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«Voglio lasciare il segno per la mia Sardegna»

di Roberto Muretto
«Voglio lasciare il segno per la mia Sardegna»

Nicolò mette la Spagna nel mirino: «Italia che gruppo, giochiamo alla pari»

05 luglio 2021
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«Spero di rendere orgogliosa la mia Sardegna». Nicolò Barella è troppo legato alla sua terra. Non c’è intervista nella quale non metta in evidenza le sue radici. Ma se qualcuno lo paragona a un mito come Gigi Riva, lui quasi si irrigidisce, poi mostra tutta l’umiltà che da sempre lo distingue. «Riva è irraggiungibile - si affretta a dire -. Tutto quel che farò nella mia carriera sarà bellissimo ma sarà difficile fare ciò che ha fatto lui. Spero di avvicinarmi solo in minima parte».

Nicolò ha solo 24 anni ed è già padre di tre figlie. Quando parla di loro si commuove. «Mi mancano tanto e mi auguro di renderle orgogliose sperando di festeggiare con loro alla fine». Barella è un ragazzo che tiene molto alla riservatezza della sua famiglia. La moglie e i genitori si tengono a debita distanza dai media. Una scelta ponderata, voluta dal giocatore che tiene le due cose separate.

Quell’abbraccio col compagno di squadra Lukaku prima e dopo la partita col Belgio, è un’immagine da incorniciare. «Ero contento per me ma dispiaciuto per lui - spiega Barella -, giochiamo assieme da due anni, abbiamo vinto uno scudetto. Abbiamo creato qualcosa di speciale ma sono certo che Romelu avrà tante altre occasioni per festeggiare».

Venerdì sera il cagliaritano è stato protagonista all’Allianz Arena di Monaco. Ha segnato il gol che ha sbloccato la partita, rispondendo a qualche critica ricevuta dopo il match con l’Austria. Ma come nel suo carattere da sempre, Nicolò non fa polemiche e guarda avanti. «È bello ricevere tanti complimenti - perché a centrocampo svolgiamo un lavoro importante per la squadra ma, come abbiamo già evidenziato altre volte, la vera forza di questa Italia è il gruppo. Mi sono sempre piaciute le responsabilità, fin da quando ho iniziato a giocare. La pressione fa parte della mia professione».

Il gol al Belgio è stato un concentrato delle sue caratteristiche. Forza fisica, lotta, capacità di inserimento senza palla, tanto che sono sempre di più quelli che rivedono in lui Marco Tardelli. «Segnare è sempre emozionante, e farlo all’Europeo è ancora più bello - ha spiegato ieri a Coverciano -. L’atmosfera al termine della gara era però surreale: difficile pensare di non poter festeggiare per un risultato così prestigioso, ma quello che è successo a Spinazzola, il migliore di noi fino a questo momento, ci ha toccato. Ora abbiamo una missione in più da compiere: provare a vincere e dedicare a lui il successo».

Adesso, sul percorso che conduce alla finale di Euro 2020, il prossimo ostacolo si chiama Spagna. Un avversario già affrontato in altre occasioni, compreso il precedente dell’Europeo Under 21 disputato in casa nel 2019, quando la gara terminò 3-1 per gli azzurrini. «Facemmo una grande partita - ricorda Barella -, era la squadra migliore del torneo e vincemmo in rimonta. Purtroppo poi siamo usciti nel girone per la sfida persa contro la Polonia. La Spagna in passato ha avuto grandissimi campioni come Inieste e Xavi, che hanno ispirato non solo me, ma anche tanti miei colleghi. Ora ci sono Busquet, Koke e Pedri, solo per citarne alcuni. Martedì sarà una gara complicata. Mancini ci ha inculcato una mentalità vincente, vogliamo tenere sempre il pallino del gioco. Credo si sfideranno due squadre molto simili».

Infine Nicolò incoraggia Emerson Palmieri che sostituirà Spinazzola. «Hanno caratteristiche diverse ma entrambi sanno spingere. Emerson ha appena vinto la Champions con il Chelsea e ci darà una mano, come ha sempre fatto».

Infine un momento di ilarità quando gli viene chiesto di raccontare le sue notti magiche. Nicolò arrossisce ma toglie tutti dall’imbarazzo dicendo: «Nel 1990 non ero ancora nato».



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