Nivola, genio arcaico e attuale tra due universi
di RITA PAMELA LADOGANA
Con La Nuova il libro sull’artista di Orani: il mito dell’isola e del modernismo
3 MINUTI DI LETTURA
La lunga esperienza oltreoceano dello scultore sardo Costantino Nivola, emigrato negli Stati Uniti nel 1939, ha fortemente influito nella definizione del suo linguaggio espressivo, impegnato costantemente a preservare le funzioni della memoria e della storia e a tradurre l’arcaismo mediterraneo in soluzioni caratterizzate da una identità artistica moderna. Nivola ha sempre rifiutato le pratiche appartenenti alla cultura del consumo, affermatesi a partire dagli anni Sessanta, per prediligere la ricerca orientata verso la restituzione a una dimensione mitica, e al contempo sociale e condivisa, della creazione artistica. Gli studi di Giuliana Altea e Antonella Camarda hanno giustamente inquadrato in una dimensione internazionale la sua vicenda di scultore, attraverso una riflessione sui rapporti che hanno fortemente legato la produzione di Nivola alle vicende del modernismo novecentesco.
È un percorso nel tempo, quello attraversato dall’artista, che si diparte, come scrive Altea, dal “tempo lento della società tradizionale”, vissuto nel contesto di Orani, suo paese d’origine, a quello “accelerato della vita urbana”, sperimentato a New York, la metropoli per eccellenza. Un percorso che approda da ultimo al tempo incantato ed infinitamente dilatato del mito. Sono soprattutto le Madri scolpite da Nivola ad essere ispirate a temi e a modelli riconducibili alle culture preistoriche della Sardegna; modelli che l’artista aveva rielaborato e mitizzato attraverso una irrefrenabile urgenza di modernità. Nella materia scultorea la figura femminile è plasmata secondo una forma essenziale e si sviluppa in senso frontale e bidimensionale con l’emergenza degli attributi sessuali e del ventre rigonfio. Sono madri avvolgenti e protettrici, nelle quali forza primordiale e potenza generatrice si mescolano a sensualità e bellezza, come nelle sculture che abitano gli spazi dell’architettura del Palazzo del Consiglio Regionale a Cagliari, significativo epilogo dell’intensa attività dall’artista.
Risalente alla metà degli anni Ottanta, l’intervento rappresenta il punto d’arrivo delle riflessioni e sperimentazioni sul rapporto tra l’opera d’arte e il contesto architettonico-ambientale, che avevano interessato Nivola fin dagli anni Cinquanta. Aveva una fede innata nella natura monumentale della scultura e una predisposizione a intendere la creazione plastica come esperienza comunitaria più che privata, destinata alla dimensione ampia dello spazio condiviso e partecipato.
Un credo maturato fin dai primi anni trenta, quando era impegnato a studiare all’ISIA di Monza. Il successo degli interventi per l’ìarchitettura si era affermato con il coinvolgimento di Nivola nella prima e più importante commissione destinata allo spazio pubblico: l’allestimento, tra il 1953 e il 1954, dello Showroom Olivetti a New York, in collaborazione con lo studio milanese dei BBPR (Banfi, Belgiojoso, Peressuti, Rogers). Il grande bassorilievo plastico progettato dall’artista sardo si configurava come mirabile esempio di equilibrato dialogo tra le arti, in simbiosi con lo spazio architettonico interno e in altrettanto stretta connessione con la dimensione più ampia dell’ambiente esterno. «Più che di opere di scultura l’architettura ha bisogno che l’architetto stesso diventi anche scultore e lo scultore anche architetto», soleva affermare Nivola, e l’impresa dello showroom, senza dubbio, contribuì significativamente a consolidare il suo rapporto con gli architetti, iniziato con la frequentazione del grande Le Corbusier. Quella di Nivola è una lunga storia all’insegna del distacco e della perdita dei legami ma anche dell’accostamento a nuove culture, una condizione che ha determinato la complessità, la ricchezza e la straordinarietà della sua arte. A Orani, nel cuore della Barbagia, il Museo Nivola, diretto da Antonella Camarda, con una ricca collezione permanente di oltre duecento sculture, è la più importante istituzione dedicata alla ricerca sulla produzione dell’artista e sui movimenti e i protagonisti a lui vicini.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
È un percorso nel tempo, quello attraversato dall’artista, che si diparte, come scrive Altea, dal “tempo lento della società tradizionale”, vissuto nel contesto di Orani, suo paese d’origine, a quello “accelerato della vita urbana”, sperimentato a New York, la metropoli per eccellenza. Un percorso che approda da ultimo al tempo incantato ed infinitamente dilatato del mito. Sono soprattutto le Madri scolpite da Nivola ad essere ispirate a temi e a modelli riconducibili alle culture preistoriche della Sardegna; modelli che l’artista aveva rielaborato e mitizzato attraverso una irrefrenabile urgenza di modernità. Nella materia scultorea la figura femminile è plasmata secondo una forma essenziale e si sviluppa in senso frontale e bidimensionale con l’emergenza degli attributi sessuali e del ventre rigonfio. Sono madri avvolgenti e protettrici, nelle quali forza primordiale e potenza generatrice si mescolano a sensualità e bellezza, come nelle sculture che abitano gli spazi dell’architettura del Palazzo del Consiglio Regionale a Cagliari, significativo epilogo dell’intensa attività dall’artista.
Risalente alla metà degli anni Ottanta, l’intervento rappresenta il punto d’arrivo delle riflessioni e sperimentazioni sul rapporto tra l’opera d’arte e il contesto architettonico-ambientale, che avevano interessato Nivola fin dagli anni Cinquanta. Aveva una fede innata nella natura monumentale della scultura e una predisposizione a intendere la creazione plastica come esperienza comunitaria più che privata, destinata alla dimensione ampia dello spazio condiviso e partecipato.
Un credo maturato fin dai primi anni trenta, quando era impegnato a studiare all’ISIA di Monza. Il successo degli interventi per l’ìarchitettura si era affermato con il coinvolgimento di Nivola nella prima e più importante commissione destinata allo spazio pubblico: l’allestimento, tra il 1953 e il 1954, dello Showroom Olivetti a New York, in collaborazione con lo studio milanese dei BBPR (Banfi, Belgiojoso, Peressuti, Rogers). Il grande bassorilievo plastico progettato dall’artista sardo si configurava come mirabile esempio di equilibrato dialogo tra le arti, in simbiosi con lo spazio architettonico interno e in altrettanto stretta connessione con la dimensione più ampia dell’ambiente esterno. «Più che di opere di scultura l’architettura ha bisogno che l’architetto stesso diventi anche scultore e lo scultore anche architetto», soleva affermare Nivola, e l’impresa dello showroom, senza dubbio, contribuì significativamente a consolidare il suo rapporto con gli architetti, iniziato con la frequentazione del grande Le Corbusier. Quella di Nivola è una lunga storia all’insegna del distacco e della perdita dei legami ma anche dell’accostamento a nuove culture, una condizione che ha determinato la complessità, la ricchezza e la straordinarietà della sua arte. A Orani, nel cuore della Barbagia, il Museo Nivola, diretto da Antonella Camarda, con una ricca collezione permanente di oltre duecento sculture, è la più importante istituzione dedicata alla ricerca sulla produzione dell’artista e sui movimenti e i protagonisti a lui vicini.
©RIPRODUZIONE RISERVATA