messo in fila gli avversari. Su un asfalto che il sole ha scaldato rispetto a sabato (creando problemi alle gomme nel finale) solo in avvio Lorenzo ha abbozzato una reazione, con un sorpasso durato lo spazio necessario al Dottore per incrociarne la traiettoria, rimettersi davanti e scappare verso la vittoria numero 113 in carriera.

Tempi da mito. Vale Rossi ha tenuto il cronometro sempre sull'1'40” (l'1'40”090 del terzo giro resterà il migliore della gara) e scavato il fosso. Mentre la iella ha deciso ancora di non mollare Andrea Dovizioso, costretto a ritirarsi per un problema alla sua Ducati, Valentino ha continuato a guadagnare due-tre decimi a giro. Lorenzo si è svegliato all’improvviso e ha tentato di rientrare in gioco fino a recuperare qualcosa finché - parole sue - «il posteriore ha cominciato a slittare in rettilineo, sembrava una gomma da bagnato». Problema segnalato a gara finita sia da Valentino che da Marquez.

Lo sprint. Fossero state davvero le gomme la causa dell'improvviso rallentamento del maiorchino, Rossi ha ripreso a guadagnare decimi sugli avversari, senza lasciare più spazio a velleità di recupero. Perché nel frattempo anche Marquez si era arreso allo strapotere rossiano decidendo, dopo aver rischiato un paio di volte di finire in terra, che era meglio tenersi stretto il terzo posto. Alle spalle dei tre sul podio, sono arrivate solo comparse: Dani Pedrosa con la seconda Honda ufficiale, quarto (a oltre 10« dal primo), seguito da Aleix Espargarò e Maverick Vinales. Solo settima la Ducati di Andrea Iannone. Hanno chiuso la top ten Pol Espargarò, Eugene Laverty ed Hector Barbera.

Sul podio. Nessun incrocio. Né di linee, né di sguardi sui gradini di Jerez. Il trio di rivali, Rossi-Lorenzo-Marquez - in rigoroso ordine di arrivo, si sono ritrovati per la prima volta insieme sul podio dopo la burrasca di fine 2015. Risultato? Si sono ignorati. I tre non occupavano il podio dal GP di Brno dell'anno scorso (Lorenzo, Marquez, Rossi in fila), ben prima che il temporale malese e la successiva burrasca valenciana compromettessero del tutto i loro rapporti. Non ci sono dubbi: la loro guerra fredda continua. Difficile seppellire l'ascia di guerra, anche se una stretta di mano, prima o poi, fra loro è bene che arrivi.

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