La Nuova Sardegna

Lo stazzo abbandonato si risveglia elegante resort

di Enrico Gaviano
Lo stazzo abbandonato si risveglia elegante resort

Gallicantu, lo straordinario recupero di una struttura nelle campagne di Luogosanto dimenticata da 50 anni. L'architetto Lesuisse: «Intervenire qui richiede attenzione e rispetto per l’ambiente»

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LUOGOSANTO. Lo stazzo fa parte della cultura della Gallura. Se ne contano centinaia in tutto il territorio. Spesso abbandonati, come era quello di Corrimozzu, nelle campagne di Luogosanto, a due passi dal castello di Balajana. Costruito negli anni 30, nell’ultimo mezzo secolo ha visto crescere intorno a se cespugli ed erbacce e proliferare le zecche.

Sino all’arrivo di una coppia coraggiosa. Lui, Marco Berio, origine ligure ma sardo d’adozione, ex direttore del Golf Pevero, lei Raffaella Manca, gallurese, titolare dell’agenzia pr Coast. Ci sono voluti due anni di duro lavoro, di passaggi burocratici, di interventi esterni e all’interno. Alla fine il luogo abbandonato è diventato una piccola oasi, il Gallicantu Stazzu retreat, che aprirà i battenti in primavera. Un luogo incantato con un nome tutto gallurese (Gallicantu è l’alba) in cui riposarsi a contatto della natura e della bellezza.

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L’origine. «Quando siamo arrivati – racconta Raffaella Manca – non pensavo proprio si potesse fare qualcosa. Marco però era entusiasta e mi ha convinto a provare, il risultato è stato esaltante: giorno dopo giorno, pulendo questi luoghi, è saltata fuori la magia».

«Ho sempre avuto la passione per la pietra, per le cose antiche – aggiunge Marco Berio –. Questo posto mi ha ispirato subito. Per riuscire a realizzare qualcosa che ho sempre avuto in mente: creare un link che spezzasse in qualche modo il vecchio leit motiv della Gallura, mare e vacanze. E sottolineare anche che la parola destagionalizzazione non è solo una intenzione, ma che è possibile realizzarla. Anche con piccole strutture come queste».

La strada del piccolo resort, autosufficiente, tracciata già come negli anni 80 aveva fatto De Andrè all’Agnata, qui trova nuova linfa nella rinascita di un bene identitario che altrimenti sarebbe rimasto ignorato e destinato solo ad andare in rovina. «L’investimento è stato molto impegnativo – sottolineano Marco e Raffaella –, ma ne valeva la pena. Perché questo luogo è davvero unico. Dobbiamo anche ringraziare il comune di Luogosanto che ha capito le potenzialità del posto».

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Il super architetto. La progettazione esterna è stata realizzata dallo stesso Marco. «Ho trascorso anni della mia vita a consigliare gli amici su come comprar casa e arredarla. Ora ho potuto esercitare questa passione su qualcosa di mio». Ma per gli interni, i due hanno chiesto l’aiuto di una autentica autorità, l’architetto Jean Claude Lesuisse, un belga che ha messo mano a tantissime ville in Costa Smeralda, oltre che lavorato parecchio al rilancio di Poltu Quadu. «Intervenire sugli stazzi richiede un’attenzione speciale – dice l’architetto –. E soprattutto avere grande rispetto della costruzione e dell’ambiente che la circonda. Per i contadini chiaramente la struttura aveva determinati fini che dal punto di vista dell’accoglienza cambiano. Dunque è importante avere delle finestre adeguate e suddividere gli spazi in modo appropriato. Si può lavorare con grande passione su questi interni preservandone l’estetica che è quel valore aggiunto assolutamente impagabile».

La struttura. Cinque camere e due suite (Igna e Mendula) nello stazzo principale, con il salotto con un camino e una zona benessere con la sauna, il bagno turco, le docce emozionali e una piccola area relax. Nel secondo stazzo, che fungeva originariamente da stalla, la cucina di Gallicantu. In questo spazio, con arredi di recupero ed elettrodomestici di ultima generazione, vengono preparati la colazione e la cena per gli ospiti del retreat, serviti in una terrazza con vista sull’Alta Gallura e sulla Corsica. Al centro della tenuta, la piscina ricavata fra le rocce. Nel resort anche una grotta, già abitata in era prenuragica, diventata una spettacolare cantina per la degustazione di salumi, formaggi e prosciutti frutto del lavoro di piccoli produttori locali.

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Per gli ospiti, che dunque possono arrivare ad essere al massimo sedici, si svolge la vita di campagna. L’orto alimenta la cucina e chi soggiorna può raccogliere le verdure di stagione. A completare il quadro centinaia di olivi, il mandorleto, l’agrumeto e ciliegi di diverse qualità. Nell’area anche dieci famiglie di api che producono il miele che farà parte della colazione mattutina degli ospiti.
 

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