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Il personaggio

Il regista Sergio Scavio presenta il suo primo film: «Le immagini di Sassari gireranno il mondo»

di Luca Fiori
Il regista Sergio Scavio presenta il suo primo film: «Le immagini di Sassari gireranno il mondo»

Studi in giurisprudenza e una passione per il cinema dall’adolescenza. Suo padre Peppino ha giocato nella Torres

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Sassari La scintilla è scoccata negli anni dell’adolescenza. Poi piano piano, con il passare del tempo, quella di Sergio Scavio per il cinema è diventata quasi un’ossessione. «Ho iniziato a frequentare un cineclub e con un mio grande maestro scomparso nel 2004, che si chiamava Franco Dalerci - racconta il regista – ho dedicato ore e ore a letture e visioni di film e all’organizzazione di rassegne private. È stato in quegli anni che ho deciso che avrei dedicato la mia vita al cinema».

Dopo un’esperienza come organizzatore di eventi culturali e una laurea in giurisprudenza, Scavio - che insegna Teoria e metodo dei mass media all’Accademia delle Belle Arti “Sironi” di Sassari - sabato presenterà il suo primo lungometraggio “La guerra di Cesare” nella sezione Meridiana Concorso della XVI edizione del Bifest, il Bari International Film&Tv Festival.

Il film, con Fabrizio Ferracane, Alessandro Gazale, Luciano Curreli e Francesca Ventriglia, racconta di una rivoluzione naufragata in una miniera ed è stato girato tra Sassari, l’Argentiera, Canaglia e Ossi.

«In città – racconta Scavio durante un passeggiata nel quartiere di Monte Rosello – abbiamo girato prevalentemente qui, tra via Veronese e via Tintoretto, in questo quartiere che mi ricorda la mia infanzia, perché qui si trova la casa della mia famiglia. Ma anche al centro storico, nei circoli e nei bar dove avevo già girato alcuni dei miei cortometraggi. E per buona parte delle scene ambientate nella miniera ci siamo spostati in un vecchio giacimento esausto di Canaglia».

Quarantanove anni a ottobre, Scavio ha iniziato a scrivere la sceneggiatura del suo primo film insieme a Pier Paolo Piciarelli nel 2019. «Ci ho lavorato molto nel 2020 durante la pandemia – racconta il regista – e per questo quel periodo per me è stato anche un momento bello, perché stavo scrivendo il film. Le riprese sono iniziate un anno e mezzo fa – aggiunge Scavio – e sono durate quattro settimane. La fase del montaggio, del suono e del colore – spiega il regista – è durata invece circa quattro mesi. Lo step successivo è stato quello della ricerca di un festival – prosegue – che finalmente è arrivato e ci consentirà di far conoscere il film e poi di distribuirlo».

In città dovrebbe arrivare tra maggio e giugno e poi “La guerra di Cesare” arriverà in tutte le sale italiane. «Ma stiamo lavorando – racconta Scavio con orgoglio – anche a una distribuzione internazionale». Nella pellicola compaiono anche una ventina di attori locali, alcuni alla prima esperienza. «In questo film, in cui hanno lavorato anche dei professionisti ho dovuto fare delle scelte un po’ diverse dal passato – racconta il regista – ma solitamente la scelta degli attori nei miei lavori precedenti la facevo tra le mie conoscenze, individuando in alcuni personaggi cittadini, non certo attori, delle figure che potevano adattarsi ai ruoli dei miei film».

La città dei presidenti della Repubblica negli ultimi anni è diventata la città dei registi. «È vero – conferma Scavio – prima era molto più difficile, ma negli ultimi anni dopo Antonello Grimaldi, Bonifacio Angius e Paolo Pisanu, che sono quelli che hanno fatto dei film a livello professionale, sono tantissimi quelli che si stanno affacciando al mondo del cinema e fanno degli ottimi film. Da quel punto di vista la città è molto attiva e c’è grande fermento – aggiunge Scavio – dovrebbe magari crescere dal punto di vista imprenditoriale. Il consiglio che darei a un giovane che si vuole avvicinare al mondo del cinema – spiega il regista – è quello di avere fede cieca nella propria idea, portarla avanti nonostante le enormi difficoltà che ci possono essere, perché i film rispetto ad altre opere costano tantissimo e mettere insieme tutta la macchina organizzativa per realizzare un’opera cinematografica non è semplice, ma come mi disse un produttore molto esperto qualche anno fa la grande dote che deve avere un regista è tenere duro».

Dopo una carriera divisa tra impegno culturale e insegnamento delle materie cinematografiche, a Sassari Scavio ha fondato e dirige la Scuola Civica di Cinema ed è presidente della società di produzione Aguaplano. Tra le sue grandi passioni, da buon sassarese, c’è la Torres. «Non poteva che essere così – racconta il regista – mio padre Peppino Scavio venne a Sassari da Tempio proprio per giocare nella Torres tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta e abitava proprio qui – indica il regista – a pochi metri da dove ho girato molte scene della guerra di Cesare. La Torres fa sempre parte della mia vita, vado allo stadio e quello è uno dei momenti più divertenti della mia settimana, perché anche lì Sassari mostra uno dei suoi volti più divertenti, da cui prendo ispirazione».

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