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La donazione

Olbia, morì dopo essere stato investito: i suoi organi salvano 4 persone

Olbia, morì dopo essere stato investito: i suoi organi salvano 4 persone

Il gesto d’amore della famiglia di Luis Javier Morocho Sanchez. Il prelievo multiplo all’ospedale Giovanni Paolo II

07 settembre 2024
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Olbia. Il fegato e i reni donati a tre pazienti sardi, il cuore a un paziente lombardo. È l’atto d’amore della famiglia di Luis Javier Morocho Sanchez, il quarantenne originario dell’Ecuador morto nei giorni scorsi nell’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia in seguito a una lesione encefalica acuta irreversibile. L’uomo era stato investito da un’auto in via Torino, a Olbia, lo scorso 17 agosto. Un gesto, quello della sua famiglia, che ha ridato una speranza di vita a quattro persone che erano in lista d’attesa per un trapianto.  Luis Javier Morocho Sanchez abitava a Madrid dopo essersi trasferito dall’Ecuador, aveva 4 figli maggiorenni che lavorano e studiano ed era impiegato nella struttura sanitaria Nogales, dove era ben voluto e apprezzato. 

Si tratta del primo prelievo d’organi del 2024 effettuato in Gallura ed è stato eseguito attraverso la Struttura complessa di Anestesia e Rianimazione diretta dal dottor Roberto Passaro, in coordinamento con il Centro regionale trapianti coordinato da Lorenzo D’Antonio. L’attività, in questa occasione, ha potuto contare anche sul supporto di diversi medici della Asl Gallura: il chirurgo Daniele Bertulu, affiancato dalla specializzanda di chirurgia Arianna Meloni, e l’urologo Sergio Lacquaniti, afferenti al Dipartimento di patologia acuta di media intensità diretto da Luigi Presenti, insieme alle équipe chirurgiche provenienti dai centri trapianti di Cagliari e della Penisola.

«La donazione degli organi – spiega la dottoressa Fabienne Fonnesu, coordinatrice locale dei prelievi – è un processo complesso e articolato gestito dall’Unità operativa di Anestesia e Rianimazione, dove purtroppo si verifica la morte encefalica di un paziente che ha subito una lesione cerebrale acuta, irreversibile, di natura traumatica, emorragica, ischemica o infettiva. Accertare la morte encefalica è un obbligo di legge ed avviene in Rianimazione con la convocazione del Collegio medico, composto da un rianimatore, un medico della direzione sanitaria o anatomopatologo e un medico neurologo, che esegue tutte le verifiche previste dalla normativa vigente per sei ore. Al termine dell’accertamento vengono contattati i parenti e viene avvertito il Centro regionale trapianti che verifica se la persona, in vita, ha indicato volontà di donazione. In caso di mancata espressione saranno i familiari aventi diritto a decidere se dare l’assenso alla donazione degli organi».

«Se si verifica una volontà donativa – prosegue Fonnesu – il donatore viene sottoposto al mantenimento della funzionalità degli organi e a indagini cliniche, strumentali e sierologiche atte a valutare l’idoneità degli organi mediante la collaborazione della Radiologia, del Laboratorio analisi, del Centro trasfusionale, dell’Utic, degli internisti esecutori di biopsia epatica e dell’Anatomia patologica dell’ospedale. Una volta stabilito quali organi siano idonei, il donatore viene trasferito nel blocco operatorio per effettuare il prelievo degli organi. Il lavoro di squadra è fondamentale ma il ruolo più importante è certamente quello della famiglia, che in un momento di sconforto per la perdita del proprio caro, dando l’assenso come in questo caso alla donazione degli organi, offre a malati in lista d’attesa una speranza e un trattamento a volte salvavita».

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