La Nuova Sardegna

Lirica

Nabucco grande classico popolare: Il “Va’ pensiero” chiude la stagione a Sassari

di Antonio Ligios
Nabucco grande classico popolare: Il “Va’ pensiero” chiude la stagione a Sassari

Buona la prestazione dell’orchestra e del coro. Da elogiare Marco Caria per la prima volta nel ruolo del titolo

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L’ultima rappresentazione del Nabucco di Giuseppe Verdi, opera con cui si è chiusa la stagione lirica 2023 dell’Ente De Carolis, risaliva al 2012, anno che vide per la prima volta – a Sassari – il melodramma ospitato nel nuovo Teatro Comunale.

Da allora per la terza opera verdiana, quella che decretò il primo significativo successo di Verdi, sembra che – almeno nel contesto sassarese – il tempo si sia fermato. In questa nuova programmazione del dramma verdiano, che ha riscosso un lusinghiero successo, la direzione artistica del De Carolis ha infatti discutibilmente optato per un déjà-vu, ossia per la riproposizione dell’ allestimento del 2012, che era scaturito da una coproduzione del l De Carolis aveva realizzato insieme alla Fondazione Teatro lirico di Cagliari.

Una scelta che conferma la linea popolare e sostanzialmente conservatrice del cartellone di quest’anno, che ha visto l’allestimento di opere come Pagliacci, Cavalleria rusticana e il Barbiere di Siviglia, tutte saldamente ancorate al repertorio nazional-popolare. Ben inteso, fa sempre piacere riascoltare quella che la critica considera, insieme ad Ernani, la più riuscita opera della giovinezza verdiana, opera che – al di là dell’iconico “Va’ pensiero” – riesce a collocare nell’azione la massa corale con la forza e la necessità drammatica che pochi compositori hanno saputo infondere nel personaggio collettivo, non di rado relegato ad eleganti momenti di divertissement. Sembra quasi che Verdi abbia voluto raccogliere l’idea che Giuseppe Mazzini aveva profeticamente avanzato sette anni prima della rappresentazione del Nabucco, quando auspicava la rivalutazione di quella che egli definiva «individualità collettiva». La regia di Leo Muscato, ripresa per l’occasione da Alessandra De Angelis, colloca l’azione in uno spazio scenico in cui l’antichità dell’ambientazione viene richiamata in modo raffinatamente allusivo, grazie alle spoglie scene di Tiziano Santi e agli eleganti costumi di Silvia Aymonino: in questo contesto la regia riesce a mettere a fuoco efficacemente il contrasto tra i momenti nei quali emergono le passioni e i drammi individuali e i grandi tableaux corali. Della direzione di Fabrizio Maria Carminati, alla guida di una buona Orchestra dell’Ente, abbiamo apprezzato soprattutto l’equilibrio fonico tra palcoscenico e orchestra e la cura dei dosaggi dinamici, a volte però eccessivamente depurati di energia (ad esempio nella Sinfonia). Buona la prova del Coro dell’Ente diretto da Antonio Costa, magistrale in “Va’ pensiero”, non esente da qualche pecca in altri momenti dell’opera.

Del cast vocale ci sentiamo di elogiare pienamente soltanto Marco Caria, al debutto nel ruolo del titolo, ottimo fraseggiatore dalla tecnica eccellente, e Ruben Amoretti nei panni di Zaccaria. Convince nel complesso anche la Fenena di Shay Bloch, mentre Anastasia Boldyreva, pur dotata di grandi mezzi vocali, non riesce a gestire un personaggio problematico sul piano drammatico e dalla scrittura vocale impervia come quello di Abigaille.

Non brilla sin dal suo ingresso anche il tenore Giansilvio Pinna (Ismaele). La compagnia comprende anche Marco Solinas (Gran Sacerdote di Belo), Mauro Secci (Abdallo) e Vittoria Lai (Anna). L’opera verdiana si replica oggi alle 16.30 e martedì 12 alle 20,30.
 

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