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Gusto

Matteo Pintore, alias Unto e Bisunto: «Il mio segreto? Solo piatti buoni»

di Isidoro Mongili
Matteo Pintore, alias Unto e Bisunto: «Il mio segreto? Solo piatti buoni»

I consigli del food blogger da oltre 70mila follower e milioni di contatti

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Due anni fa raccontò alla Nuova della sua idea, studiare scienze alimentari e nel contempo portare foto e video di cucina su Instagram, intrattenendo i suoi dieci mila follower. Oggi Matteo Pintore, in arte Unto e Bisunto, ha una pagina Instagram seguita da 73mila follower, lavora insieme ad altre nove persone e raggiunge con tutti i social un bacino d’utenza di oltre quattro milioni e mezzo di persone al mese.

Nel 2021 si è iscritto nel corso di laurea in Scienze Tecnologiche Alimentari ad Oristano. Com’è andata?

«All’inizio mi piaceva, ma dopo qualche esame ho voluto fermarmi. La scelta era legata al fatto che da gennaio in poi, nel mio lavoro, arriva il periodo più redditizio in termini economici, dove i locali iniziano a pubblicizzarsi per la stagione estiva».

Prima cucinava e basta. Quando e come ha deciso di cambiare i suoi format puntando sulla sponsorizzazione dei locali?

«Nel 2020, pubblicando le mie ricette, raggiunsi 1200 follower. Notai un grande seguito. Decisi allora di iniziare a collaborare con un locale. Feci un contest, dove misi in palio un panino gratis a una persona tra tutte quelle che avessero commentato un mio post. Ricevetti 1600 commenti e 1000 like. Chiamai il locale e mi dissero che avevano un aumento degli ordini del 50 per cento. Li capii il potenziale e da allora iniziai a investirci replicando il format. Da quel periodo fino a oggi le cose sono cresciute in maniera esponenziale. Quello che per me fu solo un'opportunità divenne un lavoro».

Come questi video contribuiscono ad aiutare un locale?

«Tenendo conto che le persone devono vedere il prodotto più di una volta sui social, il passaparola è comunque il mezzo più forte per mandare avanti qualsiasi attività. Se faccio vedere il locale tramite i miei video, una parte sarà incuriosita e andrà a provarlo. Mettiamo che 300 persone andranno a mangiarci e che 250 si troveranno bene. Quelle 250 torneranno a casa, lo diranno agli amici, ai parenti, alle fidanzate, che, a loro volta, la settimana dopo, andranno a provarlo, creando così un circolo che porta sempre più clienti. La cosa importante è che, per mantenere un alto livello di interazione, il prodotto consigliato deve essere buono, per questo, prima di fare ogni accordo, lo provo prima, senza essere ripreso. Tutto deve sempre partire dal valore del prodotto che sponsorizzo. Ne va sia della credibilità del locale ma anche della mia».

Qual è la considerazione che ha da parte di chi la segue e cosa pensa su chi scredita il suo lavoro?

«La fascia di età più piccola (13-19 anni) mi stima, alcuni dei miei coetanei invece mi guardano con un po’ d’astio e invidiano quello che mi sono costruito. Quelli più grandi apprezzano quello che faccio, anche se la maggior parte di loro non lo percepisce come un lavoro. Tutto ciò non mi disturba. Insieme a me lavorano altre nove persone, questo mi basta per capire quello che sto facendo. Avendo tanti follower è normale che ogni tanto ci sia qualche critica, ma i numeri che faccio, dimostrano che sono nella strada giusta».

Qual è la dieta che ha scelto di seguire?

«Nel lavoro cerco di limitarmi, ultimamente se andiamo a pranzare in un locale porto qualche persona in più per aiutarmi. Fuori dal lavoro cerco di seguire una alimentazione sana, aiutato dalla mia nutrizionista».

Ha intenzione di evolversi? Se sì come? Magari aprendo un ristorante?

«Nel mio lavoro posso spostarmi e viaggiare, non mi rinchiuderei dentro un ristorante o un locale. Oggi sto cercando qualcosa che in futuro mi consentirà questo stile di vita. Voglio fare esperienze in settori diversi e capire dinamiche che riguardano anche altri ambiti lavorativi. Ho inoltre in mente un progetto enorme, ma che oggi non posso ancora svelare».


 

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