La Nuova Sardegna

Olbia

La storia della città

Olbia, il sindaco sul caso delle navi romane abbandonate: «Non accada più»

di Dario Budroni

	Le casse contenenti i relitti come si presentavano lo scorso marzo
Le casse contenenti i relitti come si presentavano lo scorso marzo

Al museo il punto sul patrimonio culturale cittadino: «Tutti pronti a valorizzarlo». Parla la Soprintendenza: «Sostituite le casse»

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Olbia. La città ha radici profonde che meritano di essere mostrate e raccontate. Al museo si fa così il punto sullo stato di salute del patrimonio culturale olbiese. Si parla di lavori in corso e progetti futuri. Ma non si può non partire dal caso che, nove mesi fa, in realtà ha messo in luce una storia non proprio da manuale: l’abbandono, durato anni, dei resti di numerose navi romane e medievali nell’area esterna dell’ex Artiglieria. E quindi tra le erbacce, sotto il sole e sotto la pioggia. Un patrimonio unico al mondo che ora si vuole in qualche modo recuperare e, se ci saranno i soldi, mettere a disposizione. È la prima volta, da marzo, che si parla pubblicamente del caso. Progetti e obiettivi a parte, dalla Soprintendenza hanno spiegato quali sono state le difficoltà incontrate lungo il cammino, tra burocrazia, poco personale e finanziamenti ritirati. Il sindaco Settimo Nizzi, che ha fortemente voluto l’incontro di ieri, 18 dicembre, ha ribadito che il Comune vuole fare la sua parte, insieme alla Soprintendenza e al ministero della Cultura, nel nuovo percorso di valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale olbiese. E sul caso navi romane, il primo cittadino ha detto: «Spero che certe cose non capitino più. Ma ritengo che tutti noi siamo lo Stato. E quando alcune parti dello Stato vanno in crisi di personale e anche finanziaria, può capitare che si abbandonino beni che sono di un valore inestimabile. Allora, dall’esperienza che abbiamo fatto, bisogna fare in modo che questo non accada più. Perciò anche l’ente locale deve dare il suo contributo. Noi siamo qui. Il ritorno, per la città ma anche per l’Italia, sarà importante».

Le navi romane. L’incontro al museo è stato organizzato per illustrare quali sono i progetti e i lavori messi in campo. Quasi un punto di ripartenza dopo lo scandalo delle navi abbandonate, raccontato nove mesi fa dalla Nuova Sardegna. Dopo un primo intervento della soprintendente di Sassari e Nuoro Isabella Fera, è stata la responsabile locale della Soprintendenza Gabriella Gasperetti a spiegare cosa è accaduto nell’ex Artiglieria. Un’area dove è conservato il grosso del patrimonio archeologico di Olbia e che, negli anni, ha però dovuto fare i conti con alluvioni, furti e occupazioni da parte di senzatetto. La funzionaria ha spiegato che i relitti trovati 25 anni fa nello scavo del tunnel – a parte i tre esposti al museo – erano stati conservati in un grande capannone dell’ex Artiglieria. Poi, dal 2018, attraverso i fondi dell’8x1000 (500mila euro), il via a un progetto di ristrutturazione dello stesso capannone. Per migliorare la conservazione delle casse contenenti i relitti, era stata nel frattempo prevista una variante. Poi l’intoppo: la variante non ha visto la luce e la presidenza del Consiglio ha ritirato il finanziamento fino a quel momento non ancora utilizzato. I lavori, dunque, sono rimasti incompiuti e a farne le spese sono state le antiche navi. «Per poter lavorare all’interno del capannone – dice Gasperetti –, le casse contenenti i legni dei relitti erano state sistemate nell’area esterna davanti al capannone, per un periodo che si riteneva fosse relativamente breve. Tuttavia, ciò non è avvenuto. Nonostante il fatto che fino al gennaio 2024 siano state realizzate le manutenzioni e il rabbocco dell’acqua, da parte della nostra squadra assegnata alla sede di Olbia e che non abbiamo più disponibile da gennaio, le casse si sono degradate perché non concepite per stare in quelle condizioni». Gasperetti ha poi spiegato che, dal 2020, la Soprintendenza si è comunque mossa per ottenere almeno delle nuove casse. A entrare nei dettagli è stata la funzionaria Alessandra Carrieri, spiegando che le vecchie casse sono state oggi tutte sostituite con altre in vetroresina e quindi più appropriate. E per quanto riguarda i legni, Carrieri ha detto: «Sono tutti in sicurezza e coperti con teli adeguati». Le casse, per ora, resteranno ancora all’aperto. Si attende che il capannone che le ospitava venga prima o poi ristrutturato attraverso nuovi fondi, già chiesti. È stato nel frattempo richiesto anche un finanziamento per il restauro di uno dei relitti, da esporre poi al museo.

Artiglieria e museo.  Nel corso dell’incontro si è parlato anche degli altri lavori in corso. Sempre per quanto riguarda l’ex Artiglieria, è stato illustrato il progetto di recupero (quasi terminato) di altri due capannoni da parte del Segretariato regionale del ministero. Un nuovo spazio polifunzionale che sarà dedicato all’esposizione di reperti e anche a iniziative di tipo culturale. Novità anche per quanto riguarda il museo. Il sindaco Nizzi, per esempio, ha annunciato che è stata presentata la documentazione per l’accatastamento della struttura. Presto, dunque, il museo potrà essere accreditato ed essere inserito nei circuiti museali regionale e nazionale. Focus anche sulle ultime operazioni di restauro che hanno interessato i due relitti romani esposti sempre nel museo, che presentavano non pochi problemi legati alla conservazione. Si è infine parlato del nuraghe Belveghile: il villaggio sotto un viadotto è ora interessato da un importante progetto di valorizzazione e fruizione finanziato dal ministero. Al museo, ieri, sono intervenuti anche gli altri archeologi, architetti e restauratori protagonisti dei lavori in corso: Gianluca Zini, Roberto Beraldo, Francesco Carrera, Ilaria Perticucci, Federica Lissandrello, Massimo Casagrande e Leo Orgiu. Gianna Masu, dirigente del Comune, ha invece parlato del progetto che punta a far diventare Olbia un laboratorio europeo della cultura.

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