Una catena umana per la sicurezza nelle strade: gli studenti ricordano Beatrice Loi
Venerdì 13 dicembre una marcia che coinvolgerà alunni, genitori e cittadini: «Non possiamo più tollerare incidenti e tragedie»
Cagliari A meno di tre settimane dalla morte di Beatrice Loi, la 17enne travolta mentre attraversava la strada per raggiungere il liceo Alberti, gli studenti di Cagliari alzano la voce e scendono in piazza. Venerdì 13 dicembre dalle 9.30, una catena umana si formerà sulle strisce pedonali in viale Colombo, proprio a fianco dell'istituto Alberti, per protestare contro la mancanza di sicurezza nelle vie circostanti le scuole.
L'iniziativa prevede anche una marcia che porterà i manifestanti fino a piazza dei Centomila, dove gli studenti daranno vita a una serie di interventi al megafono, accompagnati dal suono dei fischietti. La conclusione della manifestazione è prevista per mezzogiorno in piazza Bonaria. L'appello è lanciato dagli stessi studenti del liceo Alberti, dove Beatrice frequentava le lezioni.
«Invitiamo tutti gli studenti di Cagliari, i genitori, i cittadini e chiunque voglia dire No a questa vergognosa mancanza di sicurezza. Unitevi a noi, perché insieme possiamo iniziare il cambiamento. Non possiamo più tollerare incidenti e tragedie continue», scrivono gli studenti. Che incalzano: «Quanto vale la sicurezza di uno studente? A quanto pare, per il Comune di Cagliari, meno di un dosso o di un semaforo. Andare a scuola non può essere una roulette russa».
Le motivazioni alla base della protesta sono chiare e urgenti. Da un lato, gli studenti denunciano il rischio costante che corrono ogni giorno per attraversare la strada, dall'altro lamentano un'indifferenza istituzionale che dura da anni. Quella di venerdì sarà una manifestazione che punta a scuotere le coscienze e a spingere le istituzioni a prendere misure concrete per garantire la sicurezza di chi ogni giorno cammina lungo le strade cittadine, direzione scuola, e non solo. Un'iniziativa che nasce dalla volontà di evitare che altre vite vengano tragicamente spezzate e che il rischio di incidenti continui a gravare su chi ha diritto a una mobilità sicura e protetta.