La Nuova Sardegna

Il personaggio

Marcellino Grillo, il liutaio del piano di Mozart e custode dei suoni dimenticati

di Federico Spano
Marcellino Grillo, il liutaio del piano di Mozart e custode dei suoni dimenticati

Dal 2005 si occupa di una delle più prestigiose collezioni private di strumenti antichi d’Italia, ha lavorato anche per Peter Gabriel

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«Ogni restauro è un viaggio nel tempo. Quando metto le mani su un clavicembalo del 1700 o su un fortepiano del 1800 è come se venissi proiettato nella bottega in cui quegli strumenti venivano realizzati. E io cerco sempre di lavorare come si faceva allora, rispettando i materiali, le colle animali, le tecniche. Se devo sostituire una parte di legno, cerco un legno dello stesso tipo e della stessa epoca, per non snaturare lo strumento». Marcellino Grillo è un liutaio e accordatore, diplomato in flauto, ed è discendente di grandi musicisti. Lui è nato a Udine, ma ha vissuto parte della sua infanzia e gioventù a Milano, per approdare in Sardegna circa 20 anni fa. Sua moglie è di Nughedu San Nicolò e uno dei suoi due figli è nato in Sardegna.

«Prima venivo nell’isola in vacanza – racconta Grillo, che da alcuni anni si occupa della manutenzione di tutti i pianoforti del conservatorio di Sassari –, insomma, me la godevo da turista. Da quando mi sono trasferito, la giro in lungo e in largo, ma soltanto per lavoro».

Marcellino Grillo è ritenuto uno dei più bravi accordatori della Sardegna, oltre a essere uno dei pochi in Italia in grado di fare la manutenzione su strumenti a tastiera d’epoca. Non è un caso che venga chiamato a occuparsi dei pianoforti nelle rassegne jazz, come quella curata da Paolo Fresu – grazie alla collaborazione con il negozio 3M Musica di Sassari – oppure in casa di musicisti di fama internazionale.

«Qualche anno fa, mi hanno accompagnato per accordare un pianoforte Yamaha C5 con lo stemma della Carnegie Hall appena arrivato da New York in una bellissima villa di Cannigione – racconta Grillo –. Non avevo idea di chi fosse il proprietario. Ho scambiato alcune battute con il signore che mi ha accolto nella casa, era molto alla mano. Solo dopo aver finito il lavoro ed essere salito in macchina per andare via, la signora che mi aveva accompagnato mi ha chiesto se lo avessi riconosciuto: “È Peter Gabriel”. Ho pensato di aver fatto una brutta figura, in realtà sono stato chiamato da quello straordinario musicista altre cinque volte».

Il nonno di Marcellino Grillo era un grandissimo trombettista, Marcellino Papes, che nel 1935 a Montecarlo aveva avuto l’onore di suonare con Louis Armstrong, uno dei più grandi musicisti jazz del XX secolo. «Armstrong suonò la tromba di mio nonno e finito il pezzo la buttò per terra, come spesso usava fare. Mio nonno non ebbe il coraggio di lamentarsi e disse che andava tutto bene. A Nizza faceva anche l’accordatore di pianoforti», ricorda Grillo. Uno dei figli di Marcellino Papes – nonché zio materno dello stesso Grillo – è Enrico Maria Papes, batterista e voce di basso dei Giganti.

«Tutta la mia famiglia è legata alla musica – continua l’accordatore –. Mio fratello Francesco Grillo è pianista e ha collaborato anche con Stefano Bollani. Da tanti anni faccio il manutentore di strumenti antichi a tastiera e arpe. In Italia siamo solo in tre. Ora mi sto trasferendo nuovamente in Lombardia, anche se continuerò a venire in Sardegna, perché mi sto occupando a tempo pieno della collezione della Villa Medici Giulini, tra il lago di Como e Milano».

Tra gli strumenti più prestigiosi sui quali lavora Grillo, ci sono due fortepiani Walter del 1790, dello stesso periodo di quello di Mozart che si trova nella casa museo di Salisburgo. «Ho imparato le tecniche collaborando con un docente della scuola di liuteria di Milano, ma soprattutto facendo pratica e lavorando nel laboratorio di Granziera, dove si costruivano clavicembali». Marcellino Grillo continuerà a mantenere il suo legame con l’isola, non solo perché una figlia vive e insegna a Sassari, ma soprattutto perché potrà riprendere a visitarla, a scoprire le spiagge e i luoghi più suggestivi, non più per lavoro, ma per piacere.

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