Trova 112 milioni di lire in casa della zia defunta ma la Banca d’Italia non vuole cambiarli in euro
Un commerciante di Arzachena si è rivolto a un avvocato per intentare una causa civile contro l’istituto
Arzachena Un piccolo tesoro nascosto dentro le fodere di alcuni vecchi cuscini. I risparmi di una vita custoditi laddove nessun ladro li avrebbe mai cercati. I soldi – 112 milioni di vecchie lire –, sono saltati fuori inaspettatamente una decina di giorni fa quando un commerciante di 53 anni di Arzachena ha deciso di sistemare la vecchia casa che la zia defunta gli aveva lasciato in eredità, a Luogosanto. Quando ha iniziato a sfoderare i cuscini perché voleva rifarli nuovi, si è ritrovato tra le mani rotoli di banconote, in gran parte di 100mila lire. Non credeva ai suoi occhi. Ha iniziato a contarli ed erano ben 112 milioni. Una cifra di tutto rispetto ai tempi della lira ma anche attualmente, considerato che la somma convertita nell’attuale moneta equivale a poco meno di 60mila euro.
Ma la gioia per quel ritrovamento si è presto scontrata con l’impossibilità per lui di poter utilizzare quel tesoretto essendo, appunto, in lire: la Banca d’Italia, contattata dall’uomo per avere informazioni sul cambio in euro, gli ha risposto che la conversione non era più possibile trascorsi dieci anni dall’entrata in circolazione dell’euro (2002). L’uomo non si è dato per vinto. E ha deciso di rivolgersi a uno studio legale. Che ha intrapreso una causa civile di rimborso nei confronti della Banca d’Italia e del ministero dell’Economia e delle Finanze per ottenere il cambio. «La richiesta di conversione è stata avanzata davanti al tribunale ordinario di Roma», spiega l’avvocato Francesco Di Giovanni, di Roma. Che chiarisce: «Anche se attualmente in Italia esiste una prescrizione ordinaria decennale per l’esercizio dei diritti di credito, come sostiene Bankitalia, prescrizione che, vorrei precisare, non esiste in tutti gli altri Paesi della Comunità europea dove è ancora possibile “cambiare” in euro l’ex moneta nazionale, è altrettanto vero che il termine iniziale dei dieci anni decorre da quando il soggetto può far valere il proprio diritto, come recita l’articolo 2935 del codice civile. Quindi, in questo caso, dalla data di ritrovamento delle banconote, che risale a poco tempo fa».
La battaglia per ottenere la conversione verterà proprio su questo diritto. «Dimostreremo che il ritrovamento è recente, anche attraverso le dichiarazioni di alcuni testimoni presenti nel momento in cui il nostro cliente ha scoperto i soldi», spiega ancora l’avvocato Di Giovanni. Lo studio legale ha già trattato diversi casi simili. «Alcuni anche in Sardegna, ma con cifre più basse», aggiunge. L’azione legale intrapresa vuole essere anche da pungolo per un allineamento europeo dell’Italia agli altri Paesi della comunità europea «dove la prescrizione non esiste – ribadisce il legale – Stiamo anche valutando l’ipotesi di una class action». (t.s.)