La Nuova Sardegna

L'intervista

Enrica Pintore: «A tavola e in tv la mia Sardegna è sempre con me e ora sogno un ruolo alla Gomorra»

di Alessandro Pirina
Enrica Pintore
Enrica Pintore

L'attrice 38enne di Ottana protagonista della serie "I fratelli Corsaro" su Canale 5

13 settembre 2024
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Una sarda in Sicilia. Enrica Pintore è la protagonista de “I fratelli Corsaro”, la serie di Canale 5 ambientata a Palermo che va in onda il mercoledì in prima serata. Una nuova sfida per l’attrice 38enne di Ottana, volto amatissimo delle fiction, su tutte quel “Paradiso delle signore” che da nove anni è ormai una garanzia del pomeriggio di Rai 1.

Enrica, chi sono questi fratelli Corsaro?

«La serie è tratta dai romanzi di Salvo Toscano. L’elemento thriller la fa da padrone ma con un linguaggio leggero. Abbiamo a che fare con omicidi ma non in maniera cruenta. I protagonisti sono due fratelli, Giuseppe Fiorello e Paolo Briguglia, uno giornalista di cronaca nera e l’altro penalista. Tra loro è un continuo battibeccarsi, ma spesso si trovano a indagare sugli stessi casi. Nella vita sono un disastro ma in queste situazioni si vengono sempre incontro».

Il suo personaggio?

«Monica è la moglie di Roberto, ovvero Paolo Briguglia. Una donna indipendente che lavora per una casa editrice su commissione. Nonostante abbia quasi 40 anni non ha ancora una posizione e questo crea qualche diatriba con il marito. Lui spinge per mettere su famiglia, lei non si sente pronta perché vuole la sua indipendenza».

Una sarda in Sicilia. Che esperienza è stata?

«Bellissima. Noi sardi siamo spesso diffidenti, ma se uno entra nelle tue grazie non lo abbandoni più. In Sicilia ti dimostrano l’affetto con il cibo. Non fai in tempo ad arrivare che ti rifilano qualcosa in bocca. Ho chiesto al regista di farmi mangiare anche durante le scene. Ho vissuto tre mesi interamente a Palermo. Con Paolo, palermitano doc, che mi faceva da cicerone».

Quando ha detto: voglio fare l’attrice?

«Sin da piccola lo speravo. A 16 anni mi iscrissi a un laboratorio teatrale della compagnia del mio paese, i Barbariciridicoli, ma neanche dopo la laurea (in Lingue, ndr) pensavo sarebbe stato il mio lavoro. Anche perché come sono arrivata a Roma ho iniziato tutta la trafila di agenzie, provini. Più di una volta ho pensato di mollare. Poi ho capito che l’obiettivo di questo lavoro non è tanto ottenere quanto resistere. È un lavoro di resistenza: se resisti ottieni».

Ai tempi senza social per una ragazza di Ottana, o di qualsiasi altro piccolo centro dell’isola, la strada era più in salita…

«Lo era, ma preferisco come l’ho vissuta io. Quel sogno rimaneva un po’ arginato, restava mio. Oggi con i social esprimi quello che vuoi fare ma anche il tuo insuccesso. Ai tempi restava un sogno nel cassetto ma potevi continuare a lavorarci. Certo, era più difficile riuscire. Nei piccoli centri non siamo abituati a questi tipi di lavoro. Spesso si pensa di non poterceli permettere. Ma è un errore. Dobbiamo rischiare. Spero di essere un esempio per chi come me nasce in un paesino di 2mila abitanti. Amo il mio paese ma voglio anche essere una artista».

Ventuno anni fa finalista a Miss Italia.

«È stato giusto farlo a 17 anni. È stata una esperienza impegnativa dal punto di vista caratteriale. Più avanti non sarei stata adatta a partecipare. Non è stato un trampolino di lancio, ma è stata una finestra che mi ha fatto vedere quel mondo».

Vinse Francesca Chillemi, anche lei destinata a una carriera da attrice.

«A noi ci ha portato bene».

Diventa una delle professoresse dell’Eredità di Carlo Conti. Ha mai pensato alla tv come un approdo o è sempre stata una tappa verso il cinema?

«Una tappa. Ero appena arrivata a Roma. Lavorare con Carlo è stata una esperienza bellissima. Una delle persone più professionali mai incontrate: con la febbre a 40 prendeva due tachipirina ed entrava in studio. Ma la tv è stata una tappa, una bellissima tappa arrivata al momento giusto. Utile e formativa, ma dopo tre anni sono andata via. Ogni tanto se mi propongono di condurre non disdesgno, anche questa estate mi sono divertita in Sardegna a condurre il festival Andaras, ma io non volevo fare quello».

Primo ruolo d’attrice?

«La prima volta che ho visto il ciak era in qualche spot tv. Ma il primo ruolo da attrice lo ho avuto in un film, “Dieci regole per fare innamorare”. Da protagonista. Lo ricordo come uno di quei momenti in cui sei felice e sai che non lo dimenticherai mai».

Un no che non manda giù?

«Uno? Noi in media riceviamo un sì dopo venti no. Siamo strabituati. In alcuni casi mi è sicuramente dispiaciuto. Per altri, invece, mi sono resa conto che l’attrice scelta era più adatta di me. Feci il provino per “Quo vado?” con Checco Zalone, ma alla fine presero Eleonora Giovanardi. Poi ho capito che lei era più giusta nel ruolo. Ci sta».

Con “Il paradiso delle signore” entrava ogni giorno nelle case degli italiani.

«È stata una famiglia, e lo è ancora. Siamo arrivati in un momento in cui in quella fascia oraria non c’era uno share altissimo. Ci avevano dato questa responsabilità. È stata una sfida vinta. Grandi ascolti, affetto del pubblico: ricevevo anche regali. Un’avventura bellissima ma sono uscita da lì molto stanca».

Com’è lavorare in una soap?

«Era come stare in collegio. Anche la sera uscivo solo con quelli del Paradiso. Mio marito, allora mio fidanzato, mi diceva: tu ormai non vedi più nessuno».

Le manca quella quotidianità?

«Siamo rimasti molto uniti, vado spesso a pranzo con le colleghe. Quando sono andata via ho pianto, mi mancavano i parrucchieri, le maestranze. Sono persone di famiglia. Ma oggi non sarebbe stata più la stessa cosa. Quelli del mio periodo sono andati quasi tutta via».

Il sogno da realizzare?

«Vorrei girare una serie tipo “Gomorra” e “Suburra”. Con la mia faccia non succede mai».

Un regista da cui vorrebbe essere diretta?

«Paolo Virzì».

Quanto è presente la Sardegna nella sua vita?

«Appena posso rientro. A ottobre verrò qualche giorno, è la mia stagione preferita, ci sono le sagre, posso fare trekking, andare al mare. Ma anche se sono a Roma la Sardegna è presente tutti i giorni nelle cene a casa. Recupero sul web il Tgr sardo. Amo troppo la mia terra. Non sono scappata. Anzi, ogni tanto penso che questa sia una fase temporanea e prima o poi tornerò».
 

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