La Nuova Sardegna

L’intervista

Max Giusti: «Meglio una risata in meno di un’offesa. Io difendo il politicamente corretto»

di Alessandro Pirina
Max Giusti: «Meglio una risata in meno di un’offesa. Io difendo il politicamente corretto»

L’attore romano il 16 agosto in scena a Golfo Aranci con il suo “Bollicine”: «Mia madre è di Norbello, da anni frequento Budoni»

10 agosto 2024
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È un re della risata, ma a lui non interessa la risata facile, gratuita, quella ottenuta a discapito di difetti fisici o tendenze sessuali. Max Giusti è un comico (e anche tanto altro) controcorrente, non si unisce al coro di chi vorrebbe bandire il politicamente corretto. E proprio questo sarà uno dei temi che porterà sul palco di Golfo Aranci venerdì 16 agosto, dove - ingresso libero - metterà in scena “Bollicine”.

Max, padre marchigiano e mamma sarda, di Norbello. I primi ricordi della Sardegna?

«I miei primi ricordi sono quelli di molti sardi. Mia mamma è nata a Roma, mia zia a Norbello. Mia mamma, insomma, era quella fatta in continente. Il primo ricordo che ho è mio zio Pietro, il fratello di mia nonna. Io ero piccolissimo e lui aveva litigato con la sorella in Sardegna ed era arrivato dall’altra sorella a Roma senza avvisare. Con una sola valigia. Zio Pietro è rimasto a casa di mia nonna 15-16 anni, fino alla morte. Non si è mai fatto un amico, non è mai uscito di casa. Stava tutto il giorno a guardare dalla finestra. Si vestiva tutti i giorni come se dovesse andare in piazza a gennaio. Lui cenava alle 6 e ricordo che andavo a chiamarlo per andare mangiare: “pappai”, gli dicevo. E fu lui che provò anche a insegnarmi a fumare dalla parte di dentro. Lo so, è un ricordo un po’ triste. Ma ne ho anche più allegri».

Racconti.

«A 12 anni venni per la prima volta nell’isola e vidi per la prima volta il mare della Sardegna. Io ero abituato a Fiumicino. E a Is Arutas scoprii che esistevano i pesci. Avevo quasi paura di fronte a questa acqua trasparente».

Che legame ha con l’isola?

«Il mio legame con la Sardegna è questo (avvicina il telefono all’acqua e si sente il rumore delle onde, ndr)... ha capito? Sono a Porto Pollo. In genere sto a Porto Ottiolu, dove grazie alla famiglia Sanna di Budoni mi sono riavvicinato alla Sardegna. Ogni anno, anche se spezzettati, riesco a fare 40 giorni di Sardegna».

A Golfo Aranci porterà Bollicine, uno show in cui mette a nudo la società di oggi.

«Non è proprio così. Bollicine è proprio il desiderio di un attore che ha fatto conduzioni su Rai 1, che ha fatto il doppiaggio di “Cattivissimo me” e che dopo avere portato in scena “Il marchese del grillo” ha capito che le cose vanno dette. La comicità cambia di continuo, anche il mio spettacolo è influenzato dalla stand up comedy. Nello show partiamo dalle piccole cose: per esempio lei lo avrebbe mai detto che nel 2024 saremmo tornati a fumare nei luoghi al chiuso? E ancora differenze di genere, patriarcato. Fino a 30 anni fa era normale che l’uomo non cucinasse, ma è anche vero che da quando l’uomo cucina è scoppiato il delivery. Insomma, è uno spettacolo contemporaneo in cui si parla di guerra di sessi ma anche di trap. È anche una risposta e una provocazione verso quei colleghi che dicono che non si può più fare ridere a causa del politicamente corretto».

Dice che si può?

«Non siamo più negli ’80 e ’90. Vivaddio, la società è cambiata e se per fare ridere devo offendere qualcuno per l’orientamento sessuale, l’etnia o il colore della pelle allora meglio prendere una risata in meno. Io preferisco impegnarmi di più senza dovere per forza offendere qualcuno perché sovrappeso o ha un difetto».

Lei nasce imitatore. Il primo personaggio imitato?

«Diego Abatantuono. Avevo 12 anni, ero insopportabile: “io rinascerò cervo di montagna” (imita Abatantuono, ndr). Facevo la sua voce 24 ore al giorno, tutti i giorni. Tutta la mia zona mi evitava, parlavo come lui».

Quello più riuscito?

«Aurelio De Laurentiis. Mi fa emozionare. La prima volta che mi sono visto in video ho avuto una sensazione di brividi. Ho pensato: abbiamo fatto una bomba. Io vorrei essere De Laurentiis tutta la vita, ho una sorta di sindrome di Stoccolma».

Quello che si è arrabbiato?

«Pochi ma qualcuno c’è. Stefano Ricucci mi querelò, ma poi ci siamo conosciuti. Io credo di non essere mai cattivo, anzi sotto sotto, pur non volendolo, talvolta ritengo di avere fatto una operazione simpatia. Penso a Claudio Lotito, che grazie alla parodia è diventato più simpatico. O a Cristiano Malgioglio, che forse si è ispirato alla mia parodia e ha iniziato a prendersi in giro. Credo di avere umanizzato personaggi che a primo impatto non sembrano simpatici».

Dalla Carrà alla Gialappa’s, passando per Frizzi e la Ventura: tutti partner molto diversi tra loro. Come si fa a fare funzionare questi tandem?

«Ci vuole l’intelligenza. Ognuno di loro ha una propria personalità e credo che l’arma migliore sia fare un passo indietro ed essere educati. Io provengo da una famiglia di emigrati che sono venuti a Roma in cerca di fortuna, mio padre dalle Marche, mia madre dalla Sardegna. Mi hanno insegnato due cose: l’educazione e la dignità e ne ho fatto tesoro. Nei primi tempi non è che fossi così bravo, ma ho sempre trovato qualcuno che ha creduto in me perché ero educato e avevo rispetto. Ora però penso di essere diventato bravino…».

Primo a lasciare la Rai per il Nove, prima di Fazio e Amadeus: si sente un precursore?

«Ricordo un grande entusiasmo. Mi chiamò Laura Garofoli: vogliamo te. E me lo disse con un entusiasmo pazzesco. Io sapevo che ero la loro prima scelta e questo ha fatto la differenza. Sono stati tre anni unici».

Il cinema è un tassello mancante?

«In autunno sulla Rai esce un film che parla del mondo della tv, “Dicono di te”. È la storia di un autore tv che ha tutto. Un giorno incontra suo cugino, che è Paolo Calabresi, che gli fa credere che è in grado di fargli ascoltare quello che dicono gli altri quando lui non c’è. Questa cosa gli cambierà la vita. È il mio terzo film da protagonista e vado così a colmare quel tassello».

Dopo l’estate?

«Parte il tour invernale e spero di aggiungere anche una data in Sardegna. Vorrei venire a Cagliari o tornare a Sassari ma aspetto che mi chiamino. Ritornerò anche su Rai 2 con “Un boss in incognito” e poi ho messo gli occhi su un nuovo programma che probabilmente farò ad aprile. Sarà una sorpresa».

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