La Nuova Sardegna

La volontà e la marionetta Un giallo nell’era dei social

La volontà e la marionetta Un giallo nell’era dei social

“London Voodoo” di Orso Tosco, strani attentati e strani attentatori La realtà, la rete e una domanda: Quanto sono pilotate le nostre azioni?

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La storia è ambientata a Londra, nel dopo Brexit; la metropoli è sconvolta da una serie di attentati; una squadra di agenti speciali cerca di capire come e perché tali attentati stiano avvenendo; in corso Oltremanica c’è un’epidemia. Si potrebbe riportare tutto ciò, restituendo gli aspetti principali della trama, e al tempo stesso sarebbe come dire poco più di niente del libro: perché a partire da queste informazioni ci si può legittimamente fare l’idea di essere di fronte a un romanzo realista, e il notevole “London Voodoo” di Orso Tosco (minimum fax, 208 pagine, 16 euro) non lo è.

Semmai, è l’esatto opposto: un romanzo trabocchevole di invenzione e di capacità immaginativa, spinte persino ai limiti del parossismo. Un romanzo nella cui realtà esistono la magia e quel tipo di tecnologia avanzata che appartiene ai territori della fantascienza, in cui niente è come sembra – si attraversa una parete di mattoni e ci si trova all’interno di una stazione di polizia, ad esempio – e in cui corpi e personalità sono deformati (o deformabili) in chiave grottesca. Eppure, che “London Voodoo” parli del presente e della società in cui viviamo, in definitiva di noi, è lampante: e ne parla per giunta con una limpidezza che, al netto delle trasfigurazioni, farebbe invidia al più realista dei realisti. Si prenda questo passo. Eva B, l’agente a capo della squadra speciale, è nella stazione di Liverpool Street da poco devastata da diverse esplosioni.

Colpevoli dell’ennesimo atto terroristico sono stati, in maniera inspiegabile e imprevedibile, alcuni poliziotti, i quali si sono mossi, come mostrano numerosi filmati, in preda a impulsi ingovernabili: simili a marionette ai comandi di chissà chi. Le cose, scopre Eva B, sono in effetti andate proprio così. Ma è il sistema utilizzato per indirizzare quegli uomini al martirio, a colpire: «Per ora l’unico dettaglio che unisce Bandura agli altri attentatori, esclusa l’appartenenza alle forze dell’ordine, consiste nell’aver trascorso i minuti precedenti ai loro suicidi nello stesso modo: guardando immagini su Instagram. E non scene violente o epiche per motivarsi e farsi coraggio, e tantomeno immagini casuali, ma esattamente le stesse (…). Tutti e sei gli attentatori hanno pubblicato una foto ciascuno, per poi osservare l’identico flusso di immagini ottenuto attraverso un frenetico e precisissimo montaggio manuale». Se il lettore astrae queste righe dal contesto del racconto, se per un attimo dimentica Il Porco e Dennis Tabbot e le vicende in cui sono invischiati, difficilmente potrà non riconoscere che Tosco sta qui descrivendo la quotidianità della maggior parte di noi alle prese con i social network, sempre più orientati come siamo a compiere le medesime azioni e nella medesima sequenza e, ciò che più conta, sempre meno capaci di distinguere se stiamo agendo nella piena volontà o se non siamo piuttosto, e vai a sapere in quale misura, pilotati nel nostro agire, nel nostro desiderare, nel nostro pensare.

Perché allora, ci si potrà chiedere, trattare della realtà per il tramite di stravaganze come creature millenarie e formule che generano incantesimi? Perché la realtà – la nostra realtà – nei termini della logica, del principio di causa-effetto, dell’uso analitico della Ragione, ci è ormai sfuggita di mano. Abbiamo fatto sì che essa smarrisse ogni senso, e non c’è realismo che possa più descriverla o narrarla: resta solo il mascheramento.

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