La Nuova Sardegna

Nuoro

L’inchiesta

Dalla Sardegna alla Corsica in furgone dietro un paravento: ecco come è fuggito il boss Raduano

di Simonetta Selloni

	Marco Raduano il giorno dell'arresto, avvenuto in Corsica
Marco Raduano il giorno dell'arresto, avvenuto in Corsica

Via libera della magistratura di Bastia al trasferimento in Italia del proprietario del mezzo

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Nuoro Dalla Sardegna alla Corsica dentro un furgone, nascosto da un paravento di polistirolo. Così Marco Raduano “Pallone” , il boss della mafia garganica evaso dal carcere di Badu ‘e Carros il 24 febbraio 2023, avrebbe lasciato la Sardegna. Lo avrebbe aiutato una fitta rete di fiancheggiatori, tra i quali otto sardi, tutti finiti in carcere il 4 dicembre scorso. Con loro anche alcuni veneti e corsi: in particolare Marc Furfaro, 56 anni, vivaista e imprenditore edile di origini calabresi ma nato in Corsica, in passato candidato indipendentista alla municipalità di Lucianna.

Sarebbe lui il proprietario del furgone dentro il quale Raduano avrebbe compiuto i suoi spostamenti tra Sardegna, Corsica e Spagna. Per restituire il favore al gruppo corso che ne avrebbe favorito la latitanza, e di cui appunto Furfaro sarebbe stato pare, Raduano ha partecipato all’omicidio di un ristoratore francese, Paul-Felix Paoli, ucciso il 24 agosto del 2023 in uno stabilimento di Poggio Mezzana, nell’Alta Corsica. Lo ha ammesso lo stesso boss, diventato collaboratore di giustizia dalla sua cattura, avvenuta il primo febbraio scorso nel parcheggio del ristorante U Spurtinu, ad Aleria, in Corsica.

Nei confronti di Furfaro pendeva un mandato d’arresto europeo emesso dal tribunale di Cagliari proprio in relazione alla fuga di Raduano. L’uomo è stato arrestato in Corsica nel blitz del 4 dicembre, e due giorni fa è comparso davanti alla Corte d’appello di Bastia per la procedura di estradizione richiesta dall’Italia. La magistratura francese ha dato il via libera, nonostante Furfaro abbia dichiarato che il suo rientro in Italia lo metterebbe in pericolo di vita, poiché alcuni esponenti della sua famiglia, legati alla ‘Ndrangheta calabrese, si sarebbero pentiti e questo lo esporrebbe a ritorsioni.

Furfaro entra in scena tre mesi dopo l’evasione di Raduano dal carcere di Badu ‘e Carros, dal quale fuggì calandosi con le lenzuola annodate. Secondo gli inquirenti (la sezione investigativa del Servizio centale operativo di Cagliari e Venezia della Polizia, le Squadre mobili di Nuoro e Venezia in collaborazione con il Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria) coordinati dal pm della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari Danilo Tronci, Furfaro aveva rapporti di lavoro documentati con alcuni degli arrestati del nord Sardegna ritenuti finacheggiatori di Raduano.

Il corso si sarebbe attivati nel mese di giugno per aiutare Raduano a lasciare la Sardegna, come effettivamente avvenne. Gli arrestati sardi sono l’ex agente penitenziario Salvatore Deledda, di Siniscola, Martino Contu, allevatore di Bitti, Massimiliano Demontis, imprenditore di Sant’Antonio di Gallura, Antonio, Elio e Mario Gusinu, padre, figlio e nipote dei Padru, e gli orunesi Pietro Antonio Tolu e Antonio Mangia. Dal momento della sua fuga Raduano, dopo tre giorni nascosto nello scantinato di una casa in un palazzo in zona Badu ‘e Carros, si era spostato a Bitti, ma solo per poche ore, e quindi aveva trascorso quattro mesi in una tenda nelle campagne di Padru. E’ a quel punto che compare Furfaro e, con la complicità di chi già stava aiutando il boss, viene organizzato il trasferimento in Corsica, con il furgone del vivaista. L’evoluzione dell’inchiesta sarà al centro di una conferenza stampa già in programma per lunedì nel tribunale di Marsiglia, alla quale parteciperanno il procuratore della Repubblica di Marsiglia Nicolas Bessone, il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, il procuratore della Dda di Cagliari Rodolfo Sabelli e il pm Danilo Tronci, e il procuratore di Bari, Roberto Rossi.

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