Massimo Ranieri: «Se sono ancora qui lo devo alla gavetta. Ai giovani dico: basta autotune»
Uno dei protagonisti dell'ultimo Sanremo arriva con il suo show a Sassari e Cagliari
È stato uno dei grandi protagonisti dell’ultimo festival di Sanremo. Un palcoscenico su cui era già salito, in gara, altre sette volte, regalando al pubblico canzoni diventate evergreen. Un titolo su tutte, “Perdere l’amore”, con cui trionfò nel 1988 e che ancora oggi è considerato uno dei brani immortali della musica italiana. Archiviata la settimana del festival, Massimo Ranieri è pronto a ripartire per una tournée che lo porterà nei più importanti teatri d’Italia, Sardegna compresa: il grande artista napoletano sarà con il suo show “Tutti i sogni ancora in volo” al Teatro Comunale di Sassari il 29 marzo e al Teatro Massimo di Cagliari l’indomani. Promosso e organizzato dall’associazione culturale Il Leone e le Cornucopie, l’evento offre l’opportunità di immergersi nell’arte e nel talento di Massimo Ranieri, in uno spettacolo che fonde la straordinaria versatilità di un’icona dello spettacolo italiano con l’emozione dei suoi brani più amati e delle sue interpretazioni senza tempo. “Tutti i sogni ancora in volo” è un viaggio tra canto, recitazione e racconti inediti. Ideato e scritto da Edoardo Falcone e dallo stesso Ranieri, lo spettacolo riprende il successo del varietà televisivo omonimo, andato in onda su Rai 1, e include brani intramontabili come “Rose rosse” e “Perdere l’amore”.
Una tournée che coincide con l’uscita di una nuova raccolta, “Tra le mani… le mie canzoni”, in doppio cd, che include una selezione dei suoi brani più iconici, insieme al singolo “Tra le mani un cuore”, scritto da Giulia Anania insieme a Marta Venturini, Tiziano Ferro e Nek, che Ranieri ha portato a Sanremo. Una compilation che celebra l’incredibile carriera di Massimo Ranieri, un artista che ha saputo conquistare il cuore del pubblico con la sua straordinaria capacità di spaziare tra diversi generi musicali e forme artistiche, rendendolo una delle voci più amate della musica italiana.
Ranieri, chi è stato il primo o la prima a credere in lei? Non sua madre, da quanto ha sempre raccontato…
«Il primo a credere in me è stato mio padre, veniva sempre con me ed era il mio… autotune. Cioè mi diceva: in quella nota sei stato calante, fai sempre attenzione, non ti distrarre, il pubblico va rispettato».
Otto festival di Sanremo in gara, l’ultimo poche settimane fa. Il festival che non dimenticherà mai?
«Quello del 1968, quando ho cantato “Da bambino”. Come si fa a dimenticarlo, avevo 17 anni e mi sono trovato in un mondo sconosciuto. Ho visto da vicino Domenico Modugno e Pino Donaggio, erano giganti, i miei idoli. Ero solo un ragazzino, non sapevo niente. Sono passati 57 anni. Ma ancora oggi avevo la salivazione azzerata, per un attimo mi sono tremate le gambe e andare in scena mi crea sempre ansia È ogni volta come se fosse la prima».
Cosa l’ha convinta a tornare a Sanremo?
«Al festival ho portato “Tra le mani un cuore” scritta, tra gli altri, da Tiziano Ferro e Nek. Come ho ascoltato il brano ho capito subito che era perfetto. Quando non hai bisogno di ascoltare una canzone la seconda volta, sai che è giusta per te. Un colpo di fulmine, racconta quello che volevo esprimere. Se hai tra le mani un cuore non bisogna mai chiudere ma accogliere, l’amore ci salva, e dobbiamo essere in grado di restituirlo agli altri. Bisogna aiutarsi, stringersi nei momenti difficili. Per me questa è l’unica cosa che conta. È una canzone bellissima».
Sanremo è stato il festival dei giovani: da padre nobile della canzone italiana che consiglio si sente di dare alle nuove generazioni?
«Ecco, i giovani sono cari ragazzi e di talento, ma vorrei invitarli a mettere da parte autotune e studiare, cantare, cantare, cantare. Io sono dovuto passare dalle balere e dalle feste di piazza, altrimenti non sarei mai arrivato ai grandi teatri e se qualcosa ho imparato lo devo alla gavetta».
Cantante ma anche attore, conduttore televisivo, regista teatrale. Qual è l’aspetto che prevale in lei?
«Forse il primo è il cantante, anche se poi il cantante ha bisogno del cappotto dell’attore. Un po’ come Dottor Jekill e Mister Hyde, uno ha bisogno dell’altro. In questo spettacolo “Tutti i sogni ancora in volo” c’è un Ranieri completo: il cantante, l’attore, il regista, il comico e tutti gli anni della mia carriera e gli insegnamenti dei grandi maestri. È il riassunto della mia vita, o meglio della mia vita “privata” che fino ad ora ho sempre tenuta “privata”».
Nella sua carriera ha fatto più o meno tutto: c’è qualcosa che le manca e vorrebbe riuscire a realizzare?
«Come ripeto sempre nello spettacolo, a me non basta un cassetto per i miei sogni perché ho bisogno di un armadio a quattro ante e poi non si deve mai dimenticare che “io sogno” non è diverso da “io sono”. Mai smettere di sognare».
In questa tournée di “Tutti i sogni ancora in volo” sarà anche a Sassari e Cagliari: qualcosa che la lega particolarmente alla Sardegna?
«La Sardegna è un luogo meraviglioso e ogni volta che ci vengo mi ritaglio pochi momenti per fare una passeggiata e respirare quella sua aria particolare che sa di mirto. E poi il pubblico mi dimostra sempre tanto amore».