La Nuova Sardegna

L’intervista

Carola Puddu: «Ho la danza nel dna. Amici? Lo consiglio»

di Alessandro Pirina
Carola Puddu: «Ho la danza nel dna. Amici? Lo consiglio»

La ballerina in scena nell’isola con “Il Lago dei Cigni, ovvero il Canto”

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Dei suoi 22 anni diciotto li ha trascorsi sulle punte. Carola Puddu ha la danza nel sangue. Una passione, unita a tanto impegno e sacrificio, che l’ha portata a calcare palcoscenici tra i più importanti in Europa. E ora la ballerina di Selargius, che ha raggiunto la grande popolarità grazie ad Amici, torna in Sardegna per quattro date targate Cedac: il 23 e 24 novembre al Teatro Verdi di Sassari e il 25 e 26 al Massimo di Cagliari. L’artista è protagonista de “Il Lago dei Cigni, ovvero il Canto” del Balletto di Roma, con coreografia e regia di Fabrizio Monteverde, che intreccia la trama del celebre balletto su musiche di Pëtr Il'ič Čajkovskij alle suggestioni de “Il Canto del Cigno” di Anton Cechov.
Cosa rappresenta “Il lago dei cigni” per una ballerina?

«È il sogno di ogni ballerino. Ma questa versione nulla a che vedere con quella originale».
Qual è la forza di questo spettacolo?
«È stato riscritto da Fabrizio Monteverde, che è un coreografo neoclassico contemporaneo, che ha già rivisto altri grandi classici come “Romeo e Giulietta”, che lui aveva ambientato nel Dopoguerra. La sua particolarità consiste nel fatto che riesce a rendere le opere più drammatiche, quasi macabre. Anche nelle scenografie. In questo spettacolo è tutto buio, noi indossiamo delle maschere».
Queste tappe sarde sono per te un ritorno a casa.

«È bellissimo esibirmi in Sardegna, dal palco si percepisce l’energia del pubblico».
Quando ha capito che il suo futuro sarebbe stato sulle punte?
«Faccio danza da quando sono nata ma è nel periodo della adolescenza che mi sono detta: voglio fare questo. Ho avuto anche io i miei momenti difficili, sono caduta e mi sono rialzata».

Sacrifici?
«Quando ero piccola non me ne rendevo conto, ma crescendo eccome».
Il ruolo dei suoi genitori?
«Mi hanno sempre seguita e sostenuta. Anche se in Francia avevo un’altra famiglia di riferimento».
Cosa ricorda dell’esperienza ad Amici?

«Veramente unica, con i suoi pro e i suoi contro. Mi è servita tanto, anche per superare certe paure, certe vergogne. Là sei esposto al massimo: o ti dai una svegliata o non hai alternative. Tutti i ballerini dovrebbero fare Amici, non tanto per il fatto di stare in tv o per la formazione, è una sfida mentale».
Ha più sentito Maria De Filippi?
«No, ma ovviamente la seguo. Sono in contatto con persone a lei vicine e i miei maestri».
Fa parte del Balletto di Roma: lo vive come un punto di partenza o di arrivo?
«Un punto di partenza. Un ballerino non arriva mai. Per me è questione di genetica: in un viaggio non posso fermarmi a una esperienza. Prevedo di spostarmi, magari non subito. L’arte è come i viaggi: più parti e più arricchisci il bagaglio».
A una bambina che vuole fare la ballerina cosa dice?
«Di seguire il suo sogno, ma deve anche sapere che deve essere focalizzata al 100 per cento. Il mondo della danza è difficile. Soprattutto oggi. Il livello si è alzato tantissimo, anche per i social, che hanno una forte influenza. Su Instagram, Tiktok vedi dei video pazzeschi che diventano subito virali».
I suoi miti?
«Il mio podio è Marianela Nunez, Alessandra Ferri e Polina Semionova».
Nel suo futuro c’è la tv?
«Perché no? Io non mi precludo nulla, altrimenti non avrei fatto Amici. Sono appassionata di musical, mi piace vedere certi programmi o quando mi invitano a fare i podcast. Anche perché in tv la danza classica non va, fatta eccezione per Roberto Bolle che fa il suo show una volta all’anno».

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